Visitabile fino al 20 gennaio alla Triennale di Milano, la mostra Re-build in the built environment presenta quattro progetti che sono altrettante testimonianze di valorizzazione del patrimonio esistente attraverso il suo riuso in termini contemporanei, raccontati attraverso disegni tecnici, elementi di progetto e fotografie di Giovanna Silva.
«Il termine re-build è qui utilizzato come sinonimo del più diffuso riciclo – afferma la curatrice Simona Galateo – proprio per spostare l’attenzione dal predominio dei valori dell’esistente, troppo spesso un vero e proprio freno per le trasformazioni architettoniche e urbane, ai valori di principi progettuali capaci di manipolare l’edificato per l’istituzione di nuovi cicli di vita e per il miglioramento dell’efficienza energetica».
Organizzata da Capoferri, eccellenza italiana del serramento su misura che da sempre collabora con i maggiori architetti della scena internazionale, la mostra è anche l’occasione per scoprire un nuovo aspetto della Triennale: negli ambienti che la ospitano, al secondo piano del Palazzo dell’Arte, sono state riaperte tre grandi finestre che facevano parte dell’impianto originale di Giovanni Muzio ma che da decenni erano tamponate e che da oggi regalano viste inedite di Parco Sempione e Torre Branca.
Nell´ambiente della Triennale che ospita la mostra sono state riaperte tre grandi finestre, parte del progetto originale di Muzio ma da decenni tamponate, che aprono inedite viste sul parco Sempione e la torre Branca (foto ©Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti). |
I progetti in mostra sono i nuovi innesti di Renzo Piano Bulding Workshop sulla Morgan Library di New York, intervento inaugurato nel 2006 a cent’anni dalla prima apertura della biblioteca; la soprelevazione leggera della Terrazza della Triennale, disegnata da Obr di Paolo Brescia e Tommaso Principi vincitori del concorso internazionale bandito nel 2014 e completata da Capoferri in soli 60 giorni per aprire il nuovo ristorante della Terrazza in coincidenza con l’inaugurazione dell’Expo Milano 2015; del complesso recupero dei quattro palazzi storici nel centro di Milano trasformati nel 2011 dallo studio di Michele De Lucchi negli spazi espositivi delle Gallerie d’Italia; e dei grandi portali progettati e realizzati nel 2013 da Capoferri su incarico del Comune e della Soprintendenza per i beni architettonici di Brescia per proteggere gli ambienti interni dell’area archeologica del Tempio Capitolino della città.
Palazzo Anguissola è uno dei quattro edifici nel centro di Milano che il progetto dello studio di Michele De Lucchi ha trasformato nel polo museale di arte moderna della Gallerie d´Italia (foto ©Giovanna Silva). |
Il progetto di allestimento, a cura di Piovenefabi, mette in scena i progetti attraverso una struttura cruciforme in inox sabbiato che suddivide in quattro aree l’ambiente espositivo. Grandi pannelli trasparenti accolgono le fotografie di Giovanna Silva, i disegni e i mock-up di progetto, con tavoli-vetrina che rendono scenografico il racconto della componentistica minuta prodotta su misura per ciascun intervento.
L’esposizione, su una delle grandi pareti, di oltre quaranta elementi relativi ad altrettanti progetti internazionali – campioni di studio in legno e acciaio e prove tecniche – illustra infine il saper fare dell’azienda bergamasca nel definire fin nei minimi dettagli la realizzazione dei serramenti, che devono sapersi integrare con l’esistente secondo il progetto conferendo al contempo efficienza strutturale, energetica e di sicurezza all’edificio secondo gli standard attuali.
Capoferri
Fondata ad Adrara San Martino (BG) nel 1894 come falegnameria artigianale, in oltre un secolo di storia Capoferri è cresciuta sapendo unire la qualità manifatturiera dell’artigiano con le risorse tecnologiche e gestionali della grande industria. Arrivata alla quinta generazione, l’azienda si è affermata per la capacità di realizzare opere “impossibili”, ampliando le possibilità espressive per gli architetti di utilizzare serramenti di grandi e grandissime dimensioni, con meccanismi automatizzati, alzanti e scorrevoli, a scomparsa, distinguendosi per la capacità di svolgere progetti senza limiti di scala o di genere. Attiva pressoché in ogni continente, l’azienda bergamasca collabora con alcuni dei maggiori progettisti della scena internazionale. Centoventiquattro anni di ricerca, di elevata professionalità e di solida tradizione artigiana hanno trasformato un piccolo laboratorio in una realtà imprenditoriale internazionale, leader nei serramenti speciali.