Una mostra e un libro per raccontare, con gli occhi del fotografo Carlo Valsecchi, le opere architettoniche realizzate, nel corso di vent’anni (2000-2020), dallo studio di architettura e interior design Acpv Architects Antonio Citterio Patricia Viel.
Dal 12 aprile al 12 maggio 2024 – nello storico Palazzo Morando a Milano, sede oggi di un museo dedicato alla storia della Città e all’esposizione della raccolta Costume e Moda – saranno esposte foto in grande formato che rappresentano la sintesi del viaggio di Valsecchi – durato 12 anni – tra le architetture progettate dallo studio milanese.
Nelle immagini di Carlo Valsecchi, l’ambiente costruito si fonde nel paesaggio in un processo di scambio fra l’architettura e la complessità della città – dove i progetti si perdono tra i profili delle colline e dei quartieri, da Milano ad Amburgo a Taichung (Taiwan).
La mostra – organizzata da Acpv Architects e Silvana Editoriale e con il patrocinio del Comune di Milano – è un distillato delle ‘analogie visive’ che si sviluppano interamente nel volume “Acpv Architects Antonio Citterio Patricia Viel as seen by Carlo Valsecchi” (2024, Silvana Editoriale), arricchito dai contributi scritti del curatore e saggista Francesco Zanot, dell’architetto Valerio Paolo Mosco, del critico d’arte e curatore Francesco Bonami e dello scrittore Deyan Sudjic.
Il progetto mostra come catturare l’architettura con il mezzo fotografico non sia un fatto semplice, come si legge nella prefazione del libro: «L’architettura è viscerale. Una fotografia è qualcos’altro, non per questo meno coinvolgente, ma non è la stessa cosa. L’architettura stessa non deve essere fotografata. Il valore di questo libro risiede in questo paradosso. Raccoglie immagini fotografiche e le storie di quelle immagini».
Carlo Valsecchi
Carlo Valsecchi (Brescia, 1965) vive e lavora a Milano. Osserva lo spazio come insieme di microcosmi e restituisce porzioni e dettagli di spazi senza tempo attraverso fotografie di grande formato.
Lo scarto prospettico tra le diverse scale, l’individuazione di griglie e l’astrazione del soggetto sono gli elementi principali del suo linguaggio, che lavora sullo spaesamento percettivo, trasmettendo la componente più enigmatica della realtà.
Nel 1992, il suo lavoro è stato selezionato per la Biennale di Architettura di Venezia. Ha tenuto mostre personali e partecipato a numerose collettive in Italia e all’estero.
Nel 2010, il suo libro Lumen (Hatje Cantz, 2009) ha ricevuto la medaglia d’argento al Deutscher Fotobuchpreis.