Ghana Innovation Farm, i vincitori del contest di Manni Group

Dopo i contest rivolti alla Xi’An Train Station e al Detroit Waterfront District, la terza edizione del concorso di architettura lanciato da Manni Group in collaborazione con YAC – Young Architects Competitions e con un montepremi di 20mila euro aveva come tema la filiera agroalimentare in Africa, il cui potenziale di sviluppo rimane inespresso a causa dell’assenza di un sistema di conservazione a temperatura controllata.
In Africa solo il 3 per cento della produzione agricola viene conservata nella catena del freddo nel primo miglio dopo il raccolto, contro il 90 per cento dello standard europeo.

Il Ghana Innovation Farm dovrà diventare un hub tecnologico, con aree dedicate alla formazione e infrastrutture per una catena del freddo efficiente e sostenibile che, in accordo con il programma di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, supporti gli agricoltori locali nella stagione dei raccolti e nel periodo successivo.

Al contest hanno partecipato team di progettazione di 86 diversi Paesi. Le proposte sono state selezionate dal panel di giudici internazionali composto tra gli altri da Eduardo Souto de Moura, Andreas Fries (Herzog & de Meuron), Giancarlo Mazzanti, Raul Pantaleo e Giuseppe Grant.

Annunciati ufficialmente lo scorso 25 marzo a Rotterdam, i vincitori sono il team belga Saplab, formato da Shiran Potié, Arno Goedefroo, Maurice Demeyer, Robin Feys, con un innovation center che si avvale delle moderne opportunità offerte dall’acciaio senza perdere di vista la tradizione locale come ricorda il concept delle coperture, che si rifà alla cultura Ashanti.
The Innovation Farm di Saplab combina la funzionalità delle infrastrutture per la filiera agricola con il benessere psicofisico dei lavoratori offerto dalle aree relax.

Render del progetto vincitore, The Innovation Farm, del gruppo belga Saplab (©Saplab).

Secondo classificato è Poteam, gruppo danese composto da Omar Dabaan, Paul Schrijen, Paola Carrara, Faiza Hamid con il progetto open source One Roof, da realizzarsi con risorse locali secondo un concept altamente funzionale e un modello replicabile costituito da diversi principi che possono essere copiati, trasformati e migliorati. L’edificio sfrutta al meglio la termoregolazione naturale data dalla scelta di materiali e tecnologie a secco, secondo principi che si trovano in molte moschee dell’Africa subsahariana.

Terzo posto al duo polacco Agata Holdenmajer e Jagna Przybylska. Il concept alla base del progetto Along the street è la “strada”: chi giunge all’hub per imparare può farlo in una struttura all’avanguardia, in cui aule, laboratori e uffici sono costruiti con materiali e tecniche moderne, ma collegati da un pergolato tradizionale che protegge dal torrido sole ghanese e favorisce la ventilazione naturale.

Il concorso di idee di Manni, organizzato con il supporto di InspiraFarms e Ifria, organizzazioni che operano nello sviluppo della catena del freddo in Africa, e il patrocinio di Sace, l’agenzia italiana per il credito all’export, Global Cold Chain Alliance – associazione che riunisce le principali imprese che operano nella logistica del freddo – e di Fondazione Promozione Acciaio, aveva come main sponsor Basf e come sponsor Rockwool e Renolit Alkorplan Roofing Products.

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