Inventory. The Fountains of Za’atari è il titolo del progetto e della mostra dell’artista Margherita Moscardini. La mostra, promossa e ospitata dalla Fondazione Pastificio Cerere di Roma, è frutto del lavoro svolto all’interno del campo per rifugiati di Za’atari in Giordania, il secondo insediamento più grande al mondo.
La mostra, che è stata inaugurata l’11 luglio scorso e che rimarrà aperta fino al 24 novembre, è curata da Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione. Nucleo centrale della mostra sono il libro e la scultura destinati alla collezione del Madre, il Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli.
Dettaglio del masterplan del campo di Za´atari; Terra di Mafraq su carta 650 gr. cm. 100×70
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Una ripresa dal drone, novembre 2017 |
Il campo di Za’atari è stato aperto nel 2012 per accogliere la popolazione siriana in fuga dalla guerra civile. Nel 2015 ha raggiunto una popolazione di 150mila persone, diventando la quarta città più grande della Giordania. Attualmente sono 80mila i siriani residenti.
«Za’atari è un osservatorio privilegiato su cui sono state investite risorse enormi e sperimentate tecnologie avanzate di servizi e impianti energetici – ha affermato Margherita Moscardini. Quanto avvenuto ha consentito di assistere al rapido processo di formazione di una città: in cinque anni il deserto si è trasformato prima in tendopoli e poi in città con un proprio sistema economico».
La mostra di Margherita Moscardini rimarrà apertà fino al 24 novembre prossimo (foto Andrea Veneri; courtesy Fondazione Pastificio Cerere e Margherita Moscardini) |
Dal settembre 2017 Moscardini lavora nel campo osservandolo attraverso il doppio paradigma posto dalla condizione dei rifugiati che, da un lato mettono in discussione il concetto di Europa, Nazioni unite e stato nazione, dall’altro ci chiamano a ripensare i campi come realtà urbane.
«Possono queste città essere concepite – ipotizza l’autrice – non più solo nel contingente dell’emergenza umanitaria, ma nel lungo termine, come sistemi virtuosi a cui si dedichino le menti migliori affinché diventino modelli giuridici, economici e sociali da esportare, forse capaci addirittura di sostituirsi al concetto di stato nazione?».
Inventory. The Fountains of Za’atari, Margherita Moscardini, Installation View (foto Andrea Veneri, courtesy Fondazione Pastificio Cerere e dell´artista) |
In concomitanza dell’apertura della mostra, oltre alla prima, avvenuta a Palermo il 15 giugno in occasione di Manifesta 12, sono previste alcune presentazioni: a settembre all’Istituto italiano di cultura di Istanbul, il 27 settembre al Maxxi di Roma, il 1° ottobre al Politecnico di Milano, il 3 ottobre all’Istituto italiano di cultura di Bruxelles, in autunno al Centre de la Photographie di Ginevra e alla Columbia University di New York e, in inverno, alla Nando and Elsa Peretti Foundation di Barcellona.
Il progetto ha vinto la prima edizione del bando Italian Council 2017, concorso ideato dalla Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.
Inventory. The Fountains of Za’atari è stato realizzato con il supporto dell’ambasciata italiana ad Amman e di The Khalid Shoman Foundation, Darat al Funun di Amman, Aics di Amman e Unhcr e in collaborazione con il collettivo diretto da Abu Tammam Al Khedeiwi Al Nabilsi e Marta Bellingeri.
Margherita Moscardini (Italia, 1981) lavora attualmente in Giordania e in Italia. Ha ottenuto il diploma di laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna con una tesi in Antropologia Culturale (2006); ha frequentato il XIV Advanced Course in Visual Arts, Fondazione Antonio Ratti, Como (2008). Ha sviluppato propri progetti a Parigi, Roma, Seoul, New York. È stata fellow 2015 dell’Italian Academy for Advanced Studies alla Columbia University di New York. Ha realizzato diverse mostre personali e collettive. Ha vinto la prima edizione del Premio Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, Torino, Italia, (2008); Premio 6 Artista 2012, Fondazione Pastificio Cerere, Roma; New York Prize 2014-2015, promosso dal Ministero degli Esteri e dalla Columbia University di New York; Italian Council grant promosso da Mibact 2017, in collaborazione con la Fondazione Pastificio Cerere di Roma. |