Architettura e natura, il centro Acros di Emilio Ambasz 25 anni dopo

«Per costruire un edificio compatibile con l’ambiente ci vuole tecnologia, ma per fare Architettura con la A maiuscola ci vuole Arte. Non si devono confondere le acrobazie tecnologiche di un palazzo che rispetta l’ambiente e risparmia energia con i sentimenti che suscita un’opera d’architettura che muove il cuore. Se c’è una forza nelle mie idee architettoniche, deriva dal fatto che credo che l’architettura debba essere funzionale e commovente»

Emilio Ambasz

La piramide verde del centro Acros a Fukuota. Il progetto è del 1990, l'inaugurazione nel 1995

Ricorre in questi giorni il 25° anniversario del Centro Acros di Fukuoka, nel Giappone meridionale, progettato dall’architetto argentino Emilio Ambasz, la prima grande opera di architettura in simbiosi con la natura, divenuta esempio e modello di ispirazione diffuso nel mondo.

Il progetto del grande edificio pubblico – sviluppa una superficie utile complessiva di oltre 97.000 metri quadrati – si basa sul concetto del ‘verde sopra il grigio’, con l’intento di conservare l’intera area del parco verde su cui sorge.

Vista autunnale del centro in un render ©Emilio Ambasz & Associates

«L’edificio– spiega Ambasz – è al centro di una città che aveva una piazza di 2 ettari e che ha ancora una piazza di 2 ettari». I 14 grandi giardini terrazzati che lo caratterizzano, ritmati da vasche e corsi d’acqua, e il belvedere panoramico con vista sul porto e sui dintorni della città, sono infatti aperti al pubblico, così come il terreno antistante.

Se all’inaugurazione, venticinque anni fa, c’erano 76 varietà vegetali e 37.000 piante, lo sviluppo naturale della piramide verde, spinto dalla forza della biodiversità, fa sì che oggi si contino 120 varietà e 50.000 piante.

Terrazze, vasche d'acqua e giardini sono liberamente accessibili dal pubblico. Percorsi esterni conducono alla terrazza panoramica in sommità

Il centro Acros – acronimo di Asian CrossRoad Over the Sea– secondo Ambasz è la dimostrazione che «l’idea diffusa che le città siano per gli edifici e le periferie per i parchi è un errore. È scontato relegare il verde nella periferia lasciando il grigio in città: è un’idea che manca totalmente di immaginazione»: all’interno di centri urbani ad alta intensità abitativa si possono conciliare gli interessi della committenza, la domanda di nuove costruzioni e la necessità di spazi verdi aperti e pubblici.

Acros è andato addirittura oltre, permettendo a una grande struttura urbana di esistere in modo simbiotico con l’inestimabile risorsa di spazio pubblico aperto. Una simbiosi certificata anche da un’indagine di misurazione dell’ambiente termico condotta da Takenaka Corporation, Kyushu University e Nippon Institute of Technology, secondo cui la realizzazione di Ambasz contribuisce in modo significativo all’abbattimento dell’isola di calore circostante, contribuisce alla riduzione del consumo di energia, di emissioni di CO2, e garantisce nelle stagioni calde una differenza di 15° C tra l’esterno e l’interno della piramide, che comprende spazi polivalenti con sala espositiva, museo, teatro da 2.000 posti, aule congressi, uffici governativi e privati, centro turistico di informazioni, spazi commerciali e 4 livelli sotterranei.

Sezione dell'edificio di Fukuota (©Emilio Ambasz & Associates)

Il centro ha fortemente suggestionato alcuni dei più noti nomi dell’architettura contemporanea, da Renzo Piano a Jean Nouvel a Tadao Ando, che a proposito dell’Acros di Fukuoka disse: «Credo che non vi sia alcun precedente in cui la natura domini la creazione architettonica con tale potere e fascino […] Emilio Ambasz ci ha insegnato a vedere una dimensione in cui la natura e l’architettura sono inseparabili, un reame che va dalla natura creata da Dio a quella forgiata dall’uomo».

Emilio Ambasz

Emilio Ambasz (Resistencia, Argentina, 1943), poeta e pioniere della green architecture sin dagli anni Settanta, è un punto di riferimento per il suo pensiero portatore di un patto di ricucitura tra natura e costruito: «Ogni costruzione costituisce un’intrusione nel regno vegetale, ed è una sfida alla natura: dobbiamo concepire un’architettura che si erge come l’incarnazione di un patto di riconciliazione tra natura e costruzione, progettare edifici così intrinsecamente legati al paesaggio circostante che è impossibile che si disimpegnino l’uno dall’altro».

Ancor oggi Ambasz prosegue in una ricerca poetica in cui naturale e artificiale si fondono e confondono: «è un obbligo etico: dimostrare che è possibile un altro futuro, affermare un diverso modello di vita per non perpetuare il presente».

Fortissimo il legame dell’architetto con l’Italia, testimoniato da una grande attenzione editoriale, premi e riconoscimenti ottenuti, nonché dall’assegnazione, nel 2014, della “Stella al merito della Repubblica italiana” concessa dal presidente Giorgio Napolitano. Emilio Ambasz, ha partecipato a diverse Biennali di Architettura a Venezia, e, tra le varie, ha progettato l’edificio della Fondazione Banca degli Occhie l’Ospedale di Mestre, riconosciuto come il primo ‘giardino della salute’, e il primo giardino-bosco verticale (1998) per la sede Eni a Roma.

Emilio Ambasz e Alberto Altieri, ospedale di Mestre, 2004-2008
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