Triennale Design Museum presenta la prima grande mostra monografica sul lavoro di Ugo La Pietra dal 1960 a oggi con l’obiettivo di mettere in luce l’aspetto umanistico di un progettista eclettico, difficile da classificare. La mostra si inserisce in un percorso tracciato da Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum, che rivendica la continuità di una ricerca volta a rivalutare i non allineati, gli eretici, i sommersi, da Gino Sarfatti a Piero Fornasetti, via via fino a Ugo La Pietra.
Architetto di formazione, artista, cineasta (e attore), editor, musicista, fumettista, docente, Ugo La Pietra rimane un osservatore critico della realtà, che ha sondato, analizzato, criticato, amato, riprogettato con una profondità rara, disvelando le contraddizioni insite nella cultura e nella società. In termini teorici la sua completa attività – così eterogenea e complessa da risultare di difficile collocazione critica e disciplinare – è da interpretare come una lunga militanza all’interno della categoria dell’anti-progetto. La sua attività compie oggi mezzo secolo e ha attraversato momenti molto significativi della storia contemporanea, dagli anni Sessanta di una Brera capitale della cultura agli anni della Contestazione dei Settanta, all’avvento della comunicazione mediatica di massa e i relativi effetti sul mondo domestico e psicologico degli Ottanta.
Ugo La Pietra, Immersione “Caschi sonori”, installazione alla Triennale di Milano (con Paolo Rizzatto), 1968 (courtesy Archivio Ugo La Pietra)
Ma la parte più inesplorata e allo stesso tempo radicale del suo lavoro è data dall’attenzione verso la globalizzazione del mondo e dall’avvicinamento in tempi non sospetti al tessuto artigiano lungo tutto il paese, considerato dal pensiero mainstream un non-valore più che serbatoio di maestria artigiana e culturale e alternativa praticabile dal sistema design, come in tempi recenti è stato dimostrato. La Pietra fa della quotidianità e dei comportamenti il proprio campo d’azione e discussione, utilizzando se stesso, il proprio corpo, gli amici, la propria casa, la città e il Paese – senza mai tralasciare ironia e sarcasmo – per narrare il rapporto individuo-ambiente. Dove per ambiente si intende la fenomenologia della realtà e non il fattore strettamente urbano o ecologico, amplificando il significato non solo del contesto progettuale ma dell’intero bagaglio emotivo, antropologico, esistenziale del nostro stare nel mondo.
Ugo La Pietra, Diagramma Immersione “Colpo di vento (una boccata d’ossigeno)”, 1970 (courtesy Archivio Ugo La Pietra)
Attraverso una selezione di oltre 1.000 opere, la mostra è strutturata secondo un percorso che, dalle origini concettuali del suo pensiero, si “manifesta” attraverso un racconto – per ricerche e sperimentazioni, oggetti e ambienti – che dall’individuo si propaga verso l’osservazione, la riappropriazione, la progettazione dello spazio e della realtà. La presenza di opere e documenti, accompagnati da materiali audiovisivi e sonori, concorre alla messa in scena della cosmologia progettuale emersa dalla lettura globale della produzione di Ugo La Pietra.
Ugo La Pietra 26 novembre 2014 – 15 febbraio 2015 Triennale di Milano A cura di Angela Rui Progetto di allestimento Ugo La Pietra Progetto grafico POMO Catalogo Corraini Edizioni Orari: martedì-domenica 10.30-20.30; giovedì 10.30-23.00