Marina Tabassum, Inner Mongolia Grand Architecture Design Co, Takween Integrated Community Development, Zav Architects, KA Architecture Studio, DB Studios, Aau Anastas: sono i vincitori dell’edizione 2025 dell’Aga Khan Award for Architecture, il premio internazionale da un milione di dollari istituito nel 1977 dal principe Karim Aga Khan IV che ha il merito di portare all’attenzione del mondo opere legate al mondo islamico in genere fuori dai radar della cultura cosiddetta ‘Occidentale’ (anche se di questi tempi l’Occidente non si sente molto bene).
I sette vincitori di quest’anno sono stati scelti dalla giuria, presieduta da Yvonne Farrell (Grafton Architects) e composta da Azra Akšamija, Noura Al-Sayeh Holtrop, Lucia Allais, David Basulto, Kabage Karanja, Yacouba Konaté, Hassan Radoine, Wong Mun Summ, dopo avere visitato in situ tutti i lavori della shortlist che era stata presentata in giugno.
I progetti premiati si trovano in Bangladesh, Cina, Egitto, Iran, Pakistan e Palestina.
La premiazione ufficiale avrà luogo il 15 settembre a Bishkek, Kirgizistan. Il premio coinvolge, oltre ai progettisti, le pubbliche amministrazioni locali, i costruttori, i committenti, gli ingegneri e le maestranze specializzate che hanno avuto un ruolo importante nella realizzazione dei progetti.
Khudi Bari (anche nella foto di apertura). Pensata per diversi luoghi del Bangladesh, quella di Marina Tabassum è una soluzione replicabile e a basso costo, in bambù e acciaio, per popolazioni colpite da catastrofi climatiche o geografiche.

Costruito con mattoni di recupero, il centro comunitario del West Wusutu Village progettato dallo studio Inner Mongolian Grand Architecture Design Co. crea spazi culturali per residenti e artisti di una comunità multi-etnica comprendente anche gli Hui di fede musulmana.


In Egitto, la società pubblica di sviluppo immobiliare Takween ha promosso la rivitalizzazione del centro storico di Esna (34 miglia a sud di Luxor), il cui tessuto urbano è uno dei rari esempi di coesistenza tra culture diverse sopravvissuto fino ai nostri giorni.

Più conosciuto, per le immagini già circolate su molti siti web specializzati, il progetto di Zav Architects per l’isola di Hormuz: il Majara Residence and Community è un complesso turistico di piccole abitazioni a cupola il cui arcobaleno di colori riflette l’ocra del suolo dell’isola.


Sempre in Iran, la stazione della metropolitana Jahad a Teheran, prima in rovina, è stata trasformata da KA Architecture Studio in un vivace nodo pedonale. L’impiego di mattoni fabbricati a mano – ha rilevato la giuria – rafforza la connessione dell’intervento con la ricca eredità architettonica iraniana, mentre la calda texture enfatizza lo status della stazione come nuovo monumento urbano.

A Islamabad, l’edificio multipiano Vision Pakistan di DB Studios, ricco di luce e con facciate ispirate all’artigianato arabo e pakistano, ospita una scuola guidata da un’organizzazione non profit che aiuta giovani svantaggiati a costruire un futuro professionale.


Il Wonder Cabinet di Betlemme, in Cisgiordania, è uno spazio espositivo e di produzione progettato da Aau Anastas su input di artigiani e costruttori locali per creare un hub di artigianato, design, innovazione e apprendimento.

