A quarant’anni dalla scomparsa, il Maxxi Museo nazionale delle arti del XXI secolo dedica a Gio Ponti una grande retrospettiva che ne studia e ne comunica, a partire dal racconto della sua architettura, la poliedrica attività, sintesi unica e originale di tradizione e modernità, storia e progetto, cultura d’élite e vivere quotidiano.
La mostra, il cui titolo Gio Ponti. Amare l’architettura echeggia quello del suo libro più noto, allestita nella scenografica Galleria 5 del Maxxi dal 27 novembre 2019 al 13 aprile 2020, è curata da Maristella Casciato e Fulvio Irace con Margherita Guccione, Salvatore Licitra, Francesca Zanella ed è realizzata in collaborazione con Csac – Centro studi e archivio della comunicazione dell’Università di Parma – che conserva l’archivio professionale di Gio Ponti – e Gio Ponti Archives.
Palazzo Savoia Assicurazioni in via San Vigilio a Milano, 1968-1970, dettaglio della facciata. Foto Pino Musi |
La mostra è il frutto di un attento lavoro di ricerca che mira ad aggiornare la conoscenza sulla figura di Ponti architetto, mettendo in evidenza alcuni dei temi guida della sua lunga attività e la sua straordinaria capacità di prefigurare spazi e motivi della ricerca architettonica contemporanea: l’aspirazione alla verticalità e alla leggerezza attraverso la smaterializzazione delle facciate, la concezione di una città verde in cui la natura rientri a pieno titolo nell’agenda dell’urbanistica e dell’architettura, la flessibilità di spazi domestici capaci di adattarsi alle esigenze del proprio fruitore, sono senz’altro temi che più di mezzo secolo fa hanno anticipato, con inedita chiarezza, i toni della sensibilità odierna.
L’allestimento è immersivo e scenografico e suggerisce l’idea dello spazio del maestro: fluido, dinamico, colorato. Già nella lobby del museo, il visitatore viene accolto da una potente installazione di grandi stendardi in Alcantara, sospesi negli spazi a tutta altezza di Zaha Hadid, che riproducono facciate stilizzate di grattacieli ed evocano lo skyline di una mai vista città pontiana.
Esposti materiali archivistici, modelli, fotografie, libri, riviste, classici del design (come la Superleggera di Cassina) strettamente collegati ai suoi progetti architettonici e organizzati in otto sezioni che evocano concetti-chiave espressi dallo stesso Ponti.
Gio Ponti, l´abitazione di via Dezza a Milano, 1960-1962, immagine ©Gio Ponti Archives |
Si tratta ad esempio delle sezioni Verso la casa esatta (l’abitazione stessa di Gio Ponti a Milano in via Dezza è un manifesto della sua visione dell’integrazione tra arte e architettura); Classicismi, che include progetti imponenti su scala urbana, come la Scuola di Matematica di Roma, 1934, o i due Palazzi Montecatini a Milano, del 1936 e del 1951; L’architettura è un cristallo, con il Museo di Denver, 1971; Facciate leggere(Con-Cattedrale di Taranto, 1970); Apparizione di grattacieli (Grattacielo Pirelli, Milano, 1956-60); Architettura della superficie (Villa Planchart a Caracas, 1953-57 e Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, inaugurato nel 1958).
Il catalogo (300 pagine e 150 illustrazioni) edito da Forma Edizioni, a cura di Maristella Casciato e Fulvio Irace, comprende contributi di 45 autori, tra cui Giorgio Ciucci, Barry Bergdoll, Domitilla Dardi, Anat Falbel, Farhan Karim, Jorge Rivas, Règean Legault, Bernard Colembrader, Alessandra Muntoni.
Main partner dell’esposizione romana è Eni.
Sponsor sono Ceramica di Vietri Francesco De Maio – esclusivista mondiale delle 33 maioliche bianco/blu decorate a mano che Gio Ponti disegnò per l’hotel Parco dei Principi di Sorrento – Ideal Standard, Marazzi e Olivari.
La mostra è realizzata in collaborazione con Alcantara, Molteni&C, Rinascente.
Sempre Ceramiche Francesco De Maio in occasione dell’evento presenta la nuova maiolica “Via Dezza”, special edition in formato 25×25 nei motivi e colori dei pavimenti dell’abitazione milanese di Gio Ponti.
Dall´archivio di Ideal Standard, sponsor della mostra, annuncio pubblcitario del 1964 di uno dei lavabi disegnati da Gio Ponti |