Sarà un team guidato da Carlo Ratti a curare l’edizione dell’edizione 2019 di Bi-City, la Biennale di Urbanistica e Architettura di Shenzhen. Del team fanno parte il South Cina-Torino Lab, centro di ricerca congiunto del Politecnico di Torino e della South China University of Technology diretto da Michele Bonino e Sun Yimin, e il Politecnico di Milano, nella persona del suo vice direttore Adalberto del Bo, come co-curatore.
Tema dell’ottava edizione di Bi-City, che si inaugurerà a dicembre 2019 e proseguirà per tutta la primavera del 2020, un’esplorazione critica dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulle comunità e sullo spazio urbano.
La crescente penetrazione delle tecnologie digitali nello spazio fisico sta portando a radicali cambiamenti nel modo in cui le città vengono immaginate, progettate e vissute.
Laserscape: la città sezionata via laser scanner e restituita con informazioni aggiuntive (credits credits MIT e AMS, www roboat org) |
In particolare in Cina, Ai e riconoscimento facciale accelerano il processo in base al quale gli edifici diventano via via più ‘consapevoli’ – in tempo reale – della presenza e delle esigenze delle persone. Cambia progressivamente, di conseguenza, la nostra relazione con gli spazi fisici nei quali viviamo, dalle abitazioni alle città, in uno scenario che apre a nuove opportunità ma anche minacce, fino alla famosa domanda che Richard Goldstein si poneva nel 1995 ovvero «quanto deve diventare smart il mio letto prima che io cominci ad aver paura di coricarmi?»
«Obiettivo del nostro team curatoriale – dice Carlo Ratti – è l’avvio di una discussione su questa nuova condizione urbana in modo che attraverso esempi, visioni e ironia possiamo riflettere su quale genere di città vogliamo realmente costruire domani. Stiamo sviluppando una piattaforma aperta per invitare ricercatori e studenti da tutto il mondo a sperimentare con noi; vogliamo raccogliere contributi sul tema ‘eyes of the city’ e chiunque può rispondere alla call su uabb2019@carloratti.com».
La storia stessa di Shenzhen, che nel giro di quarant’anni si è trasformata da periferica città di pescatori in una delle metropoli più fiorenti della Cina, parla di capacità di anticipare il cambiamento e immaginare il future. Cresciuta in parallelo all’esplosione dell’economia digitale Shenzhen è oggi considerata l’equivalente asiatico della Silicon Valley, sede di compagnie come Huawei, tencent e Dji. La velocità di Shenzhen e il potenziale di innovazione ne fanno un ideale laboratorio vivente dove immaginare nuovi scenari per il future.
Per rafforzare lo spirito interdisciplinare della biennale asiatica il comitato organizzatore ha scelto da due altri curatori che lavoreranno in parallelo con Carlo Ratti e il South China/Turin Lab: l’accademico Meng Jianmin dell’Accademia Cinese di Ingegneria (Cae) e il curator e critic d’arte Fabio Cavallucci. Co-curatore di questo team sarà il Science and Human Imagination Center della Southern University of Science and Technology nella persona di Wu Yan.