Centinaia i visitatori della mostra Architettura 6.0 tra progetto e futuro, inaugurata in occasione della Milano Design Week e aperta fino al 24 settembre presso lo showroom Cosentino City Milano, in piazza Fontana.
Organizzata da Danilo Premoli, che ne ha curato anche l’allestimento, Architettura 6.0 presenta visioni, futuribili, in corso o già realizzate – descritte su tavole A3 e con modelli prodotti in stampa digitale – di sei studi di architettura.
Atelier(S) Alfonso Femia | Under the Sky Sotto un Cielo…
L’atto di generosità di un progetto per lo spazio pubblico, un progetto non dovuto. ‘Generosità’ è una delle parole chiave della progettualità di Alfonso Femia, con la quale si intende un ritorno agli spazi collettivi, un approccio aperto alla poesia e libero dalla mera funzionalità. Un sistema arcaico, che riporta all’essenza, come la copertura dal cielo, per definire un perimetro. Under the Sky si appoggia sul terreno in pochi punti, è monumentale ma discreto e dal minimo impatto sul territorio.
«La struttura puntuale, verticale definisce una area – spiega Alfonso Femia – e sorregge un cielo che si interpone con il cielo che ci avvolge tutti insieme. Lo capta, per porzioni, lo ingabbia per parti, lo porta a noi attraverso un gioco di specchiature e/o di colori e di materie che si interpongono».
Scandito da grandi vasi trapezoidali come una sequenza di segni che si racconta nel tempo, Under the sky sotto un cielo… non è un volume che tiene chiuso il mondo, ma vive tra i mondi, tra terra e cielo. Presto lo potremo sperimentare in una o più piazze del Mediterraneo.
Studio Mygg | Casa Blossom
Il progetto di Mygg è un manifesto dedicato a una nuova idea di glamping botanico, un luogo per contemplare e conoscere la natura senza possederla.
Casa Blossom è un padiglione che grazie alla stampa 3D può ripetersi fino a generare un insediamento di multipli diffusi in un contesto naturale.
Casa Blossom è così un luogo di studio e villeggiatura, una casa semplice come un fiore a stella in cui ogni petalo corrisponde a una funzione della vita. Ogni spazio è diviso da un giardino-erbario dove poter studiare e conoscere la natura con un amore disinteressato.
Come ci ricorda Gerardo Sannella «la natura è spesso strumentalizzata per i nostri fini, mentre andrebbe amata e rispettata per quello che è. Le piante sono spesso ridotte a strumento di consumo. Dietro al progetto c’è la volontà di riportare ordine nel dibattito distorto che si è creato in questi anni tra Natura e Architettura. L’Architettura – che è sempre strumento di seduzione e di potere – cerca nella Natura un’alleata e ne fa oggi in modo spregiudicato un oggetto esibizionistico: gli alberi diventano in quest’ottica strumentale i simboli di un concetto edonistico e decorativo della natura che è irrispettoso verso la natura stessa».
Park Associati | Hq Il Sole 24 Ore, Milano
In fase di commercializzazione l’intervento di hard retrofitting di Park Associati si chiamava Urban Cube: la sua selezione per la mostra è stata quindi naturale.
Il progetto ha trasformato un edificio cubico monolitico rinchiuso nel proprio volume opaco in un edificio innovativo, permeabile e godibile. La ricerca sulla facciata, gli spazi interni luminosi e adattabili alle esigenze del tenant, il gruppo editoriale Il Sole 24 Ore, e la grande terrazza al decimo piano con vista sulla città e sulle Alpi caratterizzano il progetto.
«Abbiamo scelto il progetto del Hq Sole24 Ore – spiegano in Park – perché rappresenta la realizzazione più recente di una tipologia di progetto su cui lavoriamo molto: il recupero del patrimonio architettonico esistente. Il retrofitting, o hard retrofitting come noi lo chiamiamo: ripensare edifici diventati obsoleti dal punto di vista energetico e di comfort interno in modo creativo».
Vittorio Grassi Architects | EM3 Planet Earth Module
La proposta di Vittorio Grassi per Architettura 6.0 è un edificio prefabbricato che prende origine da una forma cubica di 9 metri di lato e si curva di volta in volta in facce concave o convesse. Le unità abitative, costituite da sezioni ripetute e modulari, sono pensate per essere realizzate in un processo industriale off-site, consegnate in cantiere e installate.
Lo studio concepisce l’architettura come un processo industriale sostenibile, basato sulla scalabilità, la modularità e la customizzazione: solo così si può ambire alla qualità, al controllo e rendere più efficienti i processi. EM3 Planet Earth Module è un progetto integrato in cui l’utente finale viene coinvolto fin da subito: allo studio attento del design si associa quindi una profonda relazione con la persona. La filosofia della scatola di montaggio, ovvero la possibilità di creare edifici con una selezione prestabilita di elementi, siano essi ambienti aggregabili o parti di edificio, permette di creare linguaggi differenti partendo dallo stesso vocabolario.
L’edificio può essere personalizzato e adattato in base alle caratteristiche dei luoghi in cui si trova e la composizione generale può cambiare a seconda del clima e delle necessità, così come i materiali e le finiture. L’unico vero limite di questa architettura è nella nostra immaginazione.
Dontstop Lab Maurizio De Caro e Michele Brunello | Il silenzio (e il rumore) dell’architettura dentro la natura
Quella di Dontstop Lab Maurizio De Caro e Michele Brunello è un’architettura senza filtri e soglie, una struttura poliformica che guarda la natura e ne è attraversata. Un’architettura per vivere e per giocare, che esprime libertà di attraversamento, di uso e l’eliminazione di ogni definizione funzionale: de-comprimersi, ri-appropriarsi del silenzio, relazionarsi con i materiali della natura ricreati nel progetto che contiene ogni virtualità espressiva, ogni possibilità dell’esistenza.
«Nel mistero delle scelte architettoniche – dicono gli architetti – si nasconde la bellezza del nostro pensare, del nostro agire, come architetti e come filosofi, per dare senso compiuto a quello che oggi riusciamo solamente a immaginare: nel silenzio o nel rumore».
Giuseppe Tortato Architetti | Il faro nell’isola in città
Il progetto di Giuseppe Tortato contrasta la logica imperante delle lottizzazioni e delle cubature. L’architetto ha scelto di progettare un eremo in città: una piccola torre in legno ritorta biodegradabile al 100 per cento come un faro al centro di boschi e orti. Come fuori dal mondo, l’edificio è volutamente indipendente dal contesto secondo un approccio mentale di critica verso l’esistente. Un’architettura ispirata ai tulou della Cina meridionale: abitazioni contadine collettive, costruite a fortezza, in cui è forte il contatto diretto tra le persone.
«La mia è stata una risposta istintiva, una visione non meditata – ci dice Giuseppe Tortato – ho trovato divertente sprecare la volumetria. Infatti alla denominazione 6.0 ho reagito con sorpresa, mi ero quasi compiaciuto di essermi perso qualcosa in questa epoca di accelerazioni e novità senza sosta. Siamo sempre indietro rispetto alle novità, alla cultura artificiale fatta di nulla, in un mondo sempre alla rincorsa, che mi piacerebbe rallentare. Siamo in città, ma immaginiamo l’odore del legno e le scale da percorrere, gli alberi che ci proteggono, il sole che ci illumina».