Nel decennale della scomparsa di Sol LeWitt, la Fondazione Carriero, nella sede di via Cino del Duca a Milano, presenta ´Between the Lines´, una mostra organizzata in stretta collaborazione con l’Estate of Sol LeWitt e curata da Francesco Stocchi e Rem Koolhaas.
La mostra, che rimarrà aperto fino al 23 giugno 2018, offre un punto di vista nuovo sulla pratica dell’artista statunitense, esplorandone i confini e isolando i momenti fondanti del suo metodo di indagine e dei processi che ne derivano.
Attraverso un nutrito corpus di opere che ripercorrono l’intero arco della sua carriera – dai sette celeberrimi Wall Drawings a quindici sculture come Complex Form e Inverted Spiraling Tower, fino alla serie fotografica Autobiography – il progetto espositivo esplora la relazione del lavoro di LeWitt con l’architettura.
Between the Lines si basa su una chiave di lettura forte e innovativa, tesa innanzitutto a riformulare l’idea che sia l’opera a doversi adattare all’architettura, fino ad arrivare a sovvertire il concetto stesso di site specific.
Sol LeWitt. Floor Structure (Well), 1963. Legno dipinto | Painted wood, 133x61x61 cm. (courtesy LeWitt Collection, Chester, CT). Sol LeWitt. Untitled (B3 Model), 1966. Legno dipinto | Painted wood, 35,6×35,6×35,6 cm (courtesy Collection Paula Cooper, New York). Sol LeWitt. Early Wood Structure, 1962 ca. Legno dipinto | Painted wood, 20,6×18,4×18 cm. (courtesy Estate of Sol LeWitt e | and Pace Gallery) |
Risultato di un dialogo tra Rem Koolhaas – per la prima volta nella veste di curatore – ie Francesco Stocchi, Between the Lines affronta ampi aspetti dell’opera di LeWitt, con l’obiettivo ambizioso di superare quella frattura che tradizionalmente separa l’architettura dalla storia dell’arte e che caratterizza l’intera pratica dell’artista, rivolta più al processo che al prodotto finale, e scevra di qualsiasi giudizio estetico o idealista.
Nel 1967 LeWitt pubblica sulla rivista Artforum il testo ´Paragraphs on Conceptual Art´ – considerato tutt´oggi basilare per la comprensione dell´arte concettuale – che sancisce il primato dell’idea sull’esecuzione, attribuendo così maggior rilievo al concetto e al processo rispetto all’oggetto, segnando l’inizio della progressiva riduzione al grado primordiale dell’opera d’arte.
Nel testo LeWitt conia il termine concettuale, aprendo la strada a un´idea di arte e a un modo di lavorare che sarà rilevante per le successive generazioni di artisti.
Sol LeWitt. Wall Drawing #51: All architectural points connected by straight lines, 1970. Linee di gesso blu. Disegnato la prima volta da Pietro Giacchi, Andrea Giamasso, Giulio Mosca. Prima installazione, Galleria Sperone, Torino, giugno 1970. LeWitt Collection, Chester, CT (courtesy, Estate of Sol LeWitt) |
Il compito dell´artista è dunque quello di formulare il progetto, la sua esecuzione invece può essere affidata a chiunque, purché si rispettino le istruzioni stabilite. Il suo credere nell´artista come generatore di idee aggiunge una nuova dimensione al suo ruolo, avvicinandola alla figura di un architetto che crea un progetto per un edificio e poi delega la produzione effettiva ad altri.
Tuttavia, il teorema che LeWitt professava è più ampio di quanto s’immagini: è quel certo, misurato, grado di casualità determinato dall’individualità dell’esecutore ad aprire l’opera al pathos della creazione artistica, al senso determinato dalla coerenza interna del sistema linguistico, e dunque dal metodo e non dall’esito di per sé.
Muoversi liberi all’interno di regole.
È a questo punto che si inserisce il ruolo dell’architettura (e dell’architetto) nella valutazione dell’opera di LeWitt, non solo per l’affinità nella progettualità delle idee, ma per la capacità che entrambi hanno di rimodellare lo spazio.
Le opere di LeWitt non possono essere considerate sculture, né opere pittoriche e neanche strutture architettoniche, si tratta piuttosto di Structures, forme inserite nello spazio, a metà tra la bidimensionalità e la tridimensionalità.
La loro regolarità geometrica le rende basi perfette per i suoi disegni a parete, moltiplicabili, trasformabili in pattern e replicabili in un numero infinito di forme bianche, nere, o colorate, solide o aperte. Sono forme che ne rivelano l´attaccamento all´immagine piatta ma al tempo stesso sfidano la gravità, innescando una riflessione che unisce dipinti a parete e sculture, creando una porta d’accesso tra dimensionalità e costruzione.
La mostra alla Fondazione Carriero nasce esattamente dal desiderio di esplorare i confini dell’opera di LeWitt, considerando i suoi postulati all’interno di un nuovo e più libero sistema di verifica, e di proporre una nuova armonia tra figura tridimensionale e superficie bidimensionale.
La mostra è resa possibile grazie alla stretta collaborazione con l’Estate of Sol LeWitt e a prestiti provenienti da prestigiose istituzioni pubbliche, come il Whitney Museum of American Art (New York), e importanti collezioni private, come la Collezione Panza.
I Wall Drawings esposti negli spazi della Fondazione Carriero sono eseguiti con la collaborazione di giovani artisti e studenti milanesi, sotto la fondamentale supervisione della Estate Sol LeWitt.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo (italiano e inglese) edito da Fondazione Carriero, curato da Francesco Stocchi, che raccoglierà le immagini delle opere allestite in Fondazione, con contributi dei curatori, un saggio scritto per l’occasione dall’architetto e storica dell’arte Adachiara Zevi e una biografia inedita, illustrata con immagini personali e d’archivio, molte delle quali mai pubblicate prima, curata per l’occasione da Sofia LeWitt, figlia dell’artista.
Sol LeWitt. 8x8x1, 1989. Alluminio smaltato a forno; 207,01 x 45,72 x 45,72 cm (courtesy, Julie e | and Edward J. Minskoff Collection). Sol LeWitt. Wall Drawing #1104: All combinations of lines in four directions. Lines do not have to be drawn straight (with a ruler), 2003. Pennarello nero su specchio. Disegnato la prima volta da Toon Verhoef. Prima installazione, Edams Museum, Edam, NL, settembre 2003 (courtesy Estate of Sol LeWitt) |