Un anno dopo l’inaugurazione della Bangkok Kunsthalle Khao Yai Art, l’istituzione di arte contemporanea fondata nel 2023 dalla filantropa e collezionista Marisa Chearavanont che sta ridefinendo il panorama culturale del sud-est asiatico, annuncia l’apertura della Khao Yai Art Forest (in lingua thai ‘SilaPaa’, arte e foresta), nell’omonimo parco nazionale a tre ore da Bangkok: un parco di 65 ettari che ospita eccezionali installazioni in-situ e selezionate opere all’interno del paesaggio naturale, invitando i visitatori a confrontarsi con l’arte in un ambiente incontaminato.
Attraverso pratiche di agricoltura biologica e un impegno verso la sostenibilità, la Khao Yai Art Forest sottolinea l’importanza cruciale di preservare e celebrare il mondo naturale.
Il progetto della Khao Yai Art Forest è diretto dall’architetto Stefano Rabolli Pansera, che si è trasferito dalla Svizzera a Bangkok per dirigere il team di Khao Yai Art.
Con il compito di creare un modello alternativo che unisca arte e natura, la guida di Rabolli Pansera mira a rivitalizzare il rapporto dell’uomo con l’ambiente attraverso programmi innovativi che combinano arte, gastronomia (tra le numerose attività filantropiche di Marisa Chearavanont c’è anche la Chef Cares Foundation, creata durante la pandemia con oltre 70 cuochi thailandesi per fornire pasti al personale medico e paramedico che opera in luoghi disagiati) e formazione.
Tra le opere del parco di arte contemporanea all’aperto, Maman (1999-2002) di Louise Bourgeois, che in questo luogo assume un significato profondamente nuovo: protettore e allo stesso tempo creatore, il ragno ci ricorda l’urgenza di ricucire il nostro rapporto con la madre terra.

Poi, l’installazione Fog Forest, dell’artista giapponese Fujiko Nakaya, nota per le sue sculture di nebbia eteree, che, in collaborazione con Atsushi Kitagawara Architects e Aquaria, una compagnia statunitense di specializzata in tecnologia climatica, raccoglie l’umidità atmosferica con energia rinnovabile.

In mezzo alla foresta, il K-Bar di Elmgreen & Dragset unisce il lusso urbano alla natura in un’installazione provocatoria. Ispirato a Martin Kippenberger, il padiglione accoglie solo sei ospiti e apre ogni secondo sabato del mese, ma il dipinto di Kippenberger esposto al suo interno è visibile attraverso una porta in vetro anche quando il bar è chiuso.
Madrid Circle (1986) di Richard Long incarna una filosofia che combina il potere della natura con una calma spirituale, ridefinendo l’arte attraverso il semplice atto del camminare. L’artista trasforma i suoi percorsi in creazioni meditative, invitandoci a vedere il camminare non solo come movimento, ma come arte stessa, un legame armonioso con il mondo, che richiama la serenità buddhista.

Nascosto nella foresta, God (2024) di Francesco Arena esiste in silenziosa armonia con l’ambiente circostante. Due massi monumentali, uniti, completano la parola “God”, pur mantenendola invisibile, simboleggiando l’essenza intangibile della divinità.

Nella videoinstallazione Two Planets (2008) di Araya Rasdjarmrearnsook, contadini thailandesi interagiscono con iconici dipinti moderni europei, condividendo interpretazioni spontanee e sincere catturate su pellicola.
Pilgrimage to Eternity (2024), commissionata dalla Khao Yai Art Forest all’artista thailandese Ubatsat, è un tributo all’antica arte della costruzione di pagode e alla filosofia buddhista. Nove frammenti di pagoda, realizzati con materiali naturali, si fondono con il paesaggio, sculture semplici ma potenti che simboleggiano il legame senza tempo tra arte, spiritualità e natura, e che lentamente diventeranno parte della integrante della flora del parco.

«In un’epoca in cui tecnologia e urbanizzazione ci hanno allontanati dal mondo naturale – afferma Stefano Rabolli Pansera – la Khao Yai Art Forest rappresenta un promemoria del profondo e rigenerante rapporto che un tempo condividevamo con la natura. Attraverso queste opere offrriamo uno spazio in cui arte e natura possano curare e ispirare. Il nostro obiettivo non è solo esporre arte, ma coltivare una comprensione più profonda dell’ambiente e del nostro posto al suo interno».