Sarà il premio Pritzker 2018 in persona a inaugurare, con un talk il prossimo 29 marzo, la mostra Balkrishna Doshi: Architecture for the People, in programma fino al 6 settembre 2019 presso il Vitra Design Museum di Weil am Rhein.
La mostra, un’iniziativa del Vitra Design Museum e della Fondazione Wüstenrot in collaborazione con la Vastu Shilpa Foundation, è curata da Khushnu Hoof. Si tratta della prima retrospettiva europea dedicata al novantunenne architetto e urbanista indiano, pioniere dell’architettura moderna che nei numerosi progetti, sviluppati in oltre 60 anni di professione, ha adattato alla cultura, alle condizioni e alle tradizioni del suo Paese.
In mostra, anche attraverso disegni e modelli originali provenienti dallo studio di Doshi, progetti realizzati tra il 1958 e il 2014 che spaziano dalla scala urbana alle residenze private e agli interni. Tra gli altri l’Indian Institute of Management (1977-92), lo studio dell’architetto a Sangath (1980) e il famoso progetto di abitazioni a basso costo di Aranya (1989).
L´insediamento residenziale low cost di Aranya a Indore, 1989 (foto ©Vastu Shilpa foundation) |
Documenti, fotografie e video illustreranno, a partire dal 1947, la lunga carriera di Doshi, le sue relazioni con influenti architetti come Le Corbusier – con cui collaborò al progetto di Chandigarh – Louis Kahn e Christopher Alexander e l’influenza che Doshi ha esercitato sulle nuove generazioni di architetti indiani.
Costantemente in equilibrio tra industrialismo e primitivismo, l’approccio di Doshi ha sempre cercato di radicare l’architettura nel più ampio contesto culturale, sociale e ambientale, con una filosofia umanistica che non ha mai trascurato i valori etici e le convinzioni religiose del luogo e delle comunità.
La mostra si articola in quattro sezioni, la prima delle quali, dedicata ai progetti di Doshi per la formazione, si concentra sul campus del Centre for Environmental Planning and Technology di Ahmedabad, dove nel 1962 il futuro premio Pritzker fondò la Scuola di Architettura.
L´ingresso della Scuola di Architettura del Centre for Environmental Planning and Technology di Ahmedabad, 1966-68 (©courtesy of Vastushilpa Foundation, Ahmedabad, photo Vinay Panjwani) |
La seconda sezione invece prende in esame la capacità dell’architettura di promuovere il cambiamento sociale. Ispirato dal Mahatma Gandhi, Doshi sviluppo un approccio dall’abitare basato sulla partecipazione collettiva e sulla possibilità di adattare gli edifici alle esigenze, mutevoli nel tempo, degli utenti, sviluppando ad esempio per Aranya, un complesso progettato per ospitare 80.000 abitanti, un sistema modulare, con i servizi di base – elettricità, acqua corrente, scarichi – raggruppati in un core minimo che ogni nucleo familiare residente poteva ampliare e personalizzare anche in base alle diverse possibilità economiche.
Balkrishna Doshi nel suo studio, foto © Iwan Baan |
Un altro focus è dedicato all’architettura pubblica, come il campus dell’IIM di Bangalore, con le corti pensate come grandi giardini e gli elementi di collegamento concepiti come nodi di comunicazione spontanea e interdisciplinare, realizzato in vent’anni, nel corso dei quali il progetto subì numerose aggiunte e alterazioni.
O anche la casa-studio Sangath, oggi circondata dall’espansione immobiliare della nuova Ahmedabad, dove tre generazioni della famiglia tuttora lavorano fianco a fianco.
Un corridoio del campus dell´Indian Institute of Management di Bangalore (© Courtesy of Vastu Shilpa Foundation, Ahmedabad, photo Vinay Panjwani) |
Infine sono in mostra i grandi masterplan urbani, rappresentati dalle linee-guida del 1984 per Vidhyadhar Nagar, sviluppo residenziale per 150.000 famiglie alla periferia di Jaipur su un lotto di 350 ettari: una città ‘sostenibile’ quando il termine ancora non esisteva che nasceva dalla fusione di principi pianificatori antichi e esigenze contemporanee e edifici pubblici e privati progettati per far fronte alle asprezze del clima caldo che ricreavano al contempo l’esperienza visiva dell’architettura tradizionale locale.