Il nuovo Altatto secondo Nicola Lorini: materia, luce e trasparenza

A Milano nel quartiere Barona, Altatto ha aperto un nuovo ristorante che riflette la sua evoluzione e il desiderio di trasformare l’accoglienza in un progetto architettonico. Le fondatrici Cinzia De Lauri e Sara Nicolosi hanno coinvolto l’artista e designer Nicola Lorini, alla guida della pratica interdisciplinare The Present Tense, per immaginare un ambiente capace di tradurre la loro visione in un linguaggio architettonico fatto di luce morbida, superfici vive e gesti calibrati.

 

La prospettiva verso il giardino mostra la successione degli ambienti separati dai pannelli operativi e illuminati da sospensioni in porcellana, ph. ©Laura Spinelli.

 

La cucina, completamente a vista, rappresenta il centro attorno a cui si organizza il ristorante: un blocco di pietra scolpito e continuo, con volumi morbidi e innesti artigianali che sembrano modellati a mano. È qui che la materia si fa presenza, come nel grande lavabo in serpentino verde che introduce un gesto scultoreo e quasi rituale all’ingresso della sala.

 

Una grande credenza in legno scuro integra ripiani, nicchie e vani scorrevoli, definendo uno sfondo materico per la sala, ph. ©Federico Floriani.

 

A fianco di Lorini, l’architetta Cristina Raimondi ha coordinato gli aspetti strutturali e tecnico-amministrativi del progetto, garantendo continuità tra visione e realizzazione.

 

Un angolo della sala con illuminazione puntuale e superfici materiche; in fondo si intravede il lavabo in pietra verdello, ph. ©Federico Floriani.

 

Tre ambienti si susseguono senza gerarchie, divisi dai pannelli in feltro Woal disegnati da Maddalena Selvini, che firma anche i piatti, i bicchieri e le lampade realizzati in porcellana utilizzando scarti di pietra ollare. In tavola anche i bicchieri in vetro di Murano della collezione Filigrana, progettati da 6:AM e realizzati con la tradizionale tecnica muranese a canne.

 

Il lavabo in serpentino verde della Valmalenco, ph. ©Federico Floriani.

 

La palette materica — multistrato, ferro, alluminio, legno intagliato, lana, pietra — costruisce un lessico che unisce rigore modernista e sensibilità manuale, evidente sia negli arredi in ferro grezzo sia nel grande mobile contenitore in legno scuro, disegnato con una precisione quasi grafica.

 

Vista della sala con tavoli in metallo e legno e sedia progettata con Work In Design; al centro, vaso in ceramica con inserto vegetale essenziale, ph. ©Federico Floriani.

 

Modellato in gesso e fibre vegetali insieme all’artista Sara Ravelli, il pass – il piano di servizio dove i piatti vengono posati prima di arrivare ai tavoli – introduce una presenza plastica che richiama le forme del primo Novecento, mentre la sedia sviluppata con Work In Design definisce un segno leggero, essenziale, perfettamente coerente con lo spirito del luogo.

 

Parete attrezzata in legno scuro e volumi chiari intersecati, progettata come fondale funzionale alla sala, ph. ©Federico Floriani.

 

Si compone così  un interno che non cerca effetti, ma equilibrio: luce bassa e puntuale, dettagli scolpiti, materiali lasciati parlare nella loro natura. Il progetto restituisce ad Altatto un’identità chiara, misurata, materica, dove architettura e gesti quotidiani costruiscono un unico paesaggio.

 

La cucina a vista con piano in pietra e pass modellato in gesso e fibre vegetali definisce il rapporto diretto tra preparazione e sala, ph. ©Laura Spinelli.

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