Le tesi di laurea sono spesso un´occasione di messa a punto delle teorie e degli interessi dei docenti. Altrettanto spesso sono motivo di noia o la proposizione di ipotesi fantasiose, neanche lontanamente affrontabili in altre sedi. E piú raramente, pur con soluzioni ambiziose e di non facile realizzazione, sono proposte brillanti capaci di esprimere, con un eccellente lavoro di sintesi, le condizioni che caratterizzano la nostra epoca. Alla luce di queste considerazioni, la tesi di laurea di Filippo Martines, vincitore nel 2009 del Premio Nardi, é sicuramente un caso notevole in termini di innovazione e di riscoperta della tipologia della torre. Innanzitutto si parla di torre non tanto in termini di ?bigness?, di semplice immagine e di puro mercato come sembra essere la tendenza oggi prevalente, ma in termini di sperimentazione tecnologica e di proposizione di nuovi modelli abitativi. La torre contemporanea diventa in questo lavoro di tesi una vera e propria self-contained city: un sistema abitato compatto, caratterizzato dallo stesso livello di complessitá e di ricchezza spaziale e funzionale propria di una cittá tradizionale. Viene dedicata particolare attenzione al sistema dei percorsi interni, non solamente ascensori ma viali pedonali: un nastro continuo, formato da un sistema di piani inclinati, che connette luoghi residenziali, spazi di interesse comune (piazze, scuole), spazi verdi, terrazze e luoghi di produzione.
La torre, pensata come una configurazione edilizia complessa, é anche un sistema compatto e pertanto estremamente efficiente, in grado di trasformare materia ed energia. La ricchezza dell´articolazione architettonica interna é un altro aspetto importante, ma forse la caratteristica piú affascinante ed innovativa di questa proposta progettuale é la possibilitá di montaggio tramite sistemi meccanici ed automatizzati. Il dibattito, recentemente molto vivo, sulla prefabbricazione e sull´automazione in edilizia si affida ampiamente a capacitá di calcolo sempre maggiori che permettono di controllare e creare macchine evolute al punto di intervenire direttamente nei processi e nelle lavorazioni e nei processi di costruzione. In questo caso, la struttura composta da grandi moduli a traliccio conferisce un disegno e una misura alla facciata esterna. Ognuno di questi grandi tralicci é, nel progetto e nel modello in scala, una struttura automontante azionata da martinetti idraulici. La torre si apre a pantografo permettendo tempi rapidi di costruzione e un apporto limitato di manodopera. Operando un eccellente lavoro di sintesi tra arte del costruire, urbanistica e soluzioni tecnologiche particolarmente evolute, la tesi di Filippo Martines ripropone finalmente un approccio capace di considerazioni di tipo tecnologico-realizzativo, un´attitudine da cui l´architettura é rimasta ormai per troppo tempo slegata.