Oltre il ghetto, una mostra al museo ebraico di Ferrara

Si apre venerdì 29 ottobre 2021 al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS) di Ferrara l’esposizione Oltre il ghetto. Dentro&Fuori.

La mostra, curata da Andreina Contessa, Simonetta Della Seta, Carlotta Ferrara degli Uberti e Sharon Reichel e allestita dallo studio GTRF Giovanni Tortelli Roberto Frassoni, ripercorre la storia degli ebrei italiani nel periodo che va dal confinamento all’interno dei ghetti (con l’istituzione del primo, a Venezia, nel 1516) fino all’inizio del Novecento.

«Il ghetto italiano, serraglio entro cui si è consumata una lunga e dura segregazione – scrive il direttore del MEIS Amedeo Spagnoletto nel catalogo della mostra – ha rappresentato per quasi tre secoli uno spazio angusto e ombroso ma pur sempre corredato di simboliche finestre ora più ora meno aperte verso il mondo esterno, una relazione continua fra il ‘dentro’ e il ‘fuori’.
Un filtro culturale e fisico che ha plasmato la vita ebraica agendo in profondità, dalla sfera sociale a quella familiare, modellando il lessico, rendendo più resistenti che altrove aspetti della vita religiosa, ma anche soffocando l’energia che in condizioni di libertà sarebbe fiorita più vigorosa in tante discipline. Questa mostra ci narra le letture complesse che di tale esperienza si possono offrire: i 
delicati rapporti fra le comunità ebraiche e i governi locali, le storie famigliari, gli aneddoti e le tradizioni regionali, i fermenti culturali e artistici, che, nonostante tutto, sono pure fioriti in quella dimensione tanto ristretta».

Chiave di un portone del ghetto di Ferrara, XVIII secolo

L’esposizione, che ripercorre i momenti cruciali della storia moderna visti dalla prospettiva dell’esperienza ebraica, viene costruita e raccontata attraverso materiali e opere eterogenee provenienti da tutta Italia e dall’estero, come l’imponente dipinto Ester al cospetto di Assuero di Sebastiano Ricci – prestito del Palazzo del Quirinale –  Interno della sinagoga di Livorno di Ulvi Liegi e il Ritratto di Giuseppe Garibaldi ad opera di Vittorio Corcos (entrambi provenienti dal Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno).

Peculiare di questo progetto espositivo è stata inoltre la volontà di integrare il percorso con oggetti che testimoniano la vita ebraica quotidiana, come la porta dell’Aron Ha-Qodesh, l’Armadio sacro dorato in legno intagliato di una delle sinagoghe del ghetto di Torino (prestito del Museo Civico di Torino) e le testimonianze di impegno personale, rappresentate per esempio dal baule della crocerossina Matilde Levi in Viterbo. Si snoda così il pensiero alla base della mostra e dell’intero Museo, che affianca a un rigoroso approccio storico e a un significativo riferimento all’arte, contributi di taglio sociologico, aprendo anche alla dimensione individuale e personale.

Vittorio Corcos, ritratto di Giuseppe Garibaldi, 1882

Attraversando i secoli si arriva fino all’Unità d’Italia e alla Prima Guerra Mondiale, data conclusiva del periodo analizzato, restituendo un’immagine nitida degli snodi identitari vissuti dagli ebrei in Italia e in Europa, uscendo dal ghetto per partecipare attivamente e con convinzione alla Storia nazionale in tutti i suoi passaggi fondativi, prima di essere rinchiusi nuovamente – col fascismo – in un “dentro” di privazione di diritti e di orrore.

La mostra è realizzata con il sostegno di Intesa Sanpaolo, The David Berg Foundation, Fondazione Guglielmo De Lèvy, TPER e il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Ferrara.

Gli organizzatori ringraziano la Fondazione CDEC e il compianto Ambasciatore Giulio Prigioni.

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