Inaugurata stamattina a Monza (rimarrà aperta fino al 7 giugno) la mostra di Triennale Design Museum Gio Ponti e la Richard Ginori: una corrispondenza inedita, a cura di Livia Frescobaldi Malenchini e Oliva Rucellai.
Allestita negli spazi del Belvedere della Villa Reale, recentemente ristrutturati da Michele De Lucchi, la mostra presenta circa cinquanta opere provenienti dalla collezione di ceramiche del Museo di Doccia e una selezione di lettere, per la maggior parte inedite, provenienti dall’archivio della Manifattura di Doccia, con schizzi, disegni e indicazioni di fabbricazione e commerciali.
Grande vaso “Donne su nubi”, 1923-1925. Maiolica dipinta a monocromo azzurro |
Le opere evidenziano lo stretto legame tra l’idea e il prodotto, affiancando il disegno o lo schizzo originale all’oggetto poi effettivamente realizzato a Doccia. Una passione, quella per il disegno e per la pittura, che aveva portato Ponti spesso a definirsi “un architetto fallito e un pittore mancato”.
Lettera con elefanti, senza data: “Sig. Tazzini, grigio che adoperate per “Nautica” ecc tronco e fiori sotto ritocco oro, corallo, oltre a fiori el modello, qualcuno piccolo si può aggiungere fatto a mano rigature oro arraché“ |
Il carteggio fra Gio Ponti, che lavora a Milano, e la Manifattura di Doccia costituisce invece una testimonianza impareggiabile per lo studio della produzione pontiana di Doccia e più in generale per la conoscenza dell’artista.
Le lettere autografe offrono un punto di vista ravvicinato sul lavoro dell’architetto milanese e sul suo modo di operare nel contesto industriale e manifatturiero della società Ceramica Richard Ginori. Sfogliandole, emerge chiaramente il suo ruolo di vero e proprio industrial designer: Gio Ponti si occupa in prima persona di ogni aspetto della produzione, dal passaggio dalla prima idea, spesso presentata sotto forma di schizzo, al suo sviluppo, determinato di volta in volta dal concorrere di diversi fattori. Realizza nuovi colori come il blu Ponti, in due tonalità, crea confezioni ed etichette per i prezzi, inventa marchi e emblemi identificativi degli oggetti prodotti e dell’intera manifattura, progetta i padiglioni per le esposizioni, discute le cifre con cui gli oggetti devono essere messi in vendita, valutandone la commerciabilità.
Ponti è tra i primi a interessarsi anche dell’aspetto promozionale e di comunicazione, curando la presentazione grafica e fotografica del prodotto, le relazioni con la stampa, grazie anche alla rivista Domus da lui stesso fondata nel 1928, i rapporti con critici influenti e con i principali clienti.
Molte di queste missive sono dirette a Luigi Tazzini, suo “braccio destro” a Doccia, e testimoniano il rapporto di estrema fiducia tra i due, un rapporto non solo professionale ma anche di amicizia e di rispetto. Tazzini dimostra di possedere doti di estrema pazienza, avendo a che fare con un carattere deciso e suscettibile come quello del collega milanese.
“Mano della fattucchiera”, 1935. Porcellana dipinta a mano in oro segnato a punta d´agata |
La collaborazione con Richard-Ginori è di fatto l’esordio e il primo grande successo della carriera di Gio Ponti, che lo vede coinvolto non in veste di architetto, ma di direttore artistico. Dopo la prima guerra mondiale l’azienda è ormai una delle principali industrie ceramiche in Europa e il merito principale è del giovane architetto Gio Ponti (1891-1979), che inizia a collaborare con la società nel 1922 e ne diventa il direttore artistico per un decennio, dal 1923 al 1933. Il suo talento immaginifico, la sua passione per l´industria e, al tempo stesso, per l´artigianato più raffinato, la sua capacità di guidare il gusto dei suoi contemporanei interpretandone con ironia le aspettative ne fanno l´ideale rinnovatore delle ceramiche d´arte Richard Ginori. Il pubblico e la critica lo acclamano sia in Italia che all´estero e nel 1925, all´Esposizione internazionale di arti decorative di Parigi, riceve il gran premio della giuria.
Bomboniera “Omaggio agli snob”, 1925-1927. Porcellana dipinta a mano |
La Villa Reale di Monza del resto, sede della Biennale Internazionale di Arti decorative (che diventerà l’attuale Triennale) dal 1923 al 1930, è una tappa importante per Ponti, che il 19 maggio 1923 vi espone per la prima volta. E da pochi mesi questi stessi spazi del Belvedere della Villa ospitano “la bellezza quotidiana”, una selezione di oltre 200 pezzi iconici della Collezione Permanente del Design del Triennale Design Museum.
Afferma Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum: “Con questa mostra il Triennale Design Museum porta a piena maturazione il suo progetto originario: quello di affiancare agli spazi del Palazzo dell’Arte di Muzio (dove il Museo del Design sperimenta una forma mutante che ogni anno cambia punto di vista e prospettiva) anche uno spazio espositivo – il Belvedere della Villa Reale – che accolga la Collezione Permanente del Design Italiano (che al Museo milanese offre linfa, pezzi, materiali, suggestioni, idee), ma anche un ulteriore piccolo spazio – quello che ora accoglie appunto Gio Ponti – che valorizzi gli archivi e i giacimenti disseminati nel territorio italiano. Penso e sostengo da sempre che l’Italia è una sorta di grande museo diffuso con una rete unica al mondo di collezioni, giacimenti, musei aziendali, capillarmente distribuiti nel territorio. Compito di un’istituzione come il Triennale Design Museum è quello di dare spazio e occasioni di rappresentazione a questa rete di giacimenti. La scelta di riportare Gio Ponti a Monza grazie agli Amici di Doccia e al Museo Richard-Ginori, chiuso dal maggio 2014, va proprio in questa direzione”.
Gio Ponti e la Richard-Ginori: una corrispondenza inedita A cura di Livia Frescobaldi Malenchini e Oliva Rucellai Catalogo Corraini Edizioni 12 aprile_7 giugno 2015 Mar_Dom, 10:00_19:00 (Ven fino alle 22:00) La biglietteria chiude un’ora prima. Per raggiungere la Villa Reale di Monza è disponibile una navetta dalla stazione ferroviaria di Monza (via Turati). Il servizio è gratuito ed è attivo tutti i giorni. |