Dall’idea al progetto CAD alla realizzazione. La stampante di Enrico Dini trasforma la sabbia in roccia e permette di produrre le forme più complesse al ritmo di un millimetro al minuto, senza inquinare e a chilometri zero. Il principio è semplice e già noto, tanto che nel giro di un paio d’anni le stampanti 3D, per costo e accessibilità, saranno un bene di consumo di massa. Utili però per “stampare” piccoli oggetti e utilizzando prevalentemente resine epossidiche. Ma il progetto che l’ingegnere toscano Enrico Dini persegue da anni è più ambizioso e si confronta direttamente con la produzione edile. Non si tratta soltanto di un salto di scala (la sua Monolite con testa di stampa a 300 ugelli misura 6 metri per 6) ma di un lungo lavoro di ricerca per mettere a punto l”inchiostro” più adatto a trasformare le sabbie, o altri tipi di fini granulati rocciosi, in solida roccia, con doti di resistenza a compressione e trazione superiori a quelle del cemento Portland (il materiale prodotto possiede una struttura cristallina simile a quella del marmo e prove di laboratorio permettono di collocarlo in classe 16-20). In D-shape l’inchiostro è un legante ecologico derivato dall’acqua marina che le “teste di stampa” distribuiscono secondo disegno CAD e quindi seguendo con assoluta precisione il progetto, su strati di 5/10 mm di sabbia, ritmo di crescita che la costruzione a layering può mantenere costante, uno strato dopo l’altro, fino al suo completamento.
Monolite, la stampante 3D di Enrico Dini. |
Sono molti gli architetti che fino ad oggi hanno già collaborato con Dini, a partire da Andrea Morgante, titolare di Shiro Studio di Londra, che ha disegnato e messo in produzione un primo prototipo (di due metri di altezza) di Radiolaria, una forma ispirata all’omonimo organismo monocellulare le cui cavità esaltano il potenziale della tecnologia D-Shape. O Marco Ferreri, che in 14 giorni ha prodotto UnaCasaTuttaDiUnPezzo, archetipo di casa di 36 mq esposto in Triennale nel 2010: sui diversi layers sono stati stesi complessivamente 35 mc di sabbia, 31 dei quali recuperati al termine del processo. Mentre Norman Foster ha coinvolto Dini per realizzare elementi di arredo urbano per Masdar City.
Radiolaria, il modello disegnato da Andrea Morgante (Shiro Studio) di 2 metri di altezza appena completato. |
Una volta completati, i prodotti della stampa 3D possono essere levigati e rifiniti con procedimenti convenzionali. Le potenzialità sono infinite e questa tecnologia è solo agli inizi. Oltre a campioni di forme complesse, finora Dini ha realizzato oggetti di arredo urbano e oggi lavora a sistemi per la protezione delle coste marine: facili da realizzare, le cavità favoriscono la ricostruzione delle barriere coralline.
Enrico Dini
Laureato in ingegneria all’Università di Pisa, Enrico Dini (Pontedera, 1962) con la sua Dini Engineering si occupa da sempre di automazione e robotica per la produzione industriale, collaborando con diverse aziende hi-tech nel mondo, con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e con il Dipartimento di ingegneria della produzione “Ulisse Dini” di Pisa. Nel 2004 brevetta un primo sistema completo di stampa 3D a livelli con resine epossidiche, migliorato da un secondo brevetto che si basa sull’utilizzo di leganti inorganici ecologici. Nel 2007 fonda la società inglese Monolite Uk per la produzione e commercializzazione di macchine stereolitografiche 3D in grado di stampare interi edifici.