Un budget di 600 milioni di euro per un immenso parco aperto sulla baia. Dove natura, tecnologia e innovazione si fondono per offrire informazione e intrattenimento. È la strategia di Singapore: la città immersa in un giardino.
Più della metà della popolazione mondiale vive ormai nelle città. Mentre noi ce lo raccontiamo per l’ennesima volta (perlopiù senza approfondire), ci sono città che si restringono o falliscono, come Detroit, e altre che crescono, come Singapore. Con un’estensione pari alla metà del comune di Roma ma il doppio della popolazione, la piccola Svizzera dell’estremo Oriente, quarta piazza finanziaria dopo New York, Londra e Tokyo, già oggi vanta la più alta concentrazione di miliardari per chilometro quadrato. Qui il PIL pro-capite è di 60mila dollari, la prima lingua è l’inglese e la metà dei suoi 5 milioni di abitanti è formata da stranieri. Tutti motivi di investimento a cui corrisponde un frenetico sviluppo urbano, tanto che la superficie della capitale cresce: trasportando in mare rocce e terra delle colline, Singapore ha già rubato più di 100 kmq di superficie edificabile all’oceano e altrettanti ne recupererà entro il 2030. È su una porzione di questa terra artificiale che negli anni ‘90 ha preso avvio lo sviluppo della nuova downtown delle tre E – explore, exchange, entertain – con l’obiettivo di raddoppiare il distretto finanziario, creare molteplici forme di intrattenimento e costruire residenze “high end”. Le tre torri del Marina Bay Sands, hotel, residenze per nuovi ricchi e casinò disegnate da Moshe Safdie, caratterizzano l’area; recentemente sono stati inaugurati i South Bay Gardens. Autore del masterplan lo studio inglese Grant Associates. Sviluppato su 57 ettari è il maggiore dei tre parchi di Marina Bay e conta su due icone architettoniche: le cupole delle biosfere vegetali, progettate da Wilkinson Eyre Architects, e i 18 supertree di Grant Associates.
Il diagramma descrive l´ecosistema studiato per ridurre al minimo i consumi termici, elettrici e idrici (courtesy ©Grant Associates)
Le biosfere
Le gigantesche cupole vetrate del Flower Dome (per specie vegetali del Mediterraneo e dei climi asciutti temperati) e della Cloud Forest (clima umido delle zone montuose tropicali) coprono complessivamente una superficie di 28mila mq e accolgono circa 226mila specie vegetali all’interno di un volume complessivo di quasi 350.000 mc. Si tratta di specie provenienti da tutti i continenti, in molti casi minacciate dal cambiamento climatico e dalla perdita di habitat causata dalle attività dell’uomo. Associando informazione a intrattenimento (all’interno del Flower Dome vi sono anche una food court e un’area eventi con capienza di mille persone), questi orti botanici del nuovo millennio si propongono di far crescere la consapevolezza del pubblico nei confronti dell’ecosistema. Gli accorgimenti tecnologico-impiantistici adottati riducono di circa il 30% il non indifferente fabbisogno energetico del complesso: gli oltre 6.000 pannelli vetrati delle cupole sono in vetro selettivo per abbattere il surriscaldamento garantendo al contempo il massimo apporto di luce naturale; un sistema domotico governa le schermature solari; l’aria interna viene deumidificata e poi raffrescata, riducendo così il fabbisogno energetico del condizionamento; scambiatori di calore acqua/aria affogati nelle piastre in CA e un sistema di ventilazione forzata raffresca le cupole solo al livello terreno mantenendo la giusta temperatura per tutta la loro altezza interna (nella Cloud Forest raggiunge i 54 metri). Larga parte dell’elettricità necessaria per il condizionamento delle biosfere viene prodotta da una turbina a biomassa che proviene in parte dagli scarti vegetali delle biosfere. Il calore in eccesso è utilizzato per rigenerare il liquido del processo di deumidificazione.
Esploso delle biosfere. Affacciate sulla baia, autentici orti botanici del nuovo millennio, accolgono centinaia di migliaia di piante di specie diverse (courtesy ©Grant Associates)
I supertree
Grant Associates ha progettato anche i 18 supertree disseminati nel parco. Strutture artificiali alte da 25 a 50 metri, questi “alberi” su cui crescono giardini verticali hanno il compito di stabilire una relazione in altezza con gli edifici che già sorgono e ancora sorgeranno intorno ai South Bay Gardens, e quella di offrire ombra e riparo ai visitatori durante il giorno. A un core di sostegno in cemento armato è agganciato un tronco in tubi d’acciaio che regge una chioma, sempre metallica, a forma di ombrello rovesciato; al tronco sono inoltre ancorate le strutture che sostengono e irrigano la “pelle” vegetale che li riveste: 162.900 piante di più di 200 specie adatte al clima di Singapore ma provenienti prevalentemente dal Centro e Sud America, tra cui orchidee, tillandsie, felci e rampicanti, scelte per la loro leggerezza, ridotta necessità di terreno, semplicità di manutenzione e aspetto. Se di giorno i superalberi ombreggiano, di notte si trasformano in un luminoso sistema di proiezione multimediale (progetto di LPA). Due supertree sono collegati tra loro da una passerella che offre ai visitatori scorci insoliti dell’intero parco da 22 metri di altezza, mentre il più alto degli alberi artificiali accoglie alla sommità una caffetteria (design Wilkinson Eyre) con vista panoramica sulla baia. Alle funzioni di intrattenimento e scoperta i supertree uniscono compiti ambientali. Oltre ai giardini verticali, alcuni alberi accolgono pannelli fotovoltaici che contribuiscono al fabbisogno elettrico del complesso, altri raccolgono le acque meteoriche facendole confluire verso il serbatoio di servizio del sistema di irrigazione delle biosfere. il parco Di Grant Associates l’intero progetto di paesaggio dell’area. Concepito anch’esso per destare interesse e curiosità, il parco si articola in due grandi ambienti a tema suddivisi in altri più piccoli: gli Heritage Gardens, che ricostruiscono giardini storici delle culture delle principali etnie che popolano Singapore, con giardini cinesi, indiani, coloniali e dei tradizionali villaggi del sud-est asiatico; e The World of Plants, dedicato alla natura, all’ambiente e alle biodiversità. Alla realizzazione dei Bay South Gardens ha collaborato un team internazionale multidisciplinare. Coordinati da Grant Associates, responsabili del masterplan e della progettazione degli interni delle biosfere, dei supertree, dei giardini tematici e delle strutture botaniche, hanno lavorato architetti, ingegneri, botanici, illuminotecnici e specialisti in digital signage. In particolare Wilkinson Eyre Architects (UK) per gli edifici e le architetture, Atelier Ten (UK) per le strategie ambientali e l’impiantistica, Land Design Studio (UK) per lo sviluppo dei percorsi pubblici informativi e LTA Lighting Planners Associates (Giappone) per l’illuminazione.
I supertree del parco sono strutture artificiali costituite da un nucleo di sostegno in cemento ricoperto da tubi metallici che sorreggono giardini verticali (courtesy ©Grant Associates)