Tutte le architetture hanno un’anima, anzi due. Questo ciò che emerge dal colloquio tra Mauro Giuliani, direttore tecnico di Redesco (Research-Design-Consulting) e Luca Molinari, curatore con Anja Visini di Strutture complesse libero pensiero, il volume edito da Skira presentato pochi giorni fa in un incontro – ospitato da Citylife al 19° piano di torre Hadid/Generali.
Ed è proprio una ripresa della torre dal drone a fare da copertina al volume, che in 272 pagine, insieme a un sintetico regesto dei progetti degli ultimi vent’anni, presenta con ampio corredo iconografico questo e l’altro recentissimo progetto – la nuova sede Bnl di Roma di Alfonso Femia e Gianluca Peluffo (già 5+1AA) – ingegnerizzato nei minimi dettagli con migliaia di ore di lavoro da questa società di ingegneria che tiene alta la grande tradizione ingegneristica italiana, ammirata più nel resto del mondo che da noi, dove normative stringenti e al tempo stesso claudicanti da Regione a Regione, per definizione capaci solo di normare ciò che già esiste, mettono il morso all’invenzione progettuale promuovendo lo statu quo.
Se la prima delle due anime dell’edificio può banalmente intendersi come quella che lo fa star su, il suo esoscheletro frutto di calcoli sempre più sofisticati e di ipotesi modellistiche impossibili prima dell’avvento del Bim, la seconda anima è invece quella del concept architettonico, di quell’idea (più o meno) poetica di un manufatto artificiale che si inserisca in un territorio intessuto di storia, caratteri geomorfologici propri e di persone, esseri umani dotati di necessità e emozioni. Ebbene è questa seconda anima quella che l’ingegneria strutturale di Redesco non intende tradire, provando, a realizzazione conclusa, lo stesso orgoglio e emozione dell’architetto che l’ha disegnata.
“Questo libro raccoglie un frammento del lavoro svolto negli ultimi due decenni – scrive nella prefazione Mauro Eugenio Giuliani. Nasce da un lato dall’esigenza di ancorare in un’opera compiuta l’insieme di pensieri e riflessioni sul progetto accumulati lungo il percorso, dall’altro dalla volontà di raccontare in piena libertà una visione dell’Ingegneria Strutturale che guarda al percorso che ancora ci resta da fare e che sento utile a una discussione più generale sul ruolo della nostra professione. Siamo quello che facciamo – scrive nella prefazione Mauro Eugenio Giuliani. Viviamo una professione che coniuga concretezza e immaginazione, che crea valore attraverso la profondità della conoscenza e il coraggio dell’invenzione.
In un’epoca nella quale l’immediatezza dell’informazione è basata sul web, affidare alcune riflessioni alla forma scritta, per sua natura meno immediata ma al tempo stesso più profonda, è una scelta consapevole.”