Prosegue fino al 9 ottobre al Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato Schema 50, la mostra che ricorda i cinquant’anni della Galleria Schema (1972-1994), interamente dedicata all’attività sperimentale dello spazio di ricerca delle neoavanguardie nazionali e internazionali di Firenze.
Ideata da Stefano Pezzato e realizzata dal museo in collaborazione con Raul Dominguez, co-fondatore di Schema, la mostra coincide con il centenario di nascita del suo fondatore, l’artista Alberto Moretti e fa seguito alle recenti esposizioni del Centro Pecci dedicate all’architettura radicale, di cui Schema è stata cassa di risonanza in Italia nei primi anni Settanta; si collega d’altra parte anche alle figure di Mario Mariotti, poliedrico artista fiorentino più volte attivo nella galleria, e di Lara-Vinca Masini, critica attenta a esperienze artistiche indipendenti come quella di Schema, oltreché amica e sodale di Alberto Moretti per oltre mezzo secolo, entrambe personalità di cui il museo oggi custodisce gli archivi.
Il percorso espositivo si articola in diverse sezioni, individuate fra quanto è stato raccolto e conservato della storia espositiva e culturale di Schema.
Insieme alle visioni di Superstudio, Ugo La Pietra e Gianni Pettena, a significative ricerche concettuali tra cui spiccano opere di Vincenzo Agnetti, Ketty La Rocca e Giuseppe Chiari, in mostra sono documentati interventi controversi e unici di Gino De Dominicis e Jannis Kounellis, di Vettor Pisani, Luigi Ontani e della compagnia Il Carrozzone; ma anche memorabili azioni soliste di Vito Acconci e Urs Lüthi, oniriche performance di Joan Jonas, Terry Fox e Chris Burden, un happening ideato e diretto da Allan Kaprow.
La sezione internazionale include opere originali dei maggiori protagonisti della Conceptual Art: le azioni fotografiche di John Baldessari, il racconto immaginario di Les Levine, le immagini e i testi “pubblicitari” di Dan Graham, le riflessioni e installazioni di Art & Language, le tautologie testuali di Joseph Kosuth, nonché lavori di artisti affermati come Joseph Beuys, Sol LeWitt, Ben Vautier e i “poveristi” Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio.
Fra la metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta emergono nuove tendenze figurative e si apre un nuovo confronto col passato, inteso come “premessa del futuro”, come nelle opere di Roberto Barni e della fotografa Verita Monselles che reinterpretano figure classiche della storia dell’arte, o i neon colorati ispirati all’architettura fiorentina del post minimalista Keith Sonnier.
Alla fine degli anni Ottanta la galleria si apre a diverse esplorazioni plastiche e pittoriche, in un periodo di recuperi e ritorni in cui vengono presentate anche le ravvicinate osservazioni fotografiche realizzate nei primi anni Settanta da David Hockney.
Fino alla sua chiusura, avvenuta il 31 dicembre 1994 e celebrata da un’acrobatica performance di Liliana Moro che ha per protagonista anche il critico Pier Luigi Tazzi, Schema ha continuato a proporre progetti e opere di nuovi artisti, in parte documentati dalla mostra.
Un importante capitolo espositivo riguarda la ricerca artistica di Alberto Moretti, che negli anni dell’apertura di Schema passa da una pittura di stampo minimalista a un’indagine di carattere scientifico e filosofico sull’opera pittorica. Seguono sperimentazioni con l’uso della fotografia associata a citazioni letterarie, approfondimenti delle corrispondenze simboliche sul tema dell’appropriazione, fino al progetto di carattere antropologico e sociale Techne e lavoro come arte, donato dall’artista al Centro Pecci nel 2010, un’installazione fotografica e testuale e un libro d’artista.
In concomitanza con la mostra, il 24 settembre 2022 viene organizzata una giornata di studi sull’attività di Galleria Schema e la coeva pratica artistica di Alberto Moretti, con testimonianze storiche e nuovi contributi critici.
La Galleria Schema (1972-1994)
Fondata dall’artista Alberto Moretti assieme a Roberto Cesaroni Venanzi e Raul Dominguez, la Galleria Schema venne inaugurata a Firenze nel febbraio 1972 con una mostra antologica del gruppo di architetti radicali del Superstudio, autori anche dell’allestimento dello spazio espositivo in via della Vigna Nuova, con griglie a traliccio parallele fra il pavimento e il soffitto che diventerà un tratto distintivo della galleria.
Sin dall’apertura Schema si contraddistingue per le audaci proposte espositive: nell’ottobre 1972 vi espone Ugo La Pietra che promuove la distruzione delle discipline attraverso Il sistema disequilibrante, ideato come “individuazione di operazioni estetiche capaci di decodificare, provocare, dare la possibilità di rompere gli schemi precostituiti”. Nel febbraio del 1973 è la volta di Gianni Pettena al rientro da un soggiorno a Salt Lake City, che presenta i risultati delle esperienze compiute oltreoceano sul “rapporto con la città, il rapporto con l’abitare oggi, in un luogo in cui la presenza degli elementi naturali è particolarmente rilevante”.
Spazio di ricerca fortemente orientato alla promozione delle neo avanguardie nazionali e internazionali, attento alle coeve sperimentazioni in ambito teatrale, cinematografico e musicale, fino alla sua chiusura avvenuta nel 1994 la Galleria Schema ha organizzato mostre ed eventi incentrati prevalentemente sull’arte concettuale e post concettuale, l’architettura radicale, la performance e l’happening, l’arte antropologica e politica, che ha accompagnato con iniziative pubbliche anche di carattere teorico quali incontri, seminari e presentazioni di libri.