Le etichette dei prodotti di largo consumo oggi forniscono molte informazioni sulle materie prime impiegate: provenienza, contenuto calorico, possibili allergie e le future etichette di filiera che consentiranno di conoscere anche l’origine dei diversi componenti e l’effettivo impatto sull’ambiente.
Si tratta di un percorso di consapevolezza che l’International Living Future Institute (ILFI) ha avviato anche per quanto riguarda materiali, componenti e prodotti utilizzati nel settore delle costruzioni e dell’architettura di interni con l’etichetta Declare, di cui si è parlato alcuni giorni fa in un incontro promosso da Rebuild Italia presso la sede di Lombardini 22, a partire dalla testimonianza di Hani Hatami, A&D Manager and Sustainability Ambassadors di Humanscale, l’azienda americana produttrice di mobili per l’ufficio che per prima ha adottato il modello di certificazione Living Product – attualmente il 60% di tutte le etichette Declare riguarda prodotti Humanscale – e che ha rinunciato all’uso di ‘ingredienti’ che contengono Pvc, cromo esavalente, formaldeide e protezioni chimiche antimacchia per i tessuti.
La seduta per ufficio Diffrient Smart Ocean di Humanscale è prodotta a partire dal recupero di reti da pesca giunte a fine vita, che l´organizzazione per la salvaguardia degli oceani dalla plastica Bureo raccoglie e trasforma in pellet |
Ogni etichetta Declare indica il luogo di produzione (perché la sostenibilità è anche etica), la durata del prodotto e la riciclabilità dei suoi componenti, la segnalazione di additivi chimici potenzialmente nocivi secondo i regolamenti EPA o REACH e la loro percentuale.
In Italia è stata Isopan, società del gruppo Manni, a muoversi per prima in questa direzione ottenendo l’etichetta di trasparenza Declare per due dei suoi prodotti, LEAF e Green Roof (tra l’altro destinati a migliorare le performance energetiche degli edifici), come ha spiegato Rocco Traini illustrando la politica di sostenibilità adottata dal gruppo, che prevede entro il 2021 la riduzione del 15% delle emissioni di anidride carbonica e il riciclo di oltre il 92% degli scarti generati dai processi di lavorazione.
Ultimo caso presentato quello di Caparol, l’azienda del gruppo DAW da anni impegnata nello sviluppo di soluzioni per l’isolamento termico esterno accompagnate dalla Dichiarazione di Impatto Ambientale EPD: l’ingegnere Federico Tedeschi ha presentato il progetto CapaGeo, pitture per interni, smalti, impregnanti e vernici all’olio basati su materie prime e fonti energetiche rinnovabili.
«Declare rappresenta la rivoluzione della trasparenza per il mondo delle costruzioni: oltre a fornire in maniera semplice indicazioni complesse al mercato, si pone l’obiettivo di avviare una riflessione da parte delle aziende, per cambiare le regole del gioco, a beneficio di tutti – ha affermato nel corso dell’incontro Carlo Battisti, European Executive Director di ILFI.
Le aziende che certificano i propri prodotti, attraverso questo percorso arrivano infatti ad acquisire maggiore consapevolezza e voglia di innovazione. È anche attraverso questo tipo di approccio che arrivano, laddove possibile, a decidere di cambiare la formulazione dei prodotti. Un passaggio non banale, perché il mercato è ancora legato all’utilizzo di ingredienti nocivi per la salute e per l’ambiente».
«REbuild ha consolidato il suo ruolo nell´aprire in Italia temi cruciali per la sostenibilità e l´innovazione dell´ambiente costruito. Oggi oltre all’efficientamento energetico è quanto mai necessario puntare i riflettori sul tema della salubrità di prodotti e componenti – ha aggiunto il presidente di REbuild Italia Thomas Miorin.
Per perseguire tali obiettivi servono nuovi processi che portino l’edilizia a costruire ambienti salubri che riconnettano l’uomo alla natura, considerando la salute e il benessere in tutte le sue dimensioni».