Coreografie vegetali

Petra Blaisse è una figura emergente e piuttosto inconsueta nel panorama generale dell´architettura del paesaggio. Come molti altri architetti del paesaggio proviene dall´arte, ma il suo interesse parte dalla coreografia ed é orientato verso un´espressione aggiornata di quell´ideale di continuità e fluidità spaziale che affonda le sue radici nell´architettura Moderna. La intervistiamo in occasione di una sua tappa a Milano, dove é impegnata nella progettazione dei Giardini di Porta Nuova, situati in un´area milanese attualmente interessata da importanti trasformazioni urbane. 

Come definirebbe il suo lavoro in 30 secondi?

Quello che mi interessa é la manipolazione dello spazio attraverso la luce, l´acustica, i colori e strutture flessibili ? che possono essere tessili o vegetali ? come strumento per modificare uno spazio o un luogo. Sono interessata alla coreografia e al modo in cui lo spazio é capace di modificarsi e interagire con il movimento delle persone.



La sua carriera parte dall´uso di tessuti, di luce e di finiture negli interni, ha realizzato scenografie e opere di allestimento molto apprezzate. Come é approdata all´architettura del paesaggio?

é stato un passaggio abbastanza naturale. Ho incominciato disegnando spazi interni che, per via di facciate vetrate “moderne”, avevano un relazione molto diretta con l´esterno. In particolare in un ristorante ad Amsterdam, dove l´interno e l´esterno erano praticamente la stessa cosa, ed erano capaci di generare una vera e propria coreografia.

 Ho avuto in seguito l´opportunità di lavorare con Yves Brunier e Rem Koolhaas al Museum Park di Rotterdam. Inizialmente il mio contributo al progetto era quello di traduttore, ma si é presto evoluto in un ruolo attivo di progettazione. Ho poi disegnato una villa (Villa Kraningen, e successivamente, Villa Da Lava) con OMA occupandomi sia degli interni che degli spazi aperti esterni.

Questo approccio ha forse qualche cosa in comune con l´ideale modernista di continuità spaziale?

Si, naturalmente. Lo spazio Moderno è fluido e dinamico e le tecnologie costruttive odierne, come il vetro, danno un contributo enorme in tal senso. Anche in molti edifici pubblici lo spazio interno e lo spazio esterno sono, per ovvie ragioni funzionali e formali, parte dello stesso sistema: il Museum Park di Rotterdam, per esempio, è un´introduzione alla Kunsthal.

Nel lavoro di molti altri olandesi, come ad esempio Studio Job, emerge una sorta di approccio surrealista alla decorazione. Effettivamente é uno stile piuttosto diverso dal suo, ma allo stesso tempo riferito alla decorazione, al teatro e alla scenografia. L´arte e la decorazione sono importanti in Olanda? E se si perché?

Concordo sull´importanza della decorazione nel design olandese. Credo si sia sviluppato in epoca odierna sopratutto a partire dagli anni ´80 e che abbia molto a che fare con l´ereditá coloniale olandese che risale al XVII secolo. Quando l´Olanda ha incominciato ad avere colonie si è sviluppata una sorta di cultura da “connoisseur” e da “collezionisti”. C´erano ceramiche dall´Asia, altre cose che provenivano da luoghi esotici, era l´ascesa di un´attrazione nei confronti delle arti e dell´artigianato. Credo che a tutt´oggi molti designer olandesi abbiano ereditato qualcosa di quella cultura: Marcel Wanders é uno, e Studio Job, una sorta di racconto attraverso un collage surrealista, é un altro. Probabilmente ho molto in comune con questa mentalitá, anche se la parte centrale del mio lavoro si basa sull´interazione con i committenti e con gli architetti. Non facciamo insomma product design, e siamo piú interessati al confronto con un processo, in particolare, se si tratta del disegno di un edificio o di un paesaggio.

Prima di conoscere il suo lavoro dubitavo che una tenda potesse avere un impatto cosí importante nella costruzione di uno spazio. Il colore e le texture sono altre caratteristiche interessanti. Qual é la sua formazione e quando ha iniziato a lavorare con questi elementi?

Ho frequentato una scuola d´arte quando avevo vent´anni, lavorando anche come assistente curatore. Poi ho lavorato per 8 anni allo Stadelijk Museum dove sono entrata in contatto con qualsiasi disciplina artistica e con le arti applicate. Come professionista indipendente mi sono poi occupata dell´allestimento di mostre, e ho imparato che esporre un qualsiasi oggetto d´arte necessita di un ambiente che è sempre molto piú ampio dell´oggetto stesso. é lí che ho scoperto l´incredibile potenziale dei materiali tessili. Successivamente, quando ho allestito una mostra del mio lavoro ho incominciato a usare tende e tessuti per creare spazi. A partire dal 1987 ho collaborato intensamente con OMA. Con il disegno del Dans Theatre all´Aja, che ho sviluppato con OMA, ho avuto l´esperienza incredibile di disegnare una tenda da palcoscenico, di scala impressionante, e di rendermi conto di come l´utilizzo dei tessuti e della decorazione in modo “strutturale” poteva influenzare in modo sostanziale il disegno dello spazio.

tenda da palcoscenico al Nederlands Danstheater a L´Aja (courtesy Inside Outside Petra Blaisse)

Quali sono le sue influenze principali?

Sono una moltitudine, vanno dal balletto alla musica, alla letteratura. Trovo molto affascinanti gli scritti di Goethe riferiti al paesaggio. Allo stesso tempo, dato che vengo da una famiglia cattolica, quando da ragazzina viaggiavo con la mia famiglia ho visitato molte chiese in Europa: in Spagna, in Portogallo, in Francia. Solo oggi, anche se in chiesa non ci vado quasi piú, mi rendo conto di quanto sono stata influenzata dalla coreografia delle chiese, dalle messe e da tutto quanto si svolge intorno alle cerimonie religiose.

E talvolta, l´esperienza multi-sensoriale che si ha nelle cerimonie, credo di qualsiasi religione, ha qualcosa in comune con il paesaggio?

Certamente: la luce, la temperatura, il suono, perfino l´olfatto.

Ha qualche progetto favorito a parte quelli su cui sta lavorando?

E´ davvero difficile non fare riferimento a progetti in corso: stiamo lavorando a un disegno urbano per Kowloon che trovo molto interessante e ad un giardino in Quatar, utilizzando piante del deserto di grandezze differenti. Le loro dimensioni dipendono dalla quantitá d´acqua necessaria: la piú piccola ne richiede di meno e la piú grande di piú. Il tutto sta sul tetto di un garage e questo rende il lavoro anche piú difficile. Per concludere, mi é piaciuto molto sviluppare il progetto sia per il giardino che per gli interni della biblioteca di Seattle di OMA.

concept per i giardini della biblioteca di Seattle di OMA (courtesy Inside Outside Petra Blaisse)

 

Petra Blaisse

Nata in Germania nel 1970, ha frequentato l´università di Dresda. Nel 1995 ha conseguito il master in architettura paesaggistica. Dal 1987 ha lavorato come freelance designer, riscuotendo un grande successo internazionale fin dalle sue prime installazioni. Gradualmente Petra Blaisse, accanto all´interesse primario per gli esterni (giardini e paesaggi urbani), ha sviluppato la sua attivitá creativa usando materiali tessili negli spazi interni. Nel 1991 ha fondato lo studio Inside Outside, dove negliultimi dieci anni lavora avvalendosi della collaborazione di una decina di professionisti di differenti nazionalità. Dal 2003 insegna all´accademia di architettura di Amsterdam.

 

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