L’ottava edizione di REbuild, conclusa ieri a Milano, capitalizza il percorso fin qui svolto sui temi della riduzione delle emissioni clima-alteranti e dell’economia circolare nel mondo delle costruzioni per affrontare anche la dimensione sociale e culturale dell’innovazione in edilizia, mettendo al centro la riflessione sulle aree urbane con un focus sulle periferie.
«Solo incrociando questi aspetti nella loro complementarietà – commenta Thomas Miorin, ideatore e presidente REbuild – si può, a nostro avviso, creare valore e inclusione, rendendo disponibile l’innovazione anche per le periferie. Un esempio su tutti è lo stesso quartiere milanese Ripamonti che ci ha ospitato in questi giorni: anni fa era una zona abbandonata e degradata mentre oggi è rinata, grazie al processo avviato da privati che hanno realizzato progetti in dialogo con l’amministrazione, come Fondazione Prada, il business district Symbiosis, il coworking di Talent Garden. Interventi in cui la cultura, l’arte, la ricerca, l’artigianato e il design sono riusciti a mettere in gioco un percorso condiviso di rigenerazione».
Il complesso Symbiosis, sede tra gli altri di Fastweb e Gruppo Cir, e la nuova piazza Adriano Olivetti a Milano |
Numerosi gli spunti sollevati dai promotori e dai relatori invitati: dal nuovo real estate verso la sfida delle green cities; dal digital design con l’architettura che dà valore al processo, fino ai quartieri mix used e agli spazi ibridi; dall’edilizia off-site ai dati che possono essere ricavati dalle città coinvolgendo nel dibattito anche la community.
«La capacità delle città di essere competitive è strettamente legata a una delle grandi sfide per il nostro Paese: la creazione di nuovo prodotto immobiliare attraverso la rigenerazione urbana, che risponda ai nuovi bisogni dei cittadini – ha dichiarato Silvia Rovere, presidente di Assoimmobiliare. Il caso virtuoso della città di Milano, che grazie a capitali italiani e internazionali ha cambiato volto e si appresta ad accelerare ulteriormente il proprio sviluppo anche con l’assegnazione, con Cortina, delle Olimpiadi Invernali 2026, può rappresentare un modelloanche per le altre città italiane e i cosiddetti “centri minori”. Prima però serve una chiara politicasulle infrastrutture, proprio per favorire la connessione tra i grandi poli urbani e le città limitrofe,che devono dotarsi di servizi che le rendano attrattive anche nei confronti di investitori locali legati al territorio».
(Re)making cities, piattaforme innovative per le città, questo il nome dato al convegno quest’anno, interrogandosi sucome si ricostruiscano le città di domani, ha indicato come ingredienti primari il ruolo dei cittadini e dei corpi intermedi, per una rigenerazione anche bottom-up; una forte regia pubblica che guidi l’intervento, come ha spiegato Ezio Micelli, presidente Advisory Board di REbuild «assicurando le necessarie economie di scala per determinare un cambiamento decisivo nel settore delle costruzioni»; a questo si aggiunge l’adozione di forme customizzate di partnership pubblico-privato.
Tra i casi di studio che emergono da Milano, una città che è ormai diventata, non solo per il nostro Paese, un vero e proprio laboratorio di sperimentazione, La Scuola dei Quartieri, che invita i cittadini a trasformare le proprie idee in imprese sociali o servizi utili alla comunità e alla vita dei quartieri. O il recente bando del Comune per la riqualificazione di due scuole, disponibile sulla piattaforma Concorrimi dell’Ordine degli Architetti di Milano.
«La direzione è giusta, nelsolco delle riflessioni che stiamo portando avanti da anni– ha commentato Thomas Miorin, ideatore e presidente di REbuild – perché si premia l’edilizia circolare e off-site. Una buona praticache dovrebbe essere replicata, mettendo in gioco risorse immobiliari adeguate, come ha fattorecentemente il Regno Unito stanziando per la sola edilizia scolastica 4 miliardi in 4 anni, avviandoun programma di industrializzazione dedicato, a scala-Paese».
Per quanto riguarda il rapporto tra pubblico e privato, si distinguono tra gli altri le esperienze di Talent Garden, The Student Hotel, Camplus We Work, oltre al ruolo attivo di Cdp e Fondazione Cariplo.
Il convegno non ha trascurato il valore aggiunto portato dal progetto di architettura. Tra i partecipanti, Antonio Citterio Patricia Viel (recenti vincitori del concorso organizzato da Coima per la totale riqualificazione del ‘pirellino’ di via Melchiorre Gioia 20, che fino a qualche anno fa ospitava gli uffici di edilizia e urbanistica del Comune di Milano), Marco Piva, demogo, SUMs architects e GG-loop, Zaha Hadid Architects, Bryden Wood e Snøhetta.
Dalla realtà svedese, con la presentazione del direttore Jette Hopp, in evidenza l’attenzione al rapporto con l’ambiente naturale attraverso interventi che producono energia. Ambiziosi e realistici i progetti studiati con un consorzio di aziende, che tiene insieme anche costruttori e industria, servizi e tecnologia, in cui la sostenibilità non rappresenta un extra-costo ma un nuovo modo di pensare, come le iniziative già realizzate nell’ambito del progetto Powerhouse e l’hotel Svart che sarà completato nel 2021.
Anche l´hotel Svart, in Norvegia, fa parte del progetto Powerhouse: edifici che producono più energia di quanta ne consumino (render courtesy Snøhetta) |