Dalla teoria alla pratica: in caso di incendio

Un burning test a norma ISO dal vivo su tre diverse tipologie di pannelli sandwich mette a confronto coibenti organici e isolante Rockwool in lana di roccia.

Le recenti esigenze di miglioramento dell’efficienza energetica hanno portato a un importante incremento dello spessore degli isolanti – generalmente schiume di origine organica – nei pannelli sandwich in lastre di metallo.

In Italia la norma che ne determina la reazione al fuoco è la EN 13501-1, che classifica i materiali da A (incombustibili) a F (altamente combustibili, fino al fenomeno del flash-over, ovvero la fiamma viva che si sprigiona dal pannello trascorso un certo lasso di tempo dall’innesco) in base alla prova SBI (Single Burning Item, EN 13823), che prevede che un set di campioni dello stesso materiale, montati ad angolo, venga sottoposto a un innesco di 30 kW per 20 minuti. Raccolti con una cappa aspirante, i fumi vengono analizzati per quantità e opacità, ma non per qualità (composizione e effetto tossico, che spesso è il principale responsabile di morte in caso di incendio).

Lo scorso giugno Roof & Wall Panel e Rockwool, alla presenza del Dr. Pierpaolo Musolino, responsabile qualità e ambiente di RW Panel e sotto la direzione scientifica del laboratorio specializzato L.S.Fire, hanno dato vita a una prova dal vero realizzata sulla base del test ufficiale – ISO/DIS 13784-1 – per la determinazione della reazione al fuoco dei pannelli sandwich.

Questo test consiste in un locale chiuso su tutti i lati delle dimensioni di 2,4 x 3,6 x 2,4 metri e un innesco di 100 kW nei primi 10 minuti e 300 kW nei successivi 10 minuti.

La prova dal vivo ha messo a confronto 3 tipologie di pannelli in metallo RW Panel con strati isolanti sempre di 100 mm di spessore ma di diversa natura:

  1. PIR (poli-isocianurato)
  2. Lana di roccia
  3. PUR (poliuretano espanso, probabilmente il coibente più utilizzato).

I risultati sono stati i seguenti:

1. PIR

emissione quasi istantanea di fumi gialli e pesanti dall’odore particolarmente acre, con tendenza ad accumularsi dal basso verso l’alto (con un comportamento che metterebbe in discussione l’istruzione di sicurezza di evacuare l’ambiente mantenendosi bassi). All’aumento della potenza dell’incendio i fumi, diventati neri e densi, hanno iniziato a stratificarsi all’interno della stanza dall’alto verso il basso.

La temperatura interna rilevata ha raggiunto i 450°C.

L’incendio si è esteso anche alla parte esterna dello spigolo innescato.

2. Lana di roccia

Durante l’intero ciclo 100/300 kW scarsa emissione di fumi prevalentemente bianchi originati probabilmente da vapore acqueo, dalla decomposizione termica della colla apposta tra lo strato di lamiera esposto al fuoco e la lana di roccia e del legante organico degli strati più superficiali del coibente.

La temperatura interna rilevata ha raggiunto i 350°C.

Esternamente, l’incendio ha danneggiato solo i due pannelli corrispondenti allo spigolo al cui interno era posto il bruciatore e marginalmente il pannello sopra di essi.

verso la fine del test la struttura in pannelli isolati con lana di roccia non trasmetteva calore all´esterno

 

 

3. PUR

emissione quasi istantanea di fumi gialli e pesanti di pirolisi dall’odore particolarmente acre. All’aumento della potenza dell’incendio i fumi, diventati neri e densi, hanno iniziato a stratificarsi all’interno della stanza dall’alto verso il basso.

A 12 minuti dall’inizio, il test è stato sospeso a causa della potenza distruttiva del flash-over che si era manifestato.

La temperatura interna rilevata ha toccato i 1.200°C.

La struttura ha continuato a bruciare autonomamente per altri 10 minuti fino al consumo completo di tutto il poliuretano costituente l’isolante.

 

State pensando a pannelli con strato isolante in poliuretano? Pensateci ancora.

l´area del test al termine dell´esperimento

 

Guarda il video dell´esperimento

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