Con un comunicato diffuso nei giorni scorsi, la Rete delle Professioni Tecniche, il network che raggruppa nove consigli nazionali di altrettanti ordini professionali – architetti, chimici, agronomi, geologi, geometri, ingegneri, periti agrari, periti industriali e tecnologi alimentari – ha severamente bocciato il decreto legge 123, meglio noto come decreto sisma, licenziato il 24 ottobre scorso dalla Commissione ambiente e lavori pubblici della Camera.
Il decreto, entrato in vigore il giorno successivo alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, dovrà essere convertito in legge entro il 24 dicembre prossimo.
Il provvedimento, che ha l’obiettivo di emanare disposizioni urgenti per accelerare la ricostruzione post sisma del Centro Italia, viene fortemente contestato dai nove consigli nazionali in quanto nel decreto si fa riferimento all’autocertificazione dei progetti da parte dei professionisti.
«Si è sbandierata come una svolta il fatto che l’accelerazione si dovesse produrre attraverso l’autocertificazione dei progetti redatti dai professionisti – si legge in un comunicato della Rete delle Professioni Tecniche – consegnando di fatto a questi ultimi ulteriori responsabilità in una situazione resa immobile e confusa dal quadro legislativo generale che si è concepito in questi anni. Tale immobilismo non è responsabilità dei professionisti, che per contro si sono sempre resi disponibili fin dal primo decreto terremoto. È ora di dire ai cittadini che se non ci fossero state le maglie burocratiche dettate da clamorosi tappi legislativi le pratiche di ricostruzione sarebbero già state presentate e se così non è avvenuto, evidentemente, ciò è riconducibile a circostanze che il legislatore non intende affrontare. Non sarà certo l’autocertificazione, per come proposta nel decreto, lo strumento in grado di accelerare la ricostruzione, perché non è applicabile a tutte le tipologie di danno, perché non si può sottoscrivere nel caso di piccoli abusi e perché si può applicare esclusivamente agli interventi senza accolli per i cittadini. Sarà invece uno strumento inutilizzabile non perché, come taluni hanno provato a insinuare, i professionisti non vogliono assumersi responsabilità, ma semplicemente perché non è applicabile a meno di una radicale trasformazione delle regole burocratiche di approvazione dei progetti».
Nel suo comunicato la Rete delle Professioni Tecniche lamenta anche il fatto che – nonostante gli apprezzamenti ricevuti in occasione dell’audizione in Commissione – i venti emendamenti proposti non siano stati considerati nel testo finale del decreto.
«Il pacchetto di proposte che abbiamo suggerito al legislatore – si legge nel documento unitario – è organico, elimina disparità di trattamenti tra i vari cittadini terremotati, affida maggiori poteri al Commissario ed è volto a far risparmiare ingentissime cifre alle casse dello Stato. La Ragioneria ogni mese fa fronte al contributo di autonoma sistemazione e alle provvidenze necessarie alle attività produttive. Solo per fare un esempio. Il legislatore non ha voluto ascoltarci. È un fatto gravissimo, che avrà conseguenze enormi demolendo definitivamente le possibilità di accelerare la ricostruzione. Dai dati ufficiali registriamo che ci sono sempre meno professionisti disposti a lavorare nelle pratiche sisma – si legge infine nel comunicato – dal momento che non percepiscono compensi da tre anni, tutto questo in un quadro generale in cui il settore delle costruzioni è in ginocchio, l’economia delle regioni colpite è a picco e lo spopolamento delle aree interne appare sempre più un fenomeno irreversibile. Non si dica poi che non l’avevamo detto».