Il territorio dell’architettura, il testo più celebre di Vittorio Gregotti diventa il titolo dell’antologica che il Pac di Milano gli dedica in occasione dei suoi 90 anni (fino all’11 febbraio 2018).
90 anni e 64 di attività della Gregotti e Associati, che dal 1953 ha sviluppato più di 1.200 progetti di architettura, piani urbani e territoriali in mostra, nell’allestimento progettato dallo studio Cerri e Associati, con 60 disegni, 40 modelli originali e più di 700 tra riproduzioni e fotografie.
Oltre che imponente, l’opera di Vittorio Gregotti e dei molti nomi che hanno condiviso con lui un percorso faticoso, disseminato di dubbi sul fare architettura generati dal confronto tra il dato di realtà e la ricerca di quel che deve cambiare, o per dirla in altri termini dalla ricerca di una ‘necessità’ del progetto, sono significativi di un modo di intendere l’architettura molto italiano e di un periodo storico, la seconda metà del Novecento, nel quale era indispensabile – come hanno dimostrato i decenni successivi e come lo studio non ha mai cessato di fare – operare una ragionata revisione dei principi del Moderno.
modello dell´Università della Calabria, courtesy Pac Milano |
A partire dall’arte dell’architettura, lo sguardo di Gregotti si è sempre allargato sull’economia e la società, che egli considera materiali essenziali del progetto, oggetto di critica per mezzo degli strumenti della disciplina senza per questo trasformarsi in politico o manager ma men che meno abbandonandosi a sterili formalismi che escludono del pari l’architetto dalla costruzione dell’ambiente in cui vivono gli uomini. È questa anche la base – secondo Gregotti – su cui fondare una autentica teoria dell’architettura, e la ragione, crediamo noi, della sua produzione teorica, quasi altrettanto vasta quanto la sua pratica disciplinare.
Introdotta da una raccolta della sua produzione editoriale – più di 40 libri e 1.200 articoli – e delle riviste che ha diretto – Casabella e Rassegna – la mostra, curata da Guido Morpurgo, prende avvio dalle ultime opere per recuperare a ritroso il legame ideale con quelle degli anni Cinquanta. I primi lavori introducono infatti l’idea della modificazione critica delle relazioni tra architettura, città e forma del territorio mediante le sperimentazioni sviluppate con Meneghetti e Stoppino, e in seguito la problematica dimensione socioculturale degli anni Sessanta con l’allestimento per la XIII Triennale del 1964 e gli edifici delle cooperative d’abitazione milanesi.
un´immagine della mostra curata da Guido Morpurgo al Padiglione di Arte Contemporanea, in via Palestro a Milano |
Nuove direzioni si sviluppano poi nel decennio successivo, con i progetti antropogeografici per il quartiere Zen tra Palermo e Mondello, le università di Firenze, della Calabria e di Palermo. Vengono poi i concorsi degli anni Ottanta per le città europee – qui spiccano i progetti per il Centro culturale di Belém a Lisbona e il Progetto Bicocca sulle aree ex-Pirelli a Milano – i teatri (l’Arcimboldi a Milano, sempre nel quartiere Bicocca, e quello di Aix-en-Provence), gli stadi e l’idea del Piano-Progetto sviluppata da Augusto Cagnardi per il nuovo Prg di Torino.
Nell’ultimo decennio infine lo studio si confronta con il tema della rifondazione urbana, in Africa e soprattutto in Cina, con la città di fondazione di Pujiang, vicino a Shanghai.
Una voista della città di fondazione di Pujiang, progetto dello studio Gregotti Associati International |
Il catalogo della mostra, edito da Skira, comprende i contributi critici di Rafael Moneo, Franco Purini e Joseph Rykwert.
Il territorio dell’architettura. Gregotti e Associati 1953_2017
- Dove Padiglione di Arte Contemporanea (Pac) via Palestro 14, Milano
- Quando 20 dicembre 2017 – 11 febbraio 2018
- Orari Mar-Dom 9:30 – 19:30 (Mar-Gio fino alle 22:30)
- Ingresso 8 euro
- Informazioni e visite guidate gratuite 02.88446359, http://www.pacmilano.it