Costruzioni in calo. Cresce il recupero

Nel 2017 il Pil italiano è cresciuto dell´1,6%. Alla formazione di questo dato non ha purtroppo concorso il settore delle costruzioni. Gli investimenti in costruzioni, infatti – stando ai dati diffusi di recente da Ance con il suo Osservatorio congiunturale – sono ancora fermi e segnano un – 0,1% rispetto al 2016.

Secondo l´associazione costruttori edili, in dieci anni il nostro Paese ha perso qualcosa come 60 miliardi di investimenti in infrastrutture. Un risultato negativo nonostante l´aumento degli stanziamenti del governo nel settore delle opere pubbliche.

Nel triennio 2016-2018 le risorse per le infrastrutture sono infatti aumentate del 72%, sono stati superati i vincoli imposti agli enti locali dal Patto di stabilità interno e, da ultimo, è migliorata la programmazione degli investimenti di Anas e Rfi.

Ciononostante, il settore dei lavori pubblici del nostro Paese, rispetto al 2016, ha registrato un calo netto del 3%. Chi ha fatto registrare le performance peggiori sono stati i Comuni, che nello scorso anno hanno ridotto la spesa per investimenti in opere pubbliche di circa 800 milioni: – 7,4%. Un risultato negativo che già nel 2016 si era chiuso con 1,7 miliardi di spesa in meno.

Raffronto tra il 2007 e il 2017 per quanto riguarda gli investimenti in costruzioni (fonte, Ance – Osservatorio congiunturale 2018)

La responsabilità principale – secondo i costruttori italiani – sta nell´inefficienza delle procedure di spesa della pubblica amministrazione, che ha annullato gli obiettivi fissati con le scelte di politica economica. A ciò si deve aggiungere l´entrata in vigore nel 2016 del nuovo Codice degli appalti e, nel 2017, del decreto correttivo: un provvedimento che ha accentuato gli effetti della crisi, bloccando di fatto un settore che con fatica stava cercando il suo rilancio.

Un altro elemento di freno – secondo Ance – è rappresentato dal Documento economico finanziario aggiornato nel 2017, che ha rivisto al ribasso le previsioni sulla spesa pubblica, previsti prima a + 2,8% e poi corrette a + 0,4%.

Secondo l´Osservatorio congiunturale, l´inefficienza della pubblica amministrazione nel biennio 2017-2018 farà perdere 6 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi.

Dati negativi anche per gli investimenti di nuova edilizia abitativa: – 0,7% nel 2017 rispetto all´anno prima. A fare da traino sono gli investimenti per la riqualificazione del patrimonio abitativo che nel 2017 continuano il trend positivo in corso con un + 0,5%. Un risultato che deriva principalmente dalla proroga del potenziamento degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie e l´efficienza energetica. Per l´esito del sismabonus, trattandosi di effetti complessi e globali, bisognerà attendere la metà del 2018.

Calano nel 2017, rispetto al 2016, i finanziamenti alle imprese per investimenti in costruzioni: – 1,5% (dal 2007 al 2016 il crollo è stato del 70%).

Sul fronte dei ritardi nei pagamenti alle imprese della pubblica amministrazione si osserva un miglioramento (cinque mesi il ritardo medio dopo l´emissione dei Sal), anche se siamo ancora lontani dai tempi di pagamento previsti dalla normativa.

Per il 2018, le previsioni dei costruttori italiani parlano di una crescita del 2,4% degli investimenti totali in costruzioni. Per le nuove abitazioni, le stime dell´Osservatorio congiunturale parlano di + 2,8%, di + 1,3% per la riqualificazione, + 2,5% nelle opere pubbliche e + 3,7% dell´edilizia non residenziale privata. Nel campo delle opere pubbliche, la previsione di Ance tiene conto degli stanziamenti messi in campo dal governo, dell´avvio della ricostruzione nelle zone terremotate e dell´approvazione del contratto di programma di Anas. Molto – concludono i costruttori italiani – dipenderà se si supereranno gli ostacoli ai meccanismi di spesa della pubblica amministrazione.

Le previsioni per il 2018 per il settre delle costruzioni (fonte, Ance – Osservatorio congiunturale 2018)

Con i fondi per la messa in sicurezza sismica e per l´efficienza energetica, Ance prevede per i prossimi anni un mercato dalle alte potenzialità (fonte, Ance – Osservatorio congiunturale 2018)

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