Una scala di alluminio è leggera e l’archeologa Maria Reiche poteva portarla con sé in Perù, per osservare dall’alto i geoglifi di Nazca. Visti da terra erano solo sassi ma da lassù se ne poteva comprendere il disegno.
Dalla storia, raccontata da Bruce Chatwin, prende spunto Alejandro Aravena per presentare la sua Biennale, Reporting from the Front, nella conferenza stampa della scorsa settimana con il presidente Paolo Baratta.
Secondo Aravena il valore dell’architettura consiste nella sua capacità di migliorare la vita delle persone, in un dato luogo di un dato momento storico, mentre non ha valore per sé, in termini autoreferenziali.
Per questa ragione il programma della 15esima Biennale include dodici temi ai quali l’architettura può dare risposte. Obiettivo della mostra è quello di mettere in luce i progetti di chi, attraverso l’architettura, si confronta con le diseguaglianze sociali, la segregazione, l’emarginazione urbana, il diritto all’acqua e alla salute, i disastri naturali e quelli ambientali, l’emigrazione, l’inquinamento e il cambiamento climatico.
La sua proposta è quella di condividere con una audience più ampia, non costretta nei limiti della professione, gli esempi di chi con l’architettura affronta nuovi campi d’azione. Dove si combinano poesia e urgenza materiale, creatività e buon senso e dove si fondono, trovando espressione, pertinenza pragmatica e natura esistenziale.
Un ritorno alle origini, una Biennale “politica”? Sì se gli architetti vivono in questo mondo e ancora sì dal momento che per esprimere qualità per la vita ogni progetto è costretto a confrontarsi, a fare i conti con una varietà di fattori e di attori, a partire dalle istituzioni pubbliche che esprimono volontà politica e, attraverso le loro burocrazie, regolatoria.
E in fondo per la terza volta sì dal punto di vista di un’istituzione culturale come la Biennale, il cui scopo – come ricordava il presidente Paolo Baratta – è la diffusione della cultura, fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori. In fondo, ricordava sempre Baratta, è stato anche per questo che negli ultimi anni i tempi della manifestazione si sono dilatati fino a sei mesi.
L’altra domanda cruciale che questa Biennale pone è: ma allora, come appare anche da altri segnali, gli architetti sono inutili? A questa domanda Aravena risponde che il ruolo dell’architetto è esattamente quello di favorire il convergere di competenze e saperi diversi intorno al progetto.
Ancora nessuna anticipazione visiva dei modi con cui gli 88 gruppi e i 57 Paesi partecipanti interpreteranno il tema di Reporting from the Front.
15esima Biennale di Architettura, Reporting from the front
Venezia, Arsenale e Giardini
28 maggio – 27 novembre 2016