108 miliardi di fatturato, 6,6% del Pil nazionale, 133mila addetti: sono questi i numeri delle 100 più grandi utility italiane. Dati che emergono dalla lettura del report della quinta edizione di Top Utility 2017, il think thank delle utility italiane, che analizza lo stato di salute del settore delle aziende pubbliche di gas, acqua, luce e igiene urbana. Si tratta di una foto d’insieme dell’industria dei servizi di pubblica utilità, che aiuta a capire le tendenze in corso, i cambiamenti, le eccellenze e le criticità.
Secondo i dati contenuti nel report 2017 (pdf), siamo di fronte a un settore dinamico, nonostante si sia registrato tra il 2014 e il 2015 un crollo dei prezzi energetici e una conseguente forte riduzione dei ricavi (i dati dell’edizione 2017 si riferiscono a due esercizi fa).
In compenso, per far fronte alle difficoltà, le aziende pubbliche italiane non sono state ferme, ma hanno investito in tecnologia e innovazione più che nel passato.
Dall’analisi dei dati, le aziende idriche e del gas più di altre hanno fatto registrare un rapporto migliore tra margini e ricavi, al contrario di quelle ambientali, che sono società caratterizzate da una maggiore intensità di lavoro.
Sul totale delle 100 top utility italiane prevalgono quelle di medie e piccole dimensioni: solo 18 imprese infatti hanno ricavi superiori a 500 milioni di euro e di queste solo la metà supera il miliardo.
Tra le cento imprese censite, la multiutility è la tipologia più rappresentata (34%), seguita da aziende che operano nel settore della gestione rifiuti (27%) e le monoutility idriche (26%).
In totale, sempre nel 2015, le cento aziende italiane più importanti hanno prodotto il 50,3% dell’energia elettrica generata in Italia, raccolto il 35% dei rifiuti urbani prodotti e distribuito il 52% dell’acqua erogata in totale.
La forte discesa dei prezzi di gas ed energia elettrica ha prodotto un calo dei ricavi (da 120 del 2014 a 108 del 2015). Però, se dal calcolo complessivo si escludono le aziende energetiche, si registra invece una crescita dei ricavi pari al 3,2%: un dato che viene confermato dalla crescita del livello di Ebitda (l’indicatore degli utili di un’azienda prima degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e degli ammortamenti) delle aziende dei servizi idrici e distribuzione del gas, che è superiore rispetto agli altri comparti.
La situazione è più critica per le aziende che operano nel settore rifiuti, che nell’ultimo triennio hanno visto una progressiva riduzione dei margini e il conseguente incremento del rapporto debito/Ebitda, passando tra il 2013 al 2015 da 2,3 a 2,8.
Nel 2015 gli investimenti delle top 100 sono aumentati: da 4,1 a 4,6 miliardi di euro (+12,2%), pari a circa lo 0,3% del Pil e l’1,7% degli investimenti fissi lordi effettuati in Italia nell’ultimo anno. A investire sono prevalentemente le società elettriche e le multiutility. Le aziende con il più elevato rapporto tra investimenti e ricavi sono le monoutility idriche. Il 47% degli investimenti degli operatori del servizio idrico ha riguardato la gestione degli acquedotti, mentre alla depurazione e alle fognature sono stati destinati rispettivamente il 25 e il 28% del totale delle somme investite.
L’innovazione è parte integrante dell’universo delle imprese analizzate: l’87% del campione svolge al proprio interno attività di ricerca e sviluppo. Il 62% ha una struttura dedicata, mentre il 67% sviluppa R&S in partnership con società specializzate, università e centri di ricerca.
In occasione della presentazione del report 2017, il Gruppo Cap si è aggiudicato il premio Top Utility Assoluto, che premia le eccellenze dei servizi di pubblica utilità nei settori, gas, acqua elettricità e igiene urbana. La società milanese con sede ad Assago, si è piazzata davanti a giganti del calibro di Acea, a2a, Hera e Iren.
A2A isi è invece aggiudicata il premio della Comunicazione.