Realizzare, nei borghi delle Alpi e degli Appennini, progetti per rigenerare spazi dove abitare, vivere, fare impresa, innovare. Nei 5.552 piccoli Comuni d’Italia si trova una casa vuota ogni due occupate: solo il 15% di quelle disponibili potrebbero ospitare 300mila abitanti, e le opere di adeguamento edilizie potrebbero valere 2 miliardi di euro e decine di migliaia di nuovi addetti.
È questo uno degli obiettivi dell’accordo siglato oggi 28 agosto dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc) e dall’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (Uncem) per i quali è necessario e urgente definire un nuovo piano per agevolare investimenti e interventi di recupero, per riabitare borghi e centri storici, come anche previsto dalla legge 157/2017 sui piccoli Comuni.
L’accordo punta alla promozione e allo sviluppo dei territori montani – anche attraverso un migliore utilizzo dei fondi europei, regionali e nazionali disponibili volti alla rigenerazione dei processi di sviluppo locale – con nuovi strumenti di pianificazione urbanistica, progettazione architettonica, ripensamento degli spazi pubblici e privati nei borghi e nei villaggi alpini e appenninici; a costruire opportunità di sviluppo per rendere più smart e green i territori rurali, montani e interni italiani, sostenendo la realizzazione di reti infrastrutturali, anche digitali; e a promuovere una politica per la montagna che inserisca le popolazioni montane nel più ampio processo di sviluppo perseguito ad ogni livello istituzionale e attuato secondo criteri di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
L’accordo mira anche a sollecitare ricerche e studi diretti a individuare le soluzioni da suggerire agli Enti locali, alle Regioni, al Governo, al Parlamento e agli organismi europei anche finalizzate allo sviluppo sostenibile; a incentivare, tra le Amministrazioni dei Comuni e di tutti gli Enti territoriali, modalità pubbliche di selezione dei migliori progetti per interventi di recupero o di nuove opere, al fine di individuare migliori opportunità e strategie.
Secondo Walter Baricchi, componente del Cnappc, l’accordo è significativo anche perché si propone di «costruire proposte di formazione che riguardino under 35 ma anche Amministratori locali, aumentando la capacità amministrativa e le competenze tra chi è chiamato a ruoli di rappresentanza e di guida delle comunità promuovendo ogni possibile collaborazione con gli organismi nazionali, europei ed internazionali interessati allo sviluppo sostenibile della montagna».
Baricchi sottolinea poi che «l’equilibrio tra città ed aree interne deve essere completamente rivisto alla luce delle nuove modalità di vita, lavoro, tempo libero che il post-Covid ci sta imponendo: è assolutamente necessario che questi cambiamenti – e l’Accordo con Uncem ha questa finalità – si trasformino in opportunità. A questo proposito è fondamentale passare da una politica di rigenerazione urbana tout court alla rigenerazione dei territori».
«Questo accordo di collaborazione è particolarmente importante per Uncem – spiega a sua volta Marco Bussone, Presidente nazionale dell’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani. Stringiamo un patto per generare opportunità di sviluppo nei borghi e nei territori montani del Paese, Alpi e Appennini, il 54% dell’Italia, che ripartono da una valorizzazione del patrimonio, degli spazi, degli immobili. Attuiamo così un altro pezzo della legge 158 del 2017 sui piccoli Comuni. La fase del lockdown, con la pandemia, ha acceso i riflettori su temi che Uncem e gli Ordini degli Architetti ben conoscono, perchè sono per noi in cima all’agenda da almeno due decenni e sui quali ora possiamo lavorare a livello nazionale, istituzionale e operativo».