I NUOVI SPAZI SONO GREEN, CONDIVISI E MULTIFUNZIONE

L’Osservatorio MADE expo indaga i nuovi modi di vivere a livello internazionale e dà appuntamento ai professionisti della progettazione in fiera a Milano Rho – dall’8 all’11 marzo 2017 – per confronti e approfondimenti sull’evoluzione della domanda di spazi abitativi: un trend che subisce una forte accelerazione a partire dagli anni Novanta, con il diffondersi di nuovi stili di vita e di lavoro, e che impone al mondo della progettazione architettonica e dell’edilizia una profonda trasformazione.

Da un lato, il concetto di co-working sta evolvendo in co-living: una giovane generazione di professionisti, creativi e free-lance sta spostando in avanti il momento della creazione di una famiglia e si mostra più propensa all’accesso a beni e servizi che non al loro possesso.

Flessibilità, ricerca di nuovi equilibri tra attività lavorative e ricreative, rinnovato desiderio di comunità, scambio sono le keywords di questa tendenza, in risposta alla quale sviluppatori e costruttori hanno cominciato a investire nella progettazione di complessi multifunzionali (nuovi o frutto di riqualificazione di edifici esistenti), caratterizzati da una commistione di spazi pubblici e privati e da un modello gestionale più agile, che prevede contratti di affitto brevi e flessibili e canoni forfettari che includono le utenze, le pulizie, i servizi e le attività comuni.

Dall’altro, la crescente sensibilità verso le tematiche ambientali trova risposta in edifici che favoriscono l’adozione di stili di vita eco-compatibili.

 

Dopo 31 anni di onorata carriera ad esempio, il Funan DigitaLife Mall di Singapore, famoso per l’offerta di computer e elettronica, è stato chiuso per essere trasformato in un experiential creative hub con un costo stimato in oltre 560 milioni di S$ (circa 370 milioni di euro).

Il nuovo complesso, di cui si prevede l’inaugurazione nel 2019, comprenderà anche unità residenziali ed è stato progettato per promuovere forme di mobilità dolce, con una pista cliclabile raccordata alla rete urbana che attraversa il mall e bike-café dotati di officine, armadietti e docce che offrono ristoro e supporto ai ciclisti. Dal punto di vista funzionale sono previste formule di shopping esperienziale capaci di connettere il mondo digitale con quello fisico del negozio.

 

Anche a Malmo la bicicletta gioca un ruolo centrale nel progetto di Hauschild+Siegel per un edificio residenziale che non prevede il possesso dell’automobile. I garage sono assenti. Gli spazi di passaggio, le aperture e gli ascensori hanno dimensioni più ampie, per manovrare comodamente sia le biciclette sia le cargo bike, modello assai diffuso nei paesi scandinavi.

 

Oltre ad aree di parcheggio bici esterne, inoltre, negli appartamenti c’è spazio anche per portarsi la bicicletta fin dentro casa per scaricare senza fatica eventuali pesi. Ciò ha comportato alcuni accorgimenti tecnici come la doppia entrata degli ascensori (in modo che la bici si trovi sempre nel verso giusto di marcia), o finiture in cemento alle pareti più durevoli e facili da pulire. Tra i servizi inclusi nel canone di affitto l’abbonamento al bike-sharing, biciclette per gli ospiti e l’accesso al car-sharing quando è necessario disporre di un’automobile.

 

La promozione di uno spirito comunitario legato alle pratiche green è ormai una realtà consolidata. Completato nel 2011 a Nantes, quello dello studio francese Tétrarc è il progetto di 39 alloggi ecologici di edilizia sociale, organizzati come fossero 11 case monofamiliari affiancate. I volumi continui che ne risultano sono disposti planimetricamente con una leggera inflessione, di circa 21° nel mezzo, che definisce due nuclei abitativi distinti: uno formato da sei blocchi destinati all’affitto, l’altro da cinque destinati alla vendita.

Le volumetrie ridotte sono state ottimizzate al meglio: ogni appartamento è organizzato intorno a un blocco contenente i servizi, la cucina e – nel caso delle unità a due piani – una scala, mentre l’ingresso di ogni appartamento è collocato all’esterno in volumi indipendenti, iconici e leggeri, realizzati con una struttura autoportante in legno.

La seconda facciata in vetro gestisce invece la relazione tra interno ed esterno di ogni alloggio e si affaccia su un giardino privato dedicato all’orticoltura e al giardinaggio, che favorisce anche le relazioni interpersonali tra vicini di casa, con l’idea di costituire una micro-comunità che condivida usi e consuetudini concreti.

 

Nuove interpretazioni tipologiche anche per i mixed-use building. Realizzata a Lille dai JDS Architects, la Maison Stéphane Hessel comprende un asilo nido, un ostello e uno spazio di lavoro dedicato all’innovazione sociale. 

Maison Stéphane Hessel a Lille, JDS Architectes (foto ©Julien Lanoo)

 

L’aspetto interessante risiede nel fatto che anziché dividere spazi e funzioni sui diversi livelli, gli architetti hanno sfruttato la forma triangolare del lotto per creare una sorta di “spirale sociale” che intreccia e interconnette le tre diverse destinazioni d’uso, un edificio che sfruttando le dimensioni triangolari del lotto accoglie i tre stadi dell’esistenza: la nascita, l’adolescenza e l’età adulta – garantendo a ogni funzione la propria autonomia, mentre, man mano che dagli angoli si raggiunge il centro dell’edificio, aumenta il grado di condivisione di spazi e funzioni.

Gli spigoli, inoltre, sono “tagliati” in modo da diventare trasparenti al piano terra, invitando all’interazione con il vicinato. E offrendo aree per attività pubbliche, estendendo così l’uso dell’edificio oltre le sue stesse mura. 

Maison Stéphane Hessel a Lille, JDS Architectes, foto ©Julien Lanoo

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