Dietro il sipario

L’identità del distretto tessile pratese viene interpretata dal manto metallico che avvolge la nuova sede della Camera di Commercio. Una riqualificazione in classe A che raffronta scala urbana e architettonica, memoria produttiva e dimensione pubblica.

Primo progetto pubblico su vasta scala realizzato dallo studio MDU Architetti, in collaborazione con Favero & Milan e Seti Ingegneria, la nuova Camera di Commercio di Prato nasce dal recupero di una ex-fabbrica di tessuti che, grazie ad alcune originali soluzioni spaziali e materiche, stabilisce nuove relazioni tra gli spazi architettonici, la città e la comunità residente.

 

Come stabilito dal bando di concorso indetto nel 2004, il progetto mirava a riconsiderare, dal punto di vista funzionale ed energetico, un’importante testimonianza della vocazione produttiva pratese e dare nuova dinamicità al distretto tessile attraverso la creazione di spazi pubblici interni ed esterni alla struttura destinati a mostre, eventi e attività culturali. Per comprendere la natura dell’intervento è fondamentale inquadrare la realtà in cui esso si colloca. L’edificio sorge infatti su un’area sviluppatasi nella seconda metà del XX secolo a sud delle mura trecentesche della città. Area che ancora oggi mostra l’aspetto tipico della “città fabbrica” o paesaggio della mixité del centro toscano, dove si alternano senza soluzione di continuità capannoni industriali e strutture residenziali.

Con un volume di oltre 35mila mc, l’edificio in questione rappresenta a Prato uno dei più imponenti esempi di edilizia industriale del secondo dopoguerra, vero e proprio lotto urbano a pianta trapezoidale con corte interna. L’intervento mantiene intatto l’impianto del complesso e allo stesso tempo ne reinterpreta la volumetria grazie a un rivestimento in lamiera stirata anodizzata color bronzo che lascia intravedere l’architettura preesistente, in particolare la sequenza serrata delle finestre con gli infissi metallici a griglia. Un vero e proprio manto metallico che, con rimandi alle operazioni di land-art di Christo e Jeanne-Claude – che impacchettavano interi edifici e porzioni di paesaggio – segna un tributo all’identità dell’ex fabbrica di tessuti.

Masterplan dell´intervento

L’aspetto monolitico dell’edificio è interrotto da squarci verticali che collegano fisicamente la città alla corte interna, restaurata filologicamente e attraversata da un ponte aereo in vetro U-Glass che collega le ali più lunghe del complesso. Alla piazza-giardino si accede dall’ingresso di via del Romito, riqualificato da un portale in lamiera metallica ossidata e da nuove aperture su via Pelagatti e via Baldanzi. Originariamente di proprietà privata, i 5mila mq che circondano l’edificio sono stati trasformati in aree verdi pubbliche attraversate da vie pedonali e ciclabili.

Oltre ai tagli d’ingresso, l’architettura è interrotta da una grande apertura su via Baldanzi che connette la sala del consiglio al centro urbano in direzione del Duomo, della cupola di Santa Maria delle Carceri e della ciminiera dell’antica Cimatoria Campolmi, da oltre un secolo landmark urbano e simbolo del distretto produttivo. Il layout degli interni è concepito per assicurare funzionalità ai luoghi di lavoro e per accentuare alcune peculiarità dell’edificio industriale, come l’altezza e l’apertura degli spazi, l’intelaiatura in ca, le volte con catene metalliche, le finestrature a nastro. Gli uffici si presentano come semplici volumi chiusi che riservano la giusta privacy e allo stesso tempo non stravolgono le qualità spaziali dell’involucro industriale. Il loro susseguirsi genera uno spazio di relazione connesso alle grandi aree aperte al pubblico, spazi fluidi definiti da grandi pareti di vetro opalino.

La sala consiliare è separata dall’area di attesa tramite una vetrata trasparente, mentre il foyer raggiunge un’altezza di oltre 11 metri ed è attraversato da un’imponente scala elicoidale con struttura in ca faccia vista. Certificata in classe energetica A+, la sede camerale è stata realizzata con materiali innovativi e soluzioni impiantistiche per ridurre al minimo il consumo di energia: dalla copertura ventilata realizzata con materiale di recupero al sistema di isolamento a cappotto in lana rigenerata, dall’acciaio del rivestimento completamente riciclabile all’asfalto rigenerato e infine, all’impiego di fotovoltaico, solare termico e geotermia.

Uno dei “tagli” operati nell´involucro esterno dell´edificio (foto ©Piero Savorelli)

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