Mork-Ulnes reinventa il vernacolo rurale norvegese
Mork-Ulnes reinventa il vernacolo rurale norvegese
Mork-Ulnes reinventa il vernacolo rurale norvegese
Mork-Ulnes reinventa il vernacolo rurale norvegese
Mork-Ulnes reinventa il vernacolo rurale norvegese
Mork-Ulnes reinventa il vernacolo rurale norvegese
Mork-Ulnes reinventa il vernacolo rurale norvegese
La casa di un architetto può permettersi di essere un laboratorio di idee e di invenzioni. Con la Skigard Hytte, Casper e Lexie Mork-Ulnes (Mork-Ulnes Architects) hanno sperimentato strategie progettuali e materiali che i clienti potrebbero non capire o apprezzare. Skigard Hytte è la baita che gli architetti hanno progettato per sé e per i propri figli a Kvitfjell (che in norvegese significa Montagna Bianca), stazione sciistica in Norvegia sviluppatasi per le Olimpiadi invernali del 1994 a Lillehammer.
Arroccata sulla cengia di una montagna scoscesa e incorniciata da una vista panoramica sulla valle e sul fiume sottostante, la baita si collega al terreno in modo leggero, come una palafitta, proteggendo il terreno, la vegetazione e le pecore che, sotto la casa, si rifugiano dalle intemperie.
La struttura si compone di una griglia regolare di 45 colonne di legno che sollevano una cabina di 144 metri quadrati a 1,5 metri da terra. Le colonne sono rivestite di skigard, un tronco d’albero lungo e stretto, tagliato a quarto di tronco, che tradizionalmente viene disposto in diagonale dai contadini norvegesi e utilizzato come recinzione. Qui, i progettisti hanno deciso di sollevare la cabina non solo per avere una certa protezione dalla neve, massimizzando la luce naturale e la vista, ma anche perché non volevano rovinare il terreno con i lavori necessari per una fondazione convenzionale.
L’architettura di Skigard Hytte rimanda a elementi della tradizione vernacolare locale, reinterpretandoli in un progetto razionale e inventivo. Il tetto per esempio è ricoperto dalle stesse erbe autoctone che si trovano sul terreno sottostante e sugli edifici norvegesi del secolo scorso. Il progetto è una risposta specifica al contesto e al paesaggio. È un esempio di come l’architettura possa trasmettere la conoscenza del passato nel presente, creando un legame affettivo con il paesaggio costruito.
«Abbiamo studiato con grande attenzione il vernacolo rurale e analizzato le tipologie costruttive locali, per comprendere appieno le loro forme e la loro funzionalità e come hanno plasmato la cultura architettonica locale» ha spiegato Casper Mork-Ulnes.
Alla capanna si accede attraverso gradini in legno che conducono a una veranda che incornicia la vista della valle. All’interno, la superficie, completamente rivestita in legno, è suddivisa per tutta la sua lunghezza in quattro spazi più piccoli. Nello spazio, quindi quasi del tutto omogeneo, i pannelli di pino massello liscio e leggero creano un’atmosfera intima e accogliente, offrendo poche distrazioni dalla contemplazione della natura. Anche tutti gli arredi e i mobili su misura sono realizzati in pino. Due pareti di vetro, lunghe 6 metri, forniscono alla zona giorno, alla cucina e alla sala da pranzo a pianta aperta una vista grandiosa sullo scenario naturale in continua evoluzione. Oltre alle pareti di vetro, un lucernario all’apice del soffitto incanala la luce naturale nelle zone giorno.
Mork-Ulnes Architects
Con uffici a San Francisco e Oslo, Mork-Ulnes Architects è stato fondato nel 2005. Da allora ha lavorato su un’ampia gamma di progetti, tra cui masterplan, residenze ed edifici a uso misto e hanno costruito in tre continenti. Rigoroso e concettuale, lo studio si basa su un’opera costruita giocosa e misurata. I progetti in corso comprendono un piano regolatore in California; una struttura ad uso misto sul lungomare nella Bay Area; una casa in legno lamellare in Oregon; una cabina per surfisti in Brasile; e un ampio edificio a uso misto in Norvegia.