GLI ARCHITETTI ITALIANI A CONGRESSO

È iniziato ieri all’Auditorium del Parco della Musica di Roma, l’ottavo congresso nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori. Ieri giornata inaugurale, oggi cinque tavole rotonde e domani, sabato 7 luglio, mattinata conclusiva con la presentazione del Manifesto del Congresso, poi le votazioni e infine l’intervento di chiusura. Una tre giorni dal titolo “Abitare il Paese: Città e Territori del Futuro Prossimo”. 

Nel suo intervento, Giuseppe Cappochin, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, ha voluto ricordare come «Il nuovo modello di città di cui da tanto, troppo, tempo si parla, spesso anche a sproposito e senza la necessaria competenza, deve diventare una delle maggiori priorità che il Paese deve affrontare e deve rispondere a quattro principi fondamentali: centralità dell’uomo, qualità della vita, benessere, salute. Principi che solo un’architettura di qualità può garantire. Non vi è momento della vita delle persone – continua il presidente uscente – che non registri un intervento incisivo degli architetti. Serve guardare la strada che abbiamo di fronte con occhi nuovi, aperti, consapevoli che se non metteremo da parte il nostro provincialismo, non sapremo guardare alle esperienze internazionali e non sapremo risvegliare le nostre coscienze, saremo condannati a un’asfissia intellettuale che porterà il Paese al definitivo degrado».

L´Auditorium del Parco della Musica di Roma in occasione dell´VIII congresso del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori

Nella sua relazione il presidente ha affrontato le principali questioni oggi sul tappeto: concorsi di progettazione; cultura della domanda di architettura; riconoscimento della competenza degli architetti; semplificazione delle regole; piano d’azione nazionale per le città sostenibili.

Un tema molto sentito dagli architetti italiani riguarda le regole. Cappochin ha infatti denunciato l’incertezza normativa, la produzione legislativa elefantiaca e i lunghi tempi di attesa. Così come ha proposto il ricorso ai concorsi di progettazione, da realizzare in due fasi: la prima «aperta a tutti, senza sbarramento, in base alle soglie di fatturato, perché così accedono solo pochissime società di capitale e viene escluso il 98% degli studi di architettura; la seconda per selezionare il vincitore, ma per tutti gli ammessi al secondo grado occorre definire un compenso e infine chi vince deve ricevere l’incarico di progettazione o almeno quello della direzione artistica, se non anche della direzione lavori». 

Consumo di suolo, rigenerazione urbana e disegno di legge per l’architettura sono stati gli altri temi del suo intervento di ieri.

Un momento della lecture di Guido Canali all´Aiac Architects Meet in Selinunte 2018

Alla relazione del presidente hanno fatto seguito alcune comunicazione e tre tavole rotonde: la prima dedicata alle riflessioni del comitato scientifico riguardo il congresso, la seconda al tema delle città resilienti, la terza ai concorsi di architettura e alla qualità del progetto.

Nella giornata di oggi cinque le tavole rotonde su: futuro delle città; consumo di suolo e rigenerazione urbana; legge sullo sviluppo delle città; legge sull’architettura; connessioni e intelligenza collettiva.

Ad ascoltare i numerosi relatori (Stella Ritcher, Abis, Di Battista, Micelli, Molinari, Nunes, Giovannini, Penalosa, Gibello, Bellicini, Kipar, Flick, Baratta tra gli altri) circa tremila architetti iscritti ai vari ordini provinciali.

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