Con Polvere, fino al 23 settembre l’artista algerina Lydia Ourahmane rivela lo spazio espositivo e di produzione artistica e culturale Ordet nella sua origine di sito di produzione materiale (in via Adige 7 a Milano, era un laboratorio metallurgico), e ne sonda il potenziale spaziale e fisico.
Una passerella in legno, costruita con materiale di recupero, residuo di precedenti progetti di Ordet, attraversa gli ambienti, e una parete in cartongesso che separa il magazzino dall’area espositiva giace sul pavimento.
Ma l’installazione si svolge e si manifesta realmente solo quando il visitatore si muove al suo interno. Il progetto ha inizio infatti in un altro sito di estrazione, una cava di marmo nelle Alpi Apuane in un’area esplorata per la prima volta da Michelangelo per l’incompiuta facciata di San Lorenzo a Firenze.
Invitata a realizzare una mostra, Ourahmane ha proposto di reperire il marmo in loco, ma nell’assenza di ciò che era già stato estratto, intagliato, scolpito, reso accessibile e disseminato, il sito le si è presentato come una cavità; la mancanza come unica traccia rimanente. Un’assenza ecolocalizzata a definirne i confini – e insieme la misura dell’intervento dell’uomo sulla materia – con colpi di pistola a salve.
L’eco registrata di quel vuoto è ciò che percepiscono, innescandolo lungo il percorso, i visitatori dello spazio espositivo: lo spazio accoglie l’eco e l’eco svolge il ruolo di testimone.
Lo spazio espositivo appare alterato, ma nulla di visibile è stato aggiunto, nulla è stato rimosso e nulla sarà scartato. A conclusione della mostra, il cartongesso riverso sarà ridotto in polvere, stato originale del materiale, e ricompattato all’interno della passerella, trasformandone i moduli in sculture, un indice di ciò che è stato riadattato.
Per l’organizzazione di Polvere, Ordet ringrazia Henraux Spa, Querceta di Seravezza; Daniel Blumberg e Billy Steiger.
Lydia Ourahmane
Lydia Ourahmane (1992, Saïda, Algeria) vive tra Algeri e Barcellona. La sua ricerca spazia dalla spiritualità alla geopolitica, dalla migrazione alla storia del colonialismo. L’artista incorpora video, suono, performance, scultura e installazione, utilizzando spesso una scala grande o monumentale i cui esiti tendono a travalicare le pareti che ospitano le sue mostre. Attingendo a narrazioni ed esperienze personali e collettive, Ourahmane si confronta con strutture istituzionali più ampie come la sorveglianza, la logistica e i processi burocratici, e i modi in cui queste forze vengono registrate.
Ourahmane ha esposto a Berlino, Lecce, Toronto, Algeri, Parigi, Francoforte, Basilea, Londra e san Francisco. Il suo lavoro è stato incluso nella 34a Biennale di San Paolo (2021), in Manifesta 12, Palermo (2018), nella Triennale del New Museum (2018) e nella 15a Biennale di Istanbul (2017).
Lydia Ourahmane esporrà in una mostra personale al Macba di Barcellona il prossimo novembre.