L’anidride carbonica (CO2) è la prima causa dell’effetto-serra che surriscalda del pianeta, con temperature crescenti, causa tra l’altro dei crescenti incendi che ogni anno distruggono migliaia di ettari di foreste, rilasciando tutta la CO2 che attraverso la fotosintesi gli alberi avevano immagazzinato per decine o centinaia di anni.
Da decenni ormai istituzioni internazionali raccomandano scelte ambientali e industriali e comportamenti individuali in grado di contenere la crescita delle temperature, ma oltre a limitare le future emissioni di CO2 forse è arrivato il momento di eliminare quella che già esiste in atmosfera, e la ricerca tecnologica e industriale si muove anche in questa direzione, aggiungendo alle tre R dei comportamenti ambientalmente responsabili – Ridurre, Riutilizzare, Riciclare – la quarta R di ‘Rimuovere’.
Come nel caso di Orca, l’impianto di assorbimento e stoccaggio di CO2 che la società svizzera climeworks ha da poco inaugurato in Islanda, in posizione strategica nei pressi della centrale elettrica geotermica Hellisheiði, così che l’energia necessaria al suo funzionamento sia completamente rinnovabile.
La costruzione di Orca, iniziata nel maggio 2020, si basa su una tecnologia modulare avanzata sotto forma di potenti unità di raccolta, compatte e impilabili come container. Si tratta di una tecnologia facilmente replicabile su scale crescenti, ovunque siano disponibili ampie condizioni di energia rinnovabile e di stoccaggio.
La CO2 rimossa dall’aria viene stoccata in maniera permanente nel sottosuolo attraverso un processo di mineralizzazione messo a punto da Carbfix che replica artificialmente il processo naturale che in milioni di anni ha dato origine ai giacimenti di carbone.
Nella sua configurazione attuale Orca può catturare fino a 4.000 tonnellate di anidride carbonica all’anno. L’obiettivo, attraverso la scalabilità e la diffusione del sistema, è di raggiungere capacità di assorbimento e stoccaggio milioni di volte maggiori.