CANTIERE TRIENNALE, IL PROGRAMMA 2020 E OLTRE

Nasce una collaborazione di lungo termine tra Triennale MilanoFondation Cartier pour l’art contemporain: è una delle importanti novità annunciate questa mattina dal Presidente Stefano Boeri presentando il programma culturale 2020 dell’istituzione milanese. 

Una partnership che prevede un palinsesto condiviso di mostre dedicate all’arte contemporanea (due/tre all’anno), curate da Fondation Cartier, negli spazi del Cubo al primo piano del Palazzo dell’Arte e che prenderà avvio ad aprile 2020 con la presentazione della collezione della Fondazione Cartier, curata dall’argentino Guillermo Kuitca, cui farà seguito nell’autunno 2020 Claudia Andujar. La lotta Yanomami, retrospettiva dedicata ai 50 anni di lavoro della fotografa brasiliana Claudia Andujar.

 

L’identificazione di uno specifico spazio nel Palazzo dell’Arte dedicato all’arte contemporanea introduce un altro tema-chiave della nuova programmazione culturale: la volontà di conferire una precisa identità e connotazione tematica ai diversi spazi espositivi di Triennale, recuperando la filosofia con la quale Giovanni Muzio sviluppò il progetto originario e le caratteristiche di straordinaria versatilità, flessibilità e modularità dell’edificio.

Luca Cipelletti è stato incaricato della direzione artistica dei lavori sul Palazzo dell’Arte, lavori che saranno conclusi entro il temine del mandato del Consiglio d’Amministrazione e saranno accompagnati da un percorso di incontri, eventi e lecture, anche in collaborazione con l’Archivio Muzio, per dare vita a una discussione aperta e pubblica sulla restituzione dell’edificio alla sua forma originaria.

Dopo la conclusione di Broken Nature: Design Takes on Human Survival, a cura di Paola Antonelli – l’esposizione ha avuto più di 280mila visitatori – le urgenze ambientali saranno affrontate da Triennale con altre iniziative, a cominciare – il 21 e 22 novembre prossimi – dal Forum sulla Forestazione Urbana, evento culturale di riferimento sul tema della rigenerazione urbana intesa come processo di strategie, politiche, azioni, finalizzate alla realizzazione di uno sviluppo urbano sostenibile.

Un articolato progetto di ampliamento, sia della collezione permanente sia degli spazi (per l’estensione ipogea sembra confermato un finanziamento statale di 10 milioni di euro) riguarda il Museo del Design Italiano diretto da Joseph Grima inaugurato quest’anno. L’attenzione sarà rivolta non solo all’acquisizione di singoli pezzi, ma è previsto anche un ragionamento più ampio su quel patrimonio diffuso su tutto il territorio costituito da archivi, case museo, musei di impresa in un percorso che si sta delineando in stretta collaborazione con ADI e Assolombarda. Il Museo inoltre sarà reso vivo da lecture, mostre a rotazione, incontri e approfondimenti che mettano in dialogo i pezzi della collezione con altre collezioni o con nuclei tematici di oggetti.

foto Triennale ©Gianluca Di Ioia

 

La Curva del primo piano è destinata alle mostre “manifesto” delle discipline di Triennale, che saranno inaugurate a gennaio 2020 con la collettiva The State of the Art of Architecture (una ripresa dell’omonima iniziativa della Graham Foundation del 1977 a cui seguì il simposio alla Biennale di Chicago del 2015) cui seguirà la personale dell’architetto danese Bjarke Ingels in aprile, la collettiva Future Citiein autunno 2020 e, nel 2021, la personale dell’artista e teorica Hito Steyerl.

La mostra-conversazione Enzo Mari e Hans Ulrich Obristè il primo appuntamento di una serie di dialoghi che avranno come spazio espositivo dedicato la Galleria dell’Architettura al piano terra, cui farà seguito in autunno l’appuntamento dedicato all’architetto Carlo Aymonino. Il progetto si concluderà nel 2022 con il dialogo tra Italo Lupi e Saul Steinberg.

Nella sua programmazione Triennale guarderà inoltre, da una parte, alla storia e alla tradizione e, dall’altra, alle ricerche internazionali più innovative e sperimentali. Due cicli di mostre saranno dedicati rispettivamente agli Eroi del progetto, un percorso che inizia con Giancarlo De Carlo Vico Magistrettie si concluderà nel 2022 con Giovanni Muzio, a partire da un lavoro di ricerca su materiali d’archivio spesso inediti – anche nella prospettiva dell’ampliamento delle Collezioni di Triennale – e alle Avanguardie, con l’obiettivo di presentare e valorizzare alcuni tra i più innovativi e sperimentali artisti, architetti, designer contemporanei spesso attivi in ambiti cross-disciplinari, tra i quali Pedro Reyes, Elena Torzo, Beniamino Servino e altri.

 

Sperimentare attraverso il gioco

Se con i device digitali la riproducibilità dell’opera d’arte ha compiuto un ulteriore passo in avanti dai tempi di Benjamin, le istituzioni culturali devono interrogarsi su quali nuove modalità di esperienza e fruizione degli spazi espositivi e delle mostre proporre ai visitatori. Da questa considerazione nasce l’dea di ragionare sul tema del gioco, che sarà uno dei temi chiave della programmazione a partire dal 2019.

La mostra PLAY!, ideata e curata da Julia Peyton-Jones con Emma Enderby sotto la direzione artistica di Lorenza Baroncelli, vedrà la creazione nella Galleria al piano terra di Triennale di uno skatepark realmente praticabile, realizzato dall’artista coreana Koo Jeong A, che, fin dagli anni Novanta, lavora sulla reinvenzione degli spazi attraverso installazioni site-specific esperienziali e partecipative.

Intorno allo skatepark e negli spazi comuni si svilupperà una serie di installazioni che trasformeranno il Palazzo dell’Arte in un paesaggio giocoso e interattivo, uno spazio fruibile da un pubblico di tutte le età. 

Il gioco è anche al centro del primo Playground Pavilion che verrà inaugurato nell’aprile 2020 nel Giardino della Triennale: un padiglione/campo da gioco liberamente fruibile e praticabile negli orari di apertura di Triennale destinato a un pubblico ampio e trasversale.

Ogni anno Triennale inviterà di volta in volta architetti, designer e artisti a confrontarsi con la progettazione di un Padiglione dedicato al gioco, ricollegandosi così alla tradizione dell’istituzione ma proiettandosi verso il futuro, introducendo nuove modalità di pensare agli spazi comuni e alla loro fruizione, con l’obiettivo di raggiungere pubblici più ampi e diversificati attraverso architetture dinamiche generatrici di pratiche partecipative e relazionali.

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