FARE VINO SULLETNA

Una cantina in gran parte ipogea e in pietra lavica locale progettata dall´architetto Giuseppe Scannella a Castiglione di Sicilia. Austera ed elegante, concede al lusso solo la disponibilità di ampi spazi vuoti. Perfettamente integrata nel paesaggio, ha un esteso tetto giardino, con funzioni estetiche e bioclimatiche, che ripristina la continuità del suolo.

La storia del vino sull’Etna è antichissima; risale al tempo dei Fenici, si sviluppa con l’arrivo dei Greci passando per i Romani, viene distrutta dall’arrivo degli Arabi per ripartire poi nei primi decenni dell’anno Mille con i Normanni. Una coltura e una cultura che cresce fino al 1880, quando la filossera e una politica fiscale sbagliata ne dimezzano le coltivazioni. Abbiamo dovuto attendere fino al 1970 – con la nascita del Mercato Unico Comunitario – per assistere al ritorno di questa nobile tradizione millenaria e alla nascita di tante realtà produttive di grande livello.

Schizzo di progetto 

La coltivazione della vite ha molto caratterizzato la struttura del paesaggio etneo con i terrazzamenti, i caratteristici muretti a secco in pietra lavica e i numerosi palmenti (le antiche cantine) che proprio a causa dell’orografia del suolo avevano un sistema produttivo a caduta. Da queste caratteristiche strutturali del paesaggio naturale e antropico l’architetto Giuseppe Scannella ha progettato questa nuova cantina nel territorio di Castiglione di Sicilia, con la consapevolezza che non esiste architettura contemporanea che non tenga conto del genius loci, materiale e immateriale.

Render d´insieme della prospettiva nord

Schizzi di progetto

La composizione architettonica è nata proprio dai tipici muretti dei terrazzamenti, già insistenti sul sito, che con il loro andamento strutturano il suolo. L’edificio da essi nasce e con essi si integra nel gioco dei volumi e nella loro immagine estetica contraddistinta dalla pietra lavica. Un edificio che si presenta quasi del tutto interrato/integrato secondo la direzione predominante e si caratterizza per l’andamento a caduta del ciclo produttivo.

Planimetria 

Non rinuncia però a lanciare alcuni segnali che ne fanno percepire la presenza discreta. Se la massa-dimensione si rapporta alla scala territoriale, insieme all’austero aspetto superficiale, le necessarie aperture della zona produttiva si caratterizzano per essere unificate, con chiaro segno grafico, da una schermatura in lamiera microforata con disegno pietre dei muretti. Oppure la massa si apre in grandi e chiari spazi vuoti vetrati in direzione delle viste principali sul paesaggio, per confrontarsi e appropriarsene.

Prospetto nord

La costruzione si sviluppa su tre elevazioni, la più profonda delle quali – ipogea – è costituita dalla barricaia; sopra abbiamo la zona di vinificazione (tinaia) alla quale le uve arrivano per caduta da una serie di oblò a raso sul piano del sovrastante piazzale di conferimento. Allo stesso livello del locale di vinificazione saranno realizzati i locali di deposito e di servizio, sopra i quali un tetto giardino, con funzioni estetiche e bioclimatiche, ripristinerà la continuità del suolo. Emerge soltanto un puro volume in pietra destinato alla zona uffici e ricezione. Una scatola semplice, orientata sull’asse nord-sud, per ridurne il peso e l’impronta volumetrica nei confronti del cono dell’Etna.

Pianta piano primo

La stessa attenzione caratterizzerà l’interior design che avrà nella chiarezza materica il suo format: pavimenti in cemento industriale o pietra lavica, intonaci e legni naturali con l’innervazione impiantistica e illuminotecnica dalla presenza quasi impercettibile. Materiali dalla chiara espressione materica che si rapporta al sito e alla funzione. Costruttivamente un’opera moderna, dove la prefabbricazione si unisce al cemento armato e alle murature in pietra, con occhio attento alla sostenibilità economica, energetica e gestionale, per una capacità produttiva che si attesta intorno alle 130mila bottiglie all’anno.

Render dei depositi

Render dell´alloggio dei custodi

Sul piano della compatibilità ambientale si è partiti dal perseguimento di un’elevata inerzia termica (muri a elevata massa e vetrate altamente efficienti) proseguendo per la scelta di materiali e componenti a chilometro quasi zero e a bassa o nulla emissività, per arrivare ad un controllo e sfruttamento delle acque meteoriche in ragione dell’indice di piovosità media (1060 mm).

Render della sala degustazione

Quest’attenzione, che poi è moderazione e consapevolezza, ha permesso di ridurre i consumi energetici, anche per l’illuminazione interamente prevista con sistemi Led, fino a far prevedere per l’edificio l’attribuzione della classe energetica A. Risultato che si raggiungerà anche grazie allo sfruttamento dell’energia solare termica e fotovoltaica (integrata alla costruzione) e all’uso di schermature solari passive. Stessa attenzione è stata riservata alla strutturazione del suolo non interessato dalla coltivazione, lasciato il più possibile permeabile e con le zone a parco realizzate con piante e superfici a bassa necessità di irrigazione e sviluppo spontaneo, arricchite da essenze tipiche della macchia mediterranea e del luogo fino a prevedere la conservazione e il riuso di ulivi, ogliastri, querce tutte autoctone. 

Render degli interni


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