Un museo per le bambine e i bambini nel quartiere Pilastro di Bologna, area caratterizzata da una difficile realtà socio-economica, è il nuovo progetto dello studio romano Aut Aut Architettura che ha al proprio attivo una discreta esperienza negli ambiti degli spazi per l’infanzia e la didattica. Dagli spazi estremamente flessibili, il museo si caratterizza per il giallo, colore primario molto amato dai bambini, legato al sole e all’allegria.
Inserito all’interno del progetto Impronta Verde, che agisce sul paesaggio naturale e culturale della città a scala territoriale, il museo farà parte di un sito che include due realtà fulcro di aggregazione e inclusione sociale: la biblioteca Spina e la casa Gialla, con le quali opererà in rete e articolerà un microsistema urbano.
L’impronta rettangolare a terra si sviluppa verticalmente in una giocosa fabbrica di esperienze e di sapere. Il terzo livello, quasi interamente dedicato al giardino sensoriale in copertura, è caratterizzato dalla sagoma a shed movimentati.
La reinterpretazione dell’archetipo della fabbrica, oltre a essere un riferimento alla specificità del sito, nasce da uno degli assunti principali del Reggio Emilia Approach di Loris Malaguzzi secondo il quale il bambino è un produttore di conoscenza.
Il museo delle bambine e dei bambini è inteso come dispositivo capace di stimolare i visitatori a imparare facendo, sperimentando, manipolando e giocando. Il museo delle bambine e dei bambini di Bologna potrà costruire il proprio patrimonio materiale e immateriale insieme ai giovani e alle diverse comunità del territorio, attraverso mostre e laboratori pensati per le varie fasce d’età.
Partendo dall’idea che l’esperienza museale debba essere pensata a partire dal parco pubblico, il piano terra dell’edificio è completamente trasparente, stabilendo continui rapporti tra interno ed esterno sia a livello visivo sia di attività.
La facciata vetrata è svincolata dalla struttura portante, costituita da una serie di nuclei in X-lam a vista che ospitano gli spazi serventi e che si susseguono in maniera sfalsata definendo una serie di spazi.
Questa organizzazione ripropone internamente l’idea di microsistema urbano proposta nel masterplan del parco e si traduce in un edificio con spazialità che possono adattarsi alle nuove iniziative oltre che alle esigenze allestitive ed educative.
Al primo piano il percorso espositivo-esperienziale si articola nella sequenza di stanze tematiche e atelier facenti riferimento alle tre tematiche previste dal progetto curatoriale: spazio, memoria e città. Il giardino olfattivo in copertura costituisce il culmine dell’esperienza museale fatta e sarà caratterizzato, grazie a un’accurata selezione di essenze botaniche, da aromi diversi a seconda della stagione.
Molta importanza è data alle attività da svolgere all’esterno – in copertura come nel parco – come spazio di sperimentazione dei propri sensi. I bambini potranno esplorare, rilassarsi e giocare sulla terrazza verdeggiante in piena sicurezza, essendo il suo perimetro protetto dalla lamiera stirata che prosegue dalla facciata sottostante.
La soluzione costruttiva in X-lam garantisce tempi di realizzazione ridotti e basso impatto ambientale. Anche dal punto di vista impiantistico si è puntato a un’architettura sostenibile, efficiente e dall’impronta ambientale minima.
Aut Aut Architettura
“Giovane Talento dell’Architettura Italiana” nel 2020, Aut Aut Architettura nasce a Roma nel 2016 dalla volontà di quattro architetti under 35 (Gabriele Capobianco, Edoardo Capuzzo Dolcetta, Jonathan Lazar e Damiano Ranaldi) di costituire una piattaforma aperta a molteplici collaborazioni e contaminazioni, sia interne che esterne alla disciplina, in cui la curiosità di comprendere il contesto e di rispondere ai suoi stimoli assume un ruolo strategico.
Aut Aut intende il progetto come strumento di esplorazione e risposta critica, capace di condensare e metabolizzare le contraddizioni del contesto fisico e immateriale, avanzando un preciso discorso attraverso la prefigurazione di spazi nuovi e provocatori.
La progettazione dello studio è improntata alla sostenibilità ambientale e all’aggregazione sociale, nella convinzione che l’architettura debba aspirare al miglioramento umano e, contemporaneamente, al contenimento dell’impronta ecologica.
Aut Aut Architettura si proietta anche a livello internazionale attraverso collaborazioni, progetti, pubblicazioni e conferenze, come quelle al Moscow Urban Forum, al London Festival of Architecture e alla Milano Arch Week.
Molti fin qui i concorsi vinti o ai quali Aut Aut ha ricevuto riconoscimenti.