Per secoli le ambasciate hanno rappresentato gli Stati e tutelato i cittadini oltreconfine. Quello tra Favara e Mazzarino in realtà è un confine tra due province siciliane e solo un’ora di macchina separa i due comuni, dunque, per chi non ne colga l’ironia, il termine di ambasciata che Florinda Saieva e Andrea Bartoli, instancabili animatori di quel fenomeno culturale chiamato Farm Cultural Park, hanno dato alla nuova sede di Mazzarino può sembrare fuori luogo.
In realtà sottolinea la necessità, per un pianeta dove i confini nazionali sono relitti medievali forieri di disastri – agevolmente valicati da delinquenti, evasori fiscali e virus ma chiusi a masse di profughi – di dare cittadinanza all’arte, alla cultura, all’accoglienza, alla speranza e alla felicità.
Inaugurata con una serie di eventi ai primi giorni di gennaio, The Embassy of Farm di Mazzarino amplia quella strategia di ‘diplomazia culturale’ sperimentata con la Farm Cultural Park di Favara e come quella prima esperienza mira a contrastare lo spopolamento dei centri interni minori con iniziative capaci di andare oltre le solite istanze turistiche che trasformano il volto originario dei luoghi in sequele di più o meno improvvisati bed&breakfast.
L’ambasciata di Mazzarino è insediata nello storico palazzo Bartoli, già residenza nel Seicento del principe Carafa, restaurato e riallestito con opere d’arte contemporanea e incursioni vegetali.
Trasformate in padiglioni, attraverso l’arte e la fotografia le diverse stanze del palazzo parlano di un mondo nuovo e possibile e trasmettono la volontà e l’energia necessarie per abbattere i confini dell’arretratezza, dell’ignoranza e delle diseguaglianze e per costruire la felicità.
Quella di Mazzarino è la prima delle ambasciate di Farm: i progetti di Bartoli e del suo team guardano già a Gela e Riesi.