Datament, l’installazione presentata al Padiglione della Polonia durante la 18. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, interpreta i dati nella loro “fisicità”.
L’obiettivo della mostra organizzata dalla Galleria nazionale d’arte Zachęta è quello di aprire un dibattito sul fatto che le nuove tecnologie non sono in grado di proporci soluzioni già pronte; possono invece aiutarci a porci domande migliori.
Datament è il frutto di un confronto tra un’artista e un architetto. Anna Barlik si occupa di arte visiva, contesti locali e temi legati al colore e alla composizione. Marcin Strzała è un architetto che studia le relazioni tra i dati digitali e la loro realizzazione fisica nella progettazione.
In collaborazione con il curatore Jacek Sosnowski, hanno concepito un’installazione che intende rappresentare fisicamente il risultato di un’analisi digitale dei dati (se vi ricorda il Bim avete ragione).
La quantità di dati elaborati ogni giorno fa impressione. La nostra quotidianità è ormai totalmente dipendente dall’elaborazione, dall’accumulo e dalla trasmissione di dati. Le conclusioni tratte da questi flussi di dati elaborati digitalmente vengono usate, tra le altre cose, nel campo dell’architettura, dell’urbanistica e della pianificazione territoriale.
Confidando nella loro infallibilità, permettiamo agli algoritmi di fare valutazioni e progettare case e città.
Questa la riflessione degli artefici del progetto, l’artista Anna Barlik, l’architetto Marcin Strzała e il curatore Jacek Sosnowski: «Condividiamo con i dati tutto il nostro mondo. Credendo nella loro infallibilità, permettiamo a degli algoritmi di fare valutazioni e progettare case e intere città. Tuttavia, senza il contributo di un progettista sensibile e consapevole, i dati elaborati digitalmente creano solo soluzioni deformate come quelle rappresentate nel Padiglione Polonia. I dati devono essere trattati non come una fonte di risposte definitive, ma piuttosto come uno strumento per porre domande migliori».
Lo spazio del padiglione è occupato dagli scheletri di quattro abitazioni prese da quattro paesi diversi – Hong Kong, Messico, Malawi e Polonia – realizzate in scala 1:1.
La costruzione, composta da quasi duemila metri lineari di tubolari di acciaio colorati è stata effettuata sulla base di dati, in proporzione e approssimati, riferiti alla forma, alle dimensioni e alla gestione degli spazi di alcuni appartamenti di questi edifici.
L’installazione riproduce fedelmente i dati ottenuti, eppure non esiste nulla di simile nella situazione abitativa reale presente nei luoghi da cui provengono le informazioni.