Il nuovo piano di governo del territorio, che disegna le
linee di sviluppo urbano di Milano per i prossimi trent´anni, contiene una
visione a cui danno forma documenti attuativi e regole pensate per definire i
confini di un percorso di crescita. Un piano ?dinamico?, che prevede a monte
gli strumenti per adattarsi a una realtá in costante modificazione, al
contrario dei tradizionali piani regolatori, la cui apparente rigiditá
normativa é costantemente ?violata? da deroghe e varianti. Diventando cosí una
delle prime cause della lentezza degli iter attuativi che ritardano la crescita
urbana e contribuiscono alla perdita di competitivitá territoriale. Un piano
che favorisce la densitá, creando spazio per 300mila nuovi residenti, a
vantaggio del territorio (il consumo di suolo scende dal 73% di oggi al 65%) e
del verde (30 mq/ab previsti contro i 15 di oggi). Si tratta dunque di una
novitá assoluta nel panorama nazionale degli strumenti urbanistici. Ne parliamo
con l´assessore allo sviluppo del territorio di Milano, Ing. Carlo Masseroli,
che del nuovo PGT é l´artefice.
Tra uomo e cittá intercorre un costante rapporto di
attrazione/repulsione. Che ormai piú della metá della popolazione del mondo
viva nelle grandi cittá ci viene detto in apertura di ogni convegno.
L´impressione tuttavia é che si tratti di un fatto inevitabile e obbligato. Da
questo punto di vista il pay-off del suo nuovo PGT ? Milano per scelta ? suona
provocatorio. Perché si dovrebbe scegliere di vivere a Milano?
Lo slogan scelto per il Piano ha volutamente un tono
provocatorio e prende spunto proprio dall´assunto che lei ha evidenziato. Se
sará inevitabile vivere in cittá ? ci siamo detti ? allora siamo chiamati a far
sí che la cittá non sia inevitabilmente brutta e invivibile. Per questo abbiamo
costruito uno strumento urbanistico ? il PGT ? che permetterá a Milano di
liberare le sue qualitá, i suoi punti di forza. Una scommessa che si gioca sul
raggiungimento di tre grandi obiettivi: una cittá che vive nel verde, una cittá
facile da raggiungere e percorrere, una cittá ricca di nuovi servizi e spazi
per tutti. Se queste aspirazioni diventeranno realtá, scegliere Milano non sará
piú solo una scelta obbligata, ma libera e consapevole.
Se é vero che oggi si sta giocando una competizione globale
tra territori urbani, allora la cittá deve diventare un brand, dev´essere cioé
capace di assumere un´identitá precisa, che le sappia dare immediata
riconoscibilitá presso investitori, aziende, talenti. Quali sono gli elementi
identitari forti di Milano che il nuovo PGT intende valorizzare?
La grossa fortuna di lavorare su una cittá come Milano é che
non c´é nessuno sforzo da fare per inventarsi un´identitá, e nemmeno un marchio
da costruire e da vendere. Milano é al di sopra di tutto questo: non siamo,
come é avvenuto per Bilbao e il suo Guggenheim, alla ricerca di un´immagine da
veicolare in tutto il mondo. Di identitá la nostra tradizione ce ne ha consegnate moltissime. Forse
potremmo riassumerle in una mentalitá, propriamente milanese, che non difende
privilegi e non combatte battaglie di retroguardia, ma sta sul punto piú
avanzato della modernitá e le dá una prospettiva. é questo che di Milano
colpisce chiunque, da qualunque parte del mondo provenga.
Il Piano fa propria questa mentalitá e la traduce in obiettivi da
raggiungere insieme. Come modernizzare la rete di mobilitá pubblica e privata
secondo una logica di rete, incentivare la presenza di lavoratori e creativi
del terziario propulsivo, connettere i sistemi ambientali esistenti ai nuovi
grandi parchi urbani, vivere la cittá ventiquattr´ore al giorno, incentivare
servizi privati di pubblico interesse attraverso il principio della
sussidiarietá. E molto altro ancora?
Dopo
trent´anni di stasi, di brutta architettura, di interventi puntuali al di fuori
da una visione complessiva, il primo obiettivo minimale forse é quello di
riportare Milano al passo con altre grandi cittá europee. Quali gli elementi
del piano che permettono di migliorare il volto di Milano?
Su questo tema il
Piano affronta una questione decisiva: il ridisegno dello spazio pubblico,
inteso non piú come ?terra di nessuno? ma come spazio di tutti. La
riqualificazione dei ?vuoti? per avvalorare i ?pieni?. Per tornare al passo con
le grandi cittá europee, insieme allo strumento urbanistico, contribuiranno
molti esempi di una tendenza che da qualche anno va affermandosi a Milano.
Quella di costruire e costruire bene, non solo edifici fini a se stessi, ma
architetture che partecipino, ognuna con la propria singolaritá, a una piú
ampia costruzione della cittá di tutti. Esempi di qualitá costruttiva e
sostenibilitá economica. Lo testimona tra l´altro una mostra ora in Urban Center fino al 30 gennaio dal titolo ?Milano – Atlante nuove architetture?. Una prima raccolta
di architetture di qualitá, nata
dalla curiosa attenzione a una realtá in continuo e positivo movimento.
Densitá, compattezza: una scelta che comporta numerosi
vantaggi, da una maggiore efficienza energetica degli edifici al minore consumo
di suolo alla forma di una cittá policentrica, con conseguente possibile
recupero delle periferie. Ma che funziona solo se infrastrutture e collegamenti
sono regolati come un orologio. Ma se per quanto riguarda le costruzioni si
intravedono ottime forme di partnership pubblico/privato per finanziare lo
sviluppo, non vedo un analogo interesse del capitale privato nel rendere piú
efficienti le infrastrutture e i collegamenti, perlomeno a livello cittadino.
Dove si troveranno i fondi per finanziare le nuove linee di trasporto pubblico?
Bisogna sostenere
l´economia? Facciamolo partendo da Milano. La crisi é l´occasione di fare in
dieci anni quello che altrimenti sarebbe programmato in quaranta. La Milano del
Piano di Governo del Territorio é giá l´Italia del dopo crisi. é immagine di
un´Italia che uscirá dalla crisi piú forte, piú sicura di sé, piú competitiva.
Prova ne sono le 65 opere giá in fase di realizzazione per l´Expo. 13 opere
“essenziali” che riguardano l´area in cui si svolgerá la
manifestazione: i collegamenti stradali diretti, il potenziamento di metro, le
vie d´acqua; 17 opere “connesse” esterne all´area Expo, tra cui
Pedemontana, Brebemi, M4 e M5; infine 35 opere “necessarie” a
implementare un sistema di mobilitá integrato.
Questo piano riguarda Milano nei suoi confini di oggi,
che sono poi quelli dell´Ottocento e che, dato che stiamo parlando con un
assessore del comune di Milano, lei prevede immutati anche nel 2030. Ipotesi
piuttosto anacronistica non solo guardando a importanti esperienze europee ma
anche solo pensando al flusso che gravita ogni giorno su e intorno a Milano.
Che fine ha fatto la grande Milano, o comunque la si voglia chiamare, e quali
sono gli strumenti che lei vede possibili per ragionare a livello territoriale?
Dal punto di
vista amministrativo non ci sono strumenti adeguati per consentire al nostro
territorio di crescere sotto un´unica regia, per cui si verificano occasioni inespresse, territori di nessuno, potenzialitá senza
risposta. Per vincere questa
lacuna amministrativa, stiamo
cercando di coordinarci tra diversi comuni: un sistema in cui Milano gioca un
ruolo promotore. Lo fa, per esempio, provando a estendere uno dei
principi chiave del Piano di Governo del Territorio, quello della perequazione (il mercato dei diritti
edificatori, NdR).
Quali opportunitá offre un´impostazione come quella del
PGT agli architetti?
Milano é una cittá che agli architetti ha sempre offerto
importanti opportunitá, come testimonia anche il numero di studi professionali
internazionali attivi in cittá. Con il Piano di Governo del Territorio abbiamo
istituito un grande laboratorio di idee per reinventare lo spazio pubblico: 15
temi progettuali ? dalla ?Passeggiata urbana dei Bastioni? ai ?Boulevard
monumentali?, dalla ?Circle line? alle ?Porte verdi del Lambro?, dal ?Parco
delle cascine? al ?Filo rosso? ? capaci di promuovere e innescare nuovi
caratteri riconoscibili per uno spazio collettivo di qualitá, di incontro, di
nuova socialitá e affezione a questa nostra cittá.
Ma la sua famiglia, assessore, si trova bene dove abita?
O preferirebbe andare a vivere da un´altra parte?
Vorrei rispondere a partire da un´esperienza che credo
accomuni tutti. La bellezza del posto in cui abito non puó ridursi alla
bellezza della cittá in senso ampio, ma innanzitutto alla storia e alle
amicizie che a quel luogo sono indissolubilmente legate. Per questo alla
domanda se stiamo bene a Milano rispondo certamente sí. Aggiungo che, vivendo
in periferia, auspico che nel tempo possa ospitare piccole e grandi
trasformazioni che possano migliorare con continuitá la vivibilitá di ogni
singolo quartiere.
Il nuovo PGT di Milano puó essere consultato in modo
dettagliato su www.milanoperscelta.it