A Grezzana (Verona), nella storica cantina Bertani della Valpolicella è stata recentemente inaugurata una nuova area aperta al pubblico: 800 metri quadrati per accogliere clienti e visitatori riqualificati dallo studio di progettazione Westway Architects di Luca Aureggi, Maurizio Condoluci e Laura Franceschini.
La ristrutturazione ha dotato la cantina di tre sale di accoglienza – Fondatori, Archi, Torchi – con diverse dimensioni e vocazioni, ma tutte connesse e tenute insieme da un unico pavimento in cemento acidificato di manifattura artigianale.
Una importante divisione mobile permette di gestire e vivere la sala Fondatori come due ambienti separati o nella sua totalità, pur mantenendo le proprie autonomie funzionali di sala degustazione e sala riunioni vera e propria. Da qui è visibile il corridoio dove sono collocati gli storici serbatoi in cemento della cantina.
Nella sala centrale, chiamata Archi, caratterizzata dalle arcate storiche di un vecchio fabbricato, ora integrato all’interno, si sviluppa invece un percorso visivo e museale che narra la storia della cantina.
Da qui è possibile accedere alla cantina storica, scendendo una scala dove a parete si incontrano alcune ceste in vimini, gerle un tempo utilizzate per la vendemmia.
Nella sala Torchi, dedicata alla conversazione e allestita con tavoli, sedie, poltrone e un divano, si trovano due torchi, testimonianza del passato e delle radici della lavorazione vinicola.
Il progetto di illuminazione valorizza la matericità delle pareti, esaltandone i dettagli e le texture, mentre garantisce una visione ottimale degli elementi del percorso museale.
Sono stati recuperati oggetti della produzione storica dell’azienda come gli stencil impiegati per imprimere le scritte sulle casse in legno, ora utilizzati per produrre effetti di luce sulle pareti. Questo sistema luminoso, combinato con la segnaletica visiva, accompagna il visitatore nell’esplorazione degli spazi.
Spiegano i progettisti di Westway Architects: «Abbiamo ripensato la percezione del luogo della cantina utilizzando elementi storici del lavoro e della produzione come strumenti del racconto di un passato che sostanzia il presente. Il nostro intervento in chiave contemporanea ha sempre cercato di assecondare la storia, vivendola come un’alleata che racconta di un futuro sempre nuovo ma capace di esaltare i valori del passato».