Costruire per il futuro, le riflessioni e gli artwork di otto architetti al convegno di Saint-Gobain

Costruire per il futuro’, il convegno organizzato da Saint-Gobain in collaborazione con Studio Marco Piva che si è svolto lo scorso 28 ottobre, ha riunito otto architetti alla Fondazione Cini di Venezia per riflettere sul ruolo critico dell’architettura nella costruzione di un futuro innovativo più sostenibile.

Leonardo Cavalli (One Works), Andrea D’Antrassi (MAD), Alfonso Femia (Atelier(s) Alfonso Femia AF517), Massimo Roj (Progetto Cmr), Michele Rossi (Park Associati), Benedetta Tagliabue (Tagliabue –  Embt) e Susanna Tradati (Nemesi) si sono alternati in una conversazione moderata da Monica Maggioni, direttore editoriale della sezione approfondimenti Rai, che ha affrontato temi al centro dell’odierno dibattito sull’architettura e la rigenerazione urbana: aspetti di carattere ambientale, alla luce del sempre più evidente cambiamento climatico, e aspetti di carattere funzionale e sociale.

«Il nostro mondo sta affrontando grandi sfide – ha affermato Gaetano Terrasini, amministratore delegato di Saint-Gobain Italia – che per Saint-Gobain rappresentano una grande responsabilità: avere un impatto positivo sulla vita di tutti, garantendo il benessere personale e collettivo, prendendoci cura del pianeta, alla luce del nostro purpose ‘making the world a better home».

 

Gaetano Terrasini, a.d. di Saint-Gobain Italia

 

Il convegno era nato in modo giocoso da un’idea di Marco Piva: con l’invio, via corriere, di una mistery box contenente 15 campioni di materiali tra quelli più sostenibili e performanti di Saint-Gobain: lastre in cartongesso, isolanti in lana di vetro, vetri, membrane impermeabilizzanti, stucchi, intonaci e colle, pitture e strutture metalliche.
L’invito rivolto agli otto architetti era quello di inventare un artwork impiegando questi campioni.  

 

Con l’artwork Breaking the Fourth Wall, Andrea D’Antrassi invita il pubblico ad assumere un punto di vista obbligato. I materiali diventano suggestione per un’ulteriore evoluzione dell’idea progettuale. L’artwork rappresenta però anche lla separazione tra le due dimensioni dell’idea e del progetto, tra immaginario e reale. Non un pezzo finito in sé ma uno spazio di lavoro e di immaginazione.

 

Se utilizzassimo le risorse esistenti invece di affidarci a nuove miniere di materie prime? City as Mine è l’artwork di Michele Rossi, che con la maquette rappresenta la città come una miniera dove i materiali recuperati danno vita a nuovi edifici.

 

Leonardo Cavalli con l’artwork “Club Sandwich”, un’architettura che si consuma i cui ingredienti sono i campioni di materiali contenuti nella Mistery box. Un sandwich che può contenere tracce di umanità, intelligenza e speranza, elementi che possono scatenare reazioni allergiche in soggetti predisposti.

 

L’Infinity Green di Massimo Roj incarna la visione architettonica del futuro di Progetto Cmr. La struttura principale è un parallelepipedo nero rivestito con materiali Saint-Gobain; le due aperture, con vetri opachi e trasparenti, svelano un interno verde, illuminato e protetto, a significare una ritrovata armonia tra natura e costruzione. Luci interne e esterne creano un’atmosfera vagamente futuristica.

 

Violando un po’ le regole del gioco con l’inserimento di un elemento verde, con una composizione di volumi Marco Piva ha costruito una “città tra le nuvole” che esplora metaforicamente il potenziale dei materiali legati alla sostenibilità.

 

La “Tree City” di Susanna Tradati rappresenta un ‘ecosistema verticale autosufficiente che fonde natura e urbanità’ evocando l’immagine di un albero tecnologico e la visione di un futuro nel quale tecnologia e elementi naturali possano convergere per dare vita ad agglomerati ambientalmente responsabili, limitando il consumo di suolo e promuovendo così un nuovo paradigma urbano.

 

Con i materiali Saint-Gobain, Benedetta Tagliabue ha ricreato il modello di una città utopica, dove impera una società ideale votata a un mondo più sostenibile. E’ una “architettura che accetta”, una composizione che, inserendo anche il legno, celebra la bellezza nascosta nei frammenti dimenticati, trasformandoli in un nuovo racconto architettonico.

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