È la piazza, forse una delle piazze di Firenze dove nacque, al centro dell’ultimo saggio di Richard Rogers, scomparso l’altra sera all’età di 88 anni. Perché le città non sono fatte di edifici ma delle persone che le abitano e ciò che più conta è la vita che si sviluppa tra gli edifici: «le città sono il palcoscenico dove si svolge la rappresentazione e le architetture sono le scene tra le quali la rappresentazione si svolge. A place for all».
Leone d’Oro alla carriera nel 2006, premio Pritzker l’anno seguente e AIA Gold Medal nel 2018, Richard Rogers si era laureato nel 1959 alla School of Architecture dell’Architectural Association. Nel 1962 aveva conseguito il Master in architettura (M Arch) all’università di Yale.
Nel 1998 venne chiamato dal governo inglese a dirigere la Urban Task Force per studiare il tema della rigenerazione urbana delle città del Regno Unito e la possibilità di realizzare 4 milioni di nuove abitazioni. Gli esiti di quell’impegno, cui contribuirono architetti, urbanisti, accademici, sviluppatori e politici vennero pubblicati nel 1999 nel saggio “Towards an Urban Renaissance”.
Durante gli anni Ottanta e Novanta Rogers fu consulente di Francois Mitterand per il programma Grand Projets di Parigi e dal 2001 al 2003 del sindaco di Barcellona per le strategie urbane.
In seguito, come consulente del sindaco di Londra Ken Livingstone, diede vita alla commissione di Architettura e Urbanistica per promuovere la rigenerazione dei siti dismessi e il miglioramento degli spazi pubblici della capitale inglese, incarico che proseguì quando divenne sindaco Boris Johnson, promuovendo la densità urbana come unico approccio sostenibile a uno sviluppo urbano capace di far fronte alla crescita del numero di abitanti.
Aveva una visione collaborativa del progetto di architettura e di urbanistica: «l’architettura è un tema troppo complesso per essere affrontato da una persona sola – diceva – è interessante la dinamica che si crea quando intervengono altre discipline, dalla sociologia alla matematica, dall’ingegneria alla filosofia. Questa integrazione dà vita a un approccio etico più utile, e a un’estetica che meglio rappresenta meglio le istanze del mondo moderno. Ma nessuno meglio di un committente illuminato contribuisce alla chiarezza di un progetto».
Tra le sue architetture più note, oltre al Centre Pompidou con Renzo Piano, la sede dei Lloyds (1978-1986) e il Millennium Dome (O2) a Londra e il terminal 4 dell’aeroporto di Madrid. In Italia Rogers ha lavorato alla sede di B&B Italia con Renzo Piano (1973) e ha sviluppato il masterplan per il comune di Scandicci (2002),
Fondato come Richard Rogers Partnership nel 1977, lo studio nel 2007 ha preso il nome di Rogers Stirk Harbour + Partners, per riconoscere gli essenziali contributi di Graham Stirk, autore del Leadenhall Building, e di Ivan Harbour, progettista del Maggie’s West London Centre. Oggi lo studio, guidato da 13 partner, occupa alcune centinaia di collaboratori.