L’arte prende il largo

Risale al 2001 la prima riunione tra Frank Gehry e Bernard Arnault, presidente della Fondation Louis Vuitton, per dar vita al progetto di un grande spazio dedicato all’arte nel cuore del Bois de Boulogne, il parco di piacere amato da Proust dove dal 27 ottobre i Parigini possono ammirare l’ultima creazione dell´architetto americano. Una struttura complessa coronata da dodici grandi vele trasparenti che emerge tra la fitta vegetazione e rilegge, in chiave futuribile e tecnologica, la tradizione degli edifici in vetro del diciannovesimo secolo.

Vista dall´alto dell´edificio della Fondation Louis Vuitton nel Bois de Boulogne (foto ©Iwan Baan per Fondation Louis Vuitton, 2014).

La realizzazione della Fondation Louis Vuitton rappresenta un’opera di portata eccezionale non solo per le dimensioni e l’investimento economico – che si aggirerebbe sui 100 milioni di euro – ma anche per il suo intrinseco valore architettonico, culturale e sociale.
Nato per accogliere mostre temporanee d’arte moderna e contemporanea, eventi multidisciplinari ed esposizioni della collezione permanente della Fondazione, il nuovo complesso progettato da Gehry Parters è il risultato di una spettacolare fusione tra espressione formale e tecnologia costruttiva, un’architettura cangiante che nella sua leggerezza e mutevolezza cromatica ricorda un’altra recente creazione parigina, la Fondation Pathè firmata da Renzo Piano, destinata alla valorizzazione dell´arte della cinematografia su scala nazionale e internazionale.

il piazzale di ingresso (foto ©Iwan Baan per Fondation Louis Vuitton, 2014).

Il nuovo complesso che ospita la Fondation Louis Vuitton sorge al numero 8 di Avenue du Mahatma Gandhi, immediatamente adiacente all’estremità meridionale del Jardin d’Acclimatation, su un sito di proprietà comunale nel Bois de Boulogne – il gruppo LVMH ha firmato un accordo con il Comune che ha concesso il diritto di costruire e la gestione dell’edificio per 55 anni.

Con una superficie di 846 ettari, il grande parco dei Bois de Boulogne fu realizzato a partire dal 1853 dall’ingegnere Jean-Charles Alphand e dal giardiniere paesaggista Barillet-Deschamps su modello di Hyde Park a Londra. L’esempio dei giardini inglesi fu fondamentale anche per la progettazione del Jardin d’Acclimatation, aperto nell’ottobre 1860, nel quale trovò ospitalità un gran numero di piante esotiche, animali rari e alcuni elementi architettonici che contribuirono al suo particolare fascino – la grande voliera, la colombaia, le stalle, il palco per concerti all’aperto e una parete rocciosa scalata da cervi.

L´edificio visto dal´adiacente Jardin d´Acclimatation (foto ©Iwan Baan per Fondation Louis Vuitton, 2014).

La vicinanza del parco ha influenzato fortemente l’impostazione architettonica della Fondazione e lo stesso Arnault ha suggerito la realizzazione di un complesso che richiamasse una struttura da giardino. Sin dai primi schizzi progettuali, l’edificio appare come una forma leggera e geometricamente complessa coronata da una serie di “vele” trasparenti che riflettono l’acqua e la vegetazione circostante mutando continuamente con il variare della luce.

PIanta del complesso

(foto ©Iwan Baan per Fondation Louis Vuitton, 2014).

L’edificio è stato realizzato su una piattaforma prospiciente un giardino d’acqua ed è costituito da un corpo centrale – noto come “l’iceberg” – rivestito da candidi pannelli di calcestruzzo rinforzato con fibre.

Ospita al suo interno undici gallerie destinate all’esposizione della collezione permanente della Fondazione, mostre temporanee e opere su commissione, l’area che funge da ingresso comune al museo e al Jardin d’Acclimatation al piano terra e il grande ambiente multifunzionale dell’auditorium con 350 posti a sedere e un palcoscenico fiancheggiato da ampie vetrate che affacciano sul giardino d’acqua.

L’edificio è progettato per permettere ai visitatori si spostarsi liberamente negli ambienti espositivi illuminati da enormi lucernai e, attraverso scale esterne realizzate sotto le vele, raggiungere i giardini terrazzati strutturati su due livelli con scorci panoramici sul parco e la città.

(foto ©Iwan Baan per Fondation Louis Vuitton, 2014).

Il bianco corpo centrale è avvolto da dodici immense schermature convesse rivestite da lastre di vetro e sostenute da travi lignee.
Per realizzare questi elementi di grande dinamicità che sembrano sfidare le leggi della fisica, il team di Gehry Partners si è avvalso della collaborazione degli studi francesi RFR e T/E/S/S, specializzati nella realizzazione di coperture vetrate – come quelle delle stazioni ferroviarie di Strasburgo e Avignone.

Basandosi sugli schizzi di Gehry, sono stati sviluppati in seguito ben 60 modelli fino ad arrivare al definitivo in 3D creato con il software Digital Project sviluppato da Gehry Technologies e basato sul programma CATIA dell’azienda aeronautica Dassault. I team di progettazione si sono basati su un modello comune BIM per effettuare i calcoli strutturali. Il risultato si propone come un esempio sostenibile di edificio a destinazione culturale per quanto riguarda la scelta dei materiali costruttivi, il recupero delle acque piovane, l’utilizzo di energia geotermica e le soluzioni di climatizzazione adottate.

Una vista di dettaglio della struttura delle vele (foto ©Iwan Baan per Fondation Louis Vuitton, 2014).

Vista degli interni (foto ©Iwan Baan per Fondation Louis Vuitton, 2014).

Località Parigi
Anno di progetto/realizzazione 2005-06/ 2008-14
Committente Fondation Louis Vuitton, presidente Bernard Arnault
Progetto architettonico Frank Gehry
Design Team Gehry Partners
Consulenti Gehry Technologies, Inc.
Architetto Esecutivo Studios Architecture
Ingegneria elettrica, meccanica e idraulica Setec Batiment
Illuminazione L’Observatoire International / Ingelux
Ingegneria Civile Setec Bâtiment
Facciate RFR/TESS
Acustica LAMOUR EUX (edificio), Sound designer, Nagata Acoustics (auditorium)
Progetto paesaggistico Atelier Lieux Et Paysages
Consulente sostenibilità S’PACE / TERAO
Manutenzione TA W
General Contractor VIN CI Construction
Superficie lotto 10.000 mq
Slp edificio 11.700 mq
Altezza max 48,5 m
Gallerie espositive (11) 3.267 mq
Lobby 653 mq
Auditorium 563 mq per 350 posti

(courtesy Edmondo Occhipinti).

 

Sotto il vestito tutto

Frank Gehry è stato un precursore della progettazione parametrica (BIM, Building Information Modeling) che pratica da oltre vent’anni, tanto da avere fondato nel 2002 la Gehry Technologies (acquisita lo scorso settembre da Trimble). Con la sua complessità, l’edificio della Fondation Vuitton non fa eccezione: tutte le operazioni progettuali, incluse le validazioni dei pompieri per l’antincendio, sono state sviluppate in 3D per favorire la comprensione dell’edificio, che è stato studiato e continuamente ottimizzato virtualmente per controllarne le geometrie, le strutture, gli impianti e le operazioni costruttive. Il cantiere ha poi ereditato le informazioni BIM sviluppate in fase di progetto e le ha utilizzate per pianificare nel dettaglio tutte le operazioni di costruzione, dal cronoprogramma fino alle operazioni di sollevamento e posizionamento di ogni singolo elemento strutturale, architettonico o di facciata.

Più di 350 persone sono state istruite e formate sull’utilizzo di Digital Project (il software BIM più potente in commercio, sviluppato da Frank Gehry sulla base di CATIA , software di derivazione aeronautica). L’intero cantiere ha dunque visto in 3D lo sviluppo e il dettaglio del modello insieme al team dell’appaltatore (VIN CI Construction), del progettista e dei vari consulenti. Ottimizzazioni geometriche sulle vetrate dell’edificio, attraverso Digital Project, hanno consentito notevoli risparmi sulla fornitura e la piegatura del vetro; la trasmissione diretta di informazioni di officina, dal modello 3D alle macchine, ha permesso un notevole risparmio e un’elevata qualità di produzione dei 19mila pannelli in Ductal© (tutti unici e a doppia curvatura); la modellazione 3D di tutte la struttura completa di connessioni e bullonature ha permesso un’ottimizzazione strutturale notevole, iterando analisi strutturali e aggiornamento del modello 3D, attraverso strumenti appositamente sviluppati per tale obiettivo dal team.

Alcune immagini delle migliaia di virtualizzazioni 3D prodotte per l´edificio, che traducono fino al minimo dettaglio anche le informazioni strutturali e impiantistiche (courtesy Edmondo Occhipinti).

Progetti virtuali, persone reali

Una parte consistente dello staff di Gehry Technologies Europe ha recentemente dato vita a 3-imsocietà di consulenza con sedi a Milano, Parigi e Doha. Con la virtualizzazione di tutta l’informazione progettuale e costruttiva, 3-im consente di pre-vedere l’intero svolgimento del cantiere, risolvendo così tutti gli imprevisti in anticipo, riducendo costi e tempi di costruzione e promuovendo un approccio innovativo alla progettazione architettonica e all’edilizia, tradizionalmente soffocata da processi artigianali e inefficienti.

Fondatore e CEO di 3-im è Edmondo Occhipinti, già direttore di Gehry Technologies Europe, con cui ha guidato le operazioni 3D e BIM della Fondation Vuitton. Con più di 12 anni di esperienza su oltre 50 progetti BIM in numerosi Paesi nel mondo, Edmondo ha condotto i processi di progettazione e costruzione virtuale del nuovo Museo Nazionale del Qatar a Doha (Ateliers Jean Nouvel), la nuova École Centrale di Parigi (OMA) e il futuro Centro Direzionale ENI a San Donato (Morphosis/Nemesi).

In 3-im Occhipinti si occupa di strategie per l’implementazione di tecnologie e processi innovativi in architettura, infrastrutture e costruzioni: BIM, VDC (Virtual Design and Construction), PLM (Product Life-cycle Management), fabbricazione digitale e cantieristica robotizzata. Susan Constantine, director di 3-im, è un architetto Americano con un Master presso lo Stevens Institute of Technologies. Con una lunga esperienza in GT e un consistente background sulle soluzioni Dassault Systèmes (CATIA ) e Autodesk, Susan ha lavorato su un numero impressionante di progetti in tutto il mondo, tra cui il World Trade Center a Manhattan; la Alice Tully Hall a New York di Diller Scofidio; il circuito di F1 e l’hotel Yas Island ad Abu Dhabi di Asymptote; gli hotel W e Four Seasons’ a Dubai; il nuovo Museo Nazionale del Qatar di Jean Nouvel a Doha.

 

 

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