Più di un miliardo di persone vive in ripari autocostruiti con materiali di risulta, su terreni di scarto e senza le più elementari infrastrutture. Ad essi si aggiungono milioni di homeless, di rifugiati concentrati in campi profughi e di persone che fuggono da Paesi in guerra e da terre colpite da epidemie e calamità, naturali o indotte dalle attività dell’uomo.
Nel mondo ci sono anche 3,2 milioni di architetti la cui capacità propositiva, sia sul piano tecnico sia su quello politico come opinion leader, possono incidere su questo stato di cose sviluppando proposte per promuovere un autentico cambiamento: in un’urbanistica che non trascuri i più deboli, nel ricreare sistemi di relazioni e di vita per i villaggi e le piccole città delle aree interne in progressivo abbandono, nel guidare la società e le opinioni pubbliche alla ricerca di modelli di vita che rendano le città più vivibili per tutti, abbattendo i muri delle diseguaglianze.
Il 7 ottobre, World Architecture Day e UN World Habitat Day, l’Union Internationale des Architectes ci invita a combattere contro i costi crescenti delle abitazioni attraverso politiche innovative e la ricerca di nuove soluzioni costruttive, e una ferma richiesta di politiche di sviluppo rivolte a un maggiore equilibrio socio-economico. Possiamo ottenere uno sviluppo equo e condividere la responsabilità di dare un alloggio a tutti, specialmente ai meno fortunati.
Architettura, una casa per tutti non è uno slogan: deve diventare un dovere, una richiesta e un impegno.