Il 19 ed il 23 maggio a Roma due convegni mettono a confronto idee, progetti, stili e futuro della “Palazzina”, per conoscere meglio la sua storia, il suo abuso ma anche le sue inaspettate qualità d´Autore.
Malgrado quello di palazzinaro sia diventato un termine dispregiativo, le colpe della Palazzina, che definisce notevoli pezzi del paesaggio urbano romano, restano tutte da dimostrare.
Se è vero quanto scriveva Paolo Portoghesi nel 1982, di un tipo edilizio che dagli anni Venti del secolo scorso rompe il tessuto continuo tipico della città antica con volumi edilizi privi di qualsivoglia relazione tra loro e spesso separati solo da esili strisce di verde e da alte murature di confine, la cattiva stampa di cui a lungo hanno goduto i costruttori di palazzine, i palazzinari appunto, ha tuttavia oscurato le qualità di questo tipo edilizio, soprattutto degli esempi d’autore che pure non mancano e che ora Alfredo Passeri esplora nel volume “La Palazzina romana, irridente e sbadata”, edito da dei Merangoli Editrice, con contributi tra gli altri di Paolo Portoghesi e Franco Purini.
Secondo Passeri «la palazzina non può essere considerata l´unica causa della bassa e/o inesistente qualità edilizia di molte costruzioni contemporanee. Perché in effetti, se ben fatta, la palazzina romana rappresenta ancora oggi un´occasione straordinaria di architettura. A condizione che ad essa mettano mano architetti e costruttori capaci e autorevoli; gli stessi che in passato hanno dato prova di abilità assoluta».
La presentazione del libro diventa occasione per parlare del tema in due convegni, domani 19 maggio (alle 9:30 presso l´Aula Adalberto Libera del Dipartimento di Architettura di Roma Tre e il 23 maggio (ore 9:30, Fondazione Almagià in Via di Villa Patrizi 11 in collaborazione con Acer e Ance) a Roma.
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