Il contributo del mondo dei trasporti al riscaldamento climatico è ormai un fatto (quasi) universalmente accettato.
La domanda caso mai al momento riguarda la capacità dei colossi dell’automobile di affrontare la transizione verso la mobilità elettrica. Che comporta enormi investimenti ma che comunque non è esente dall’impatto sul clima: tralasciando per un momento le fonti di produzione dell’energia che le vetture a trazione elettrica consumano, incidono sull’ambiente i processi produttivi e le catene di approvvigionamento e di consegna.
Per compensare le emissioni di CO2 al momento ancora inevitabili il Gruppo Volkswagen sostiene progetti per la protezione del clima, concentrandosi inizialmente sulla conservazione e sul rimboschimento delle foreste, in particolare nelle aree tropicali.
Si tratta di progetti certificati secondo i più elevati standard internazionali “Verified Carbon Standards” (VCS), “Climate Community and Biodiversity Standard” (CCB) o “Gold Standard”.
Ralf Pfitzner, Responsabile per la Sostenibilità del Gruppo Volkswagen, afferma: «La strategia di decarbonizzazione del Gruppo Volkswagen si concentra sulla prevenzione e riduzione delle emissioni di CO2, ad esempio tramite l’efficienza energetica e il passaggio alle rinnovabili. Quando la totale decarbonizzazione non è possibile, intendiamo investire in programmi di protezione delle foreste che riducono significativamente la CO2 atmosferica, forniscono un supporto a lungo termine alle comunità locali, proteggono la biodiversità e allo stesso tempo aiutano ad affrontare la crisi climatica, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite».
Il primo progetto avviato in collaborazione con Permian Global – Katingan Mentaya – riguarda un’area di 149.800 ettari di torbiere tropicali nella provincia del Kalimantan Centrale, sull’isola del Borneo, e compensa le emissioni di CO2 al momento ancora inevitabili derivanti dalla catena di approvvigionamento, dalla produzione e dalle consegne della nuova vettura elettrica Volkswagen ID.3.
Il progetto di conservazione – che si sviluppa in collaborazione con 34 villaggi della zona e prevede il loro coinvolgimento diretto nelle squadre di gestione degli incendi, l’erogazione di microcrediti e il supporto a istruzione e sanità – protegge anche habitat ad alto valore ambientale che include tra il 5 e il 10% della popolazione rimanente di oranghi del Borneo, insieme alle scimmie nasiche e ai gibboni del Borneo meridionale.
Sono in fase di sviluppo ulteriori progetti in collaborazione con partner per la protezione e il recupero della foresta tropicale in Sudamerica e nel Sud-est asiatico. Inoltre saranno predisposte o ampliate attività per la protezione del clima nei siti produttivi del Gruppo.